Partendo dal motto “Diseñar para la humanidad”, la Escuela de Diseño dell’Universidad Anáhuac propone dal 2004 un programma di attività integrate il cui obiettivo è collegare la vita accademica con le diverse espressioni della cultura messicana e con le principali tendenze dell’arte e del design internazionale.
Con lo stesso titolo, organizza da dodici anni un congresso internazionale che è stato determinante per stabilire legami produttivi con personalità e istituzioni di tutto il mondo. La scelta del Museo Nacional de Antropología di Città del Messico come sede del congresso non è casuale: sottolinea la prospettiva storica e culturale con cui l’istituto intende considerare il design contemporaneo, come illustrato dagli interventi di personalità del calibro di Kenji Ekuan, Peter Schneider, Alex Jordan, Germán Montalvo, Giuseppe Zecca, Kozo Sato, Peter Olpe, Masao Kuchi, Felipe Leal, Ulrike Brandi, Alejandro Magallanes, Daniel Schwabel, Jan Middendorp, Andrew Brown, Fabio Hagg, David Berlow, Annie Optis, Héctor Esrawe ed Ezequiel Farca.
In occasione delle varie edizioni del congresso si sono tenuti eventi di rilievo come Typ09, la conferenza dell’Association Typographique Internationale (ATypI) svoltasi nel 2009, e la Mexico Design Net organizzata nel 2011 in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design di Madrid.
Nell’ambito del congresso è stato anche istituito un premio, la Medalla Diseñar para la Humanidad, per onorare la carriera di grandi designer, tra cui Kenji Ekuan, Masao Kuchi, Kozo Sato, Félix Beltrán, Gabriel Martínez Meave, Giancarlo Iliprandi, Eduardo Terrazas, Carlos Hinrichsen, Luis Almeida, Giuseppe Zecca e Riccardo Marzullo. L’elenco dei premiati comprende anche il filosofo Francisco Jarauta.
Un’altra attività importante inclusa nel programma complementare riguarda l’organizzazione di laboratori internazionali di durata biennale che si svolgono all’interno di una struttura trasversale, concepita come uno spazio aperto a cui partecipano tanto gli allievi dei vari semestri e di tutti i corsi di studio della Escuela, quanto i docenti e i diplomati. Punto focale di questi incontri è il coinvolgimento di designer e professionisti che si sono distinti nei diversi ambiti del design.
Tra i tanti personaggi che hanno partecipato al programma, la designer islandese Sigga Heimis che per l’occasione ha collaborato con gli artigiani di Tlayacapan (Morelos, Messico), la spagnola Gala Fernández in collaborazione con la ditta artigianale Uriarte Talavera (Puebla, Méssico), lo statunitense John Downer, i messicani Germán Montalvo, Selva Hernández, Quique Ollervides, Gabriel Martínez Meave, l’artista multimediale Raymundo Sesma in collaborazione con il laboratorio Tecali Casa de Piedra (Puebla, Messico) e Michael Kramer di Nouvel, azienda specializzata nella lavorazione del vetro.
I lavori realizzati durante i laboratori sono stati presentati in importanti contesti ed eventi nazionali e internazionali: Museo Franz Mayer (Città del Messico), Zona MACO (Città del Messico), Design Week México (Città del Messico), Abierto Mexicano de Diseño (Città del Messico), Salone Internazionale del Mobile (Milano), Ventura Lambrate (Milano), e WantedDesign (New York).
Testo di Martha Tappan Velázquez
Metafore visive. Il graphic design di Ricardo Salas Moreno
Formatosi a Milano presso la Scuola Politecnica di Design diretta da Nino Di Salvatore e, successivamente, in Svizzera presso la Kunstgewerbeschule di Basilea, Ricardo Salas Moreno ha avuto il merito di portare in Messico la lezione culturale dei pionieri del design e di grandi maestri delle arti grafiche quali Attilio Marcolli, Narciso Silvestrini, Pino Tovaglia, Bruno Munari, Achille Castiglioni, Armin Hofmann e Wolfgang Weingart.
La sua formazione, basata sul modello educativo del Bauhaus e sui principi di percezione e configurazione della psicologia della Gestalt, gli hanno consentito di introdurre una diversa prospettiva del progetto grafico nell’ambiente professionale messicano dei primi anni Ottanta, dominato dalle agenzie di pubblicità e marketing statunitensi e dalla ‘scuola’ dell’artista Vicente Rojo nei laboratori della Imprenta Madero.
Molto legato alle proprie radici, Salas colleziona oggetti che definisce “di ispirazione”: metates (antiche macine di pietra), ruote di mulino, forbici e utensili d’argento, la cui essenza estetica viene tradotta in progetti grafici che diventano vere e proprie metafore visuali. Tutto il suo lavoro è improntato a questo criterio, come sintetizza con chiarezza lo scrittore Alberto Ruy Sánchez: “Attraverso la volontà di stile un’etica lavorativa si trasforma così in una particolare passione per il proprio mestiere. La preparazione tecnica può essere un’arte, anzi l’arte stessa dell’organizzazione è una delle sue passioni”.
La ricerca costante e la perseveranza nello studio del design editoriale gli sono valsi numerosi premi e riconoscimenti nazionali e internazionali, assegnati in omaggio a una produzione di oltre seicento pubblicazioni tra libri e cataloghi d’arte e aziendali, immagini coordinate, riviste e altro, che lo ha portato a diventare una delle figure più rilevanti della cultura ispanoamericana.
Di recente il Museo de la Cancillería di Città del Messico ha organizzato una retrospettiva della sua opera editoriale dal 1983 a oggi, intitolata “Como un libro abierto”. La mostra sarà presentata questo ottobre a Madrid, quindi a Milano nel gennaio 2017 con il patrocinio della Secretaría de Relaciones Exteriores de México (SRE) e dell’Istituto Europeo di Design (IED).
Sin dall’inizio della sua carriera didattica, Salas ha proposto ai suoi studenti l’approccio concreto di uno studio professionale in cui si realizzano progetti reali, basato quindi sull’analisi delle esigenze dell’utente finale, sul confronto di opinioni e un’attività di scouting, per arrivare alla proposta finale con una presentazione impeccabile.
Nominato direttore della Escuela de Diseño de la Universidad Anáhuac nel 2004, Ricardo Salas ha voluto ampliare gli orizzonti dell’istituto proiettandolo in campo internazionale. I suoi sforzi si sono concentrati sulla creazione di laboratori trasversali che gettano un ponte tra accademia, professionisti di fama e imprese messicane, dando vita così al marchio Diseño Anáhuac.
Testo di Tullia Bassani Antivari