SPECIALE EXPO

In principio fu Expo, con la Pangea il supercontinente che si ritiene includesse tutte le terre emerse dalla Terra…

Non l’ha dimenticata Davide Rampello, il regista del racconto di Padiglione Zero, porta simbolica del recinto espositivo, architettura senza fronte né retro, che diventa paesaggio con la sua copertura collinare, iconica “forma compiuta di una rappresentazione della natura sotto la crosta terrestre” per il progettista Michele De Lucchi.

Dalla grotta, il primo rifugio dell’uomo nella sua avventura alla ricerca di cibo e di interpretazione delle ombre della realtà, alla cultura contadina della semina e dell’addomesticamento degli animali, da quella industriale delle macchine fordiste alla piazza globale 2.0 della speculazione e dello spreco dei beni primari, il diorama della tavola teatro del mondo all’aperto, l’abbraccio simbolico di 80 mq di una nuova Pangea in legno kaori estratto da paludi neozelandesi, realizzata e donata da Maurizio Riva/Riva 1920, ci riporta indietro.

Proprio a quella memoria archetipa. A ricordarci, come ha spiegato Rampello: “La memoria che stiamo perdendo insieme alla capacità di decifrare la realtà e di immaginare la costruzione di un mondo migliore: produciamo il 30% in più di quello che serve a 7 miliardi di persone, con il risultato che quasi 900 milioni di noi muoiono di fame ogni anno a fronte di 1 miliardo e mezzo di obesi”. Feeding the planet, Energy for life.

di Antonella Boisi – foto di Saverio Lombardi Vallauri

gallery gallery
Nell’architettura lignea di Padiglione Zero, progettato da Michele De Lucchi, vista di Pangea, la tavola teatro del mondo all’aperto, in legno kaori e briccole veneziane, realizzata e donata da Maurizio Riva/Riva 1920.
gallery gallery
Un'altra vista e una diversa conformazione di Pangea.
gallery gallery
ph. Luca Rotondo
gallery gallery
ph. Luca Rotondo