Il Rifugio del Gelso è un piccolo fabbricato agricolo convertito a fienile/deposito funzionale ma anche spazio intimo, insolito luogo di incontro

Il benessere legato al rapporto con la natura? Certamente, ma non soltanto in chiave bucolica, intesa come (vago) idillio campestre. Il benessere è legato anche al (duro) lavoro nella natura, quella dei campi. A ricordarcelo è un progetto semplice sussurrato che concilia funzionalità e intimità, persino convivialità. Quella fatta di gesti quotidiani e domestici, tanto disadorni quanto autentici. Silenti.

Siamo in alta Brianza, tra i campi di gelso ai piedi delle colline di Montevecchia, dove il giovane studio a25architetti, fondato dai fratelli Francesco e Paolo Manzoni, ha convertito un piccolo fabbricato agricolo in uno spazio inaspettato, per il suo proprietario, il signor Benvenuto, ma non solo: lospitalità, qui, trova casa. Il nome, quello sì che è poetico, si chiama Rifugio del Gelso.

Perché si chiama Rifugio del Gelso

Fin dagli inizi del ‘900, il territorio in cui sorge il casolare è stato caratterizzato dalla produzione della seta e dall’allevamento del gelso, il cui fogliame veniva impiegato come alimento per i bachi da seta. Tale coltura era diffusa nei poderi attorno alle cascine e ne delimitava la proprietà, disegnandone, insieme ai vitigni, il paesaggio collinare.

Oggi i terreni e terrazzamenti collinari vengono impiegati per altre attività (prati da sfalcio, pascolo e coltivazioni a mais), di alberi di gelso ne sono rimasti solo pochi esemplari: uno si trova proprio di fronte al (nuovo) Rifugio del Gelso.

Deposito e fienile dalle qualità nascoste

Negli ultimi cinquant’anni il piccolo edificio agricolo è stato utilizzato come ricovero attrezzi e fienile, rimaneggiato e adattato secondo le esigenze del tempo, spesso con materiali non di particolare pregio. Eppure, sotto lo strato di provvisorietà, durante la ristrutturazione sono emerse qualità nascoste, estetiche e non solo.

Il progetto di rinnovo del fabbricato

Una volta ripulito dei diversi materiali che lo rivestivano, il fabbricato è risultato essere una struttura molto semplice in cemento “magro”. Nella parte sovrastante, a sostituzione dei tamponamenti precari, è stato realizzato un nuovo involucro murario di mattoni di cemento.

La configurazione degli spazi è stato pensata per rispondere alle esigenze del proprietario: deposito/fienile al piano superiore e spazio conviviale, oltre che ricovero attrezzi, al piano terra, a cui si accede direttamente dal sentiero dinanzi.

Il signor Benvenuto, tra spazi privati e ambienti aperti ai passanti

Proprio qui trascorre gran parte del suo tempo il proprietario, il signor Benvenuto, un ex operaio della Garelli del 1940, che dopo una vita passata lavorando ha reso questo luogo il centro della sua vita trovando sempre unoccasione per scambiare quattro chiacchiere con i passanti, facendo così diventare il Rifugio un insolito luogo di incontro, privato e al contempo aperto.

Un rifugio monacale che pare un quadro bucolico

Entrando nel nuovo fabbricato agricolo quello che si svela è un rifugio atipico, arredato in modo essenziale ma accogliente, monacale ma estremamente curato, quasi pitturato. L’effetto è quello di un quadro: un sobrio tavolo in legno con delle sedie attorno e una sola finestra a incorniciare il paesaggio circostante. Un luogo intimo ma conviviale, quasi segreto. Uno spazio spartano e tranquillo dove appartarsi a leggere un libro.

I muri grigliati come i fienili di un tempo

Al piano superiore, adibito a deposito per lattrezzatura agricola, spiccano i mattoni di cemento che reinterpretano in chiave contemporanea gli antichi rivestimenti murari grigliati a croce che distinguono i cascine e fienili di un tempo.

Oggi il Rifugio del Gelso viene utilizzato come ricovero attrezzi e deposito di piccole balle di fieno già essiccate, per questo non è stato necessario un paramento murario forato o quasi interamente aperto, adatto invece all’essiccazione del fieno.

I materiali grezzi e i mattoni di cemento

A sottolineare la natura rustica (e genuina) del progetto, i materiali sono lasciati grezzi: mattoni in cemento per i tamponamenti della parte alta, legno di abete per il tetto, coppi in laterizio e lamiera grezza per i canali e i pluviali.

Dietro alla porta un (semplice) legame affettivo

La porta esistente in lamiera è stata verniciata in color ottone, ad enfatizzare il valore che ha questo piccolo rifugio per il signor Benvenuto. E a indicare che dietro a quella porta esiste un legame affettivo, una storia semplice (quindi) autentica.