L’estetica occidentale non ha mai fatto i conti fino in fondo con il vuoto. La creatività è infatti intesa in Occidente come ‘pro-duzione’, atto che immette nell’essere qualcosa che prima non esisteva. In questa accezione, creare vuol dire riempire un vuoto, saturare una disponibilità.

Diversa è l’accezione orientale, per la quale il vuoto non è mera ‘mancanza’ ma positiva presenza di un ‘respiro esistenziale’ tra le cose, che va lasciato essere nel suo non-essere. Da questo punto di vista, il vuoto è come un margine di rispetto tra i nuclei di essere delle cose, tra l’albero e la pietra come tra il tavolo e la persona, un riverbero esistenziale che promana come le onde di sabbia in un giardino zen.

Proprio il vuoto è stato il filo conduttore tra alcuni dei più interessanti momenti espositivi dell’ultima design week, a cominciare dalla mostra monografica Nendo Works 2014-2015, che su due piani del Palazzo della Permanente ha raccolto oltre cento pezzi progettati da Nendo nell’ultimo anno e mezzo.

Maneggiare il vuoto è invero una faccenda complessa, quanto lo è aggiustare una ragnatela con le dita, e in questo Oki Sato, leader dello studio giapponese, è da anni un maestro, capace di usare i segni del progetto per catalizzare fasi di candore intorno ad accenni di forma quasi ‘calligrafici’, come ideogrammi asemantici su un manto di neve fresca.

La cultura giapponese era di casa anche nella mostra FUHA di Fabrica per Daikin, multinazionale giapponese leader nel settore dei sistemi di climatizzazione, in cui, sotto la direzione creativa di Sam Baron e la ‘guest art direction’ dei Formafantasma, il team del centro di ricerca per la comunicazione di Benetton ha presentato una serie di lavori sul tema dell’aria.

‘FU’ e ‘HA’ sono infatti due espressioni onomatopeiche giapponesi che indicano il respiro che soffia per raffreddare e quello che soffia per scaldare. Le installazioni presentate sono state quindi concepite come altrettanti ‘palcoscenici’ per mettere in mostra il respiro esistenziale dell’aria attraverso il suono, il peso, la tensione, rilevati ora come traccia grafica della capacità polmonare di un utente, ora come forza pneumatica contrapposta a solide pienezze materiali.

Infine, la mostra I’m Not Weird, I’m Limited Edition, organizzata presso le Residenze Litta da Secondome e Padiglioneitalia (“una collaborazione alchemica che unisce design e artigianato 100% italiani”), ha lambito l’idea del vuoto tramite i progetti di una serie di designer chiamati a interpretare l’incontro del vetro, materiale ‘vuoto’ che si spezza ma non si piega, con il metallo, materiale ‘pieno’ che si piega ma non si spezza.

Ne sono scaturiti oggetti in perfetto equilibro sul crinale tra la ‘cosa’ e la poesia, come il mappamondo trasparente Coexist di Gio Tirotto, la clessidra Timeless di CTRLZAK e il portacandele Unbalance di Alessandro Zambelli, in cui il consumarsi della candela provoca una perdita del peso specifico che sbilancia l’oggetto in modo da mantenere la fiamma su un punto fisso all’orizzonte.

 

di Stefano Caggiano

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La mostra monografica Nendo Works 2014-2015, allestita su due piani del Palazzo della Permanente, ha raccolto oltre 100 pezzi realizzati dallo studio nell’ultimo anno e mezzo per 19 brand di design (foto David Zanardi).
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Slide, per Glas Italia, collezione di tavoli e scaffali interamente realizzati in vetro (foto Kenichi Sonehara).
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Portacandele Unbalance di Alessandro Zambelli della collezione I’m Not Weird, I’m Limited Edition (foto Serena Eller).
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Clessidra Timeless di CTRLZAK della collezione I’m Not Weird, I’m Limited Edition (foto Serena Eller).
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Mappamondo trasparente Coexist di Gio Tirotto della collezione I’m Not Weird, I’m Limited Edition (foto Serena Eller).
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Clou di Alhambretto, che riproduce l’istante impossibile in cui il vetro piega il metallo della collezione I’m Not Weird, I’m Limited Edition (foto Serena Eller).
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La mostra I’m Not Weird, I’m Limited Edition, organizzata da Secondome e Padiglioneitalia presso le Residenze Litta, ha lambito l’idea del vuoto tramite i progetti di dieci designer chiamati a interpretare l’incontro tra il vetro e il metallo.
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La mostra FUHA, a cura di Sam Baron e Formafantasma e realizzata dal team di Fabrica per Daikin, ha presentato una serie di installazioni tematiche che hanno dato forma all’aria, tra cui (dall’alto): indicatori di direzione che sfruttano le correnti d’aria; tensioni che forniscono il senso di volume dell’aria; vertiginosi giochi di pesi quasi nulli e contrappesi (foto Marco Zanin).