Incontriamo Mr Chang all’ottavo piano del palazzo Diamantino in un piccolo e accogliente salotto affacciato sul nuovo skyline milanese di Porta Nuova: qui durante la settimana del FuoriSalone di Milano è stato inaugurato il Samsung District, l’headquarters di Samsung Italia, e qui Dong-hoon Chang, Head of Design Strategy del Corporate Design Center ci ha raccontato gli scenari futuri della rivoluzione digitale Samsung. A partire dalla installazione “Embrace: Sensorial Experience”, presentata dall’azienda coreana in occasione della design week lombarda.
Mr. Chang, una tecnologia che ‘ci abbraccia’ per regalarci un’esperienza unica: è questa la filosofia del design di Samsung?
La relazione delle persone con la tecnologia e il suo evolversi nel tempo rappresentano il punto di partenza per l’ideazione di tutti i nostri prodotti. La filosofia del design di Samsung si ispira alle esigenze degli uomini per creare, e migliorare, il loro futuro.
Certo, quando si parla di design si può pensare a concetti quali stile, livelli di funzionalità e di servizio… ma il nostro punto di riferimento sono le persone. Quindi, in ultima analisi, l’elemento chiave del nostro design è che tipo di valore offriamo ai nostri clienti.
L’installazione ‘Embrace: Sensorial Experience’ vuole appunto spiegare come i nostri dispositivi siano progettati non solo per essere funzionali ma anche per ridefinire una nuova interazione con gli utenti. L’obiettivo è quello di abbattere ogni barriera e innescare un’esperienza naturale…
Ci chiarisce meglio questo concetto?
Le persone vedono un prodotto, lo acquistano, lo utilizzano sino a quando a un certo punto decidono di sostituirlo. È una sorta di processo, di ‘ciclo di vita’, durante il quale, attraverso quel prodotto, noi vogliamo che si vivano esperienze ed emozioni, si sperimentino valori: ecco questo è quello che chiamiamo ‘experience design’, e cioé la progettazione dell’esperienza, dove si pensa all’intero processo, dall’inizio alla fine.
Lei è stato premiato nel 2013 come una delle persone più ‘creative’ al mondo da Fast Company, magazine internazionale che parla di innovazione a 360 gradi: come si legano secondo il suo punto di vista creatività e sviluppo tecnologico?
Collegare tecnologia, arte e persone è già questa una forma di creatività. Per Samsung il ruolo del design, e della sua sfera creativa, sta proprio nel cogliere il potenziale della tecnologia trasformandolo in valore per i nostri clienti. L’elemento centrale per noi è, e rimane sempre, l’uomo.
Sta dicendo che Samsung mette la propria tecnologia e competenze al servizio della colletività?
Sicuramente. L’obiettivo ultimo del product design è arricchire la vita delle persone. Ma si può andare anche oltre, e cioè proporre nuovi stili di vita, nuovi valori che prima le persone non conoscevano, rendendo così la loro vita più confortevole e al passo con la modernità.
Ritengo che l’innovazione digitale possa fornire un enorme contributo alla società: attualmente abbiamo Centri di Ricerca che svolgono la loro attività in sei diversi Paesi proprio per calarci pienamente nelle singole realtà territoriali.
Come è successo qui a Milano con la recente inaugurazione del Samsung DISTRICT a Porta Nuova…
Certo. Si tratta di un distretto tecnologico, che attraverso spazi innovativi vuole promuovere la digitalizzazione e la crescita socio-economica italiana: dalla Smart Arena, un auditorium dotato delle migliori tecnologie a disposizione di cittadini, aziende ed istituzioni, alla Smart Home, il primo showroom aperto al pubblico per toccare con mano i benefici dell’ecosistema digitale Samsung.
Quindi Milano rappresenta per la sua azienda un punto di riferimento importante?
Per noi il capoluogo lombardo è una sorta di Mecca, l’hub del design, il fulcro attorno a cui ruota l’eccellenza dell’imprenditorialità e della creatività italiane: qui, 10 anni fa, Samsung presentò la propria strategia di design: riuscire a comprendere Milano, radicandoci nel suo territorio, ci ha permesso di sviluppare al meglio il nostro design. Per promuovere nuovi valori.
di Laura Ragazzola – foto di David Zanardi