Il paesaggio è per Tatiana Bilbao non lo sfondo di architetture astratte e compiute, calate dall’alto e predefinite a priori, quanto piuttosto l’elemento chiamato a diventare parte protagonista del processo progettuale, in modo da trasformare l’architettura costruita in un nuovo elemento che si integra all’ambiente che lo accoglie
Sono architetture quelle che Tatiana Bilbao colloca in contesti naturali o in giardini disegnati dall’uomo che tuttavia rifiutano ogni possibile mimetismo di tipo vegetale-decorativo. Costruzioni che non vogliono sulle loro superfici alberi o cespugli per camuffarne i volumi, che non usano per le loro coperture tetti verdi e che si inseriscono in modo attento quanto deciso nelle diverse situazioni incontrate, assecondate nella topografia e osservate nella loro consistenza botanica. Con cui il progetto di architettura intende creare, in modo empatico, un processo di osmosi, senza peraltro rinunciare alla sua figura d’insieme. Gli esempi selezionati in queste pagine intendono documentare tale complessità e ricerca progettuale.
La casa ad Ajijic (2010-2011), una villa per i fine settimana, costruita nell’omonima cittadina dello stato di Jalisco, sulle sponde settentrionali del lago Chapala, il più grande lago d’acqua dolce messicano, si caratterizza per essere stata disegnata secondo le esigenze del nucleo familiare composto da tre persone. La casa si presenta come addizione di tre cubi separati, ognuno dedicato a ciascun membro della famiglia, cui se ne aggiunge un quarto a rappresentare lo spazio collettivo del nucleo familiare unificato. I cubi sono tagliati dai piani inclinati a falda unica delle coperture di cemento a vista, disposte secondo diverse pendenze a creare nell’interno una geometria a differenti altezze con una pianta scandita dalle diverse disposizioni dei quattro volumi che ne formano l’insieme.
Ampie aperture e porticati integrati agli spazi interni disegnano il fronte verso il prato-giardino prospiciente, mentre il fronte sul retro risulta più compatto con aperture strette e verticali. L’intero corpo architettonico portante è stato costruito impiegando la tecnica tradizionale della terra pressata, dove una miscela di terra umida e di additivo stabilizzante è compressa nei casseri di getto. In questo caso il terriccio scavato in loco è stato miscelato al cemento in una percentuale che va dall’8 al 12%, riducendo i costi di costruzione, ma soprattutto ottenendo una parete portante (interno/esterno) dal colore rosato a fasce irregolari più grigie, secondo una suggestiva gamma materico-cromatica di muri con proprietà traspirante, in grado di regolare il microclima degli spazi interni e di stabilire uno stretto rapporto con l’ambiente intorno.
La Casa Ventura (2004-2014) sorge su un terreno scosceso e fittamente alberato nei pressi di Monterrey. Qui il progetto ha dovuto confrontarsi con un sito impervio in cui era impossibile costruire per sbancamento. L’idea è stata quella di seguire la geometria naturale di cellule unite per addizione, simile anche a quei funghi che crescono in orizzontale sulle cortecce degli alberi. Così la casa è composta da volumi pentagonali ‘indipendenti’ e a geometria variabile, tra loro connessi come un organismo a crescita biologica, ancorato alla montagna e circondato dagli alberi, conservati nella loro posizione originaria.
Le cellule architettoniche contengono i diversi ambienti domestici e presentano sempre un lato vetrato a tutt’altezza rivolto verso la fitta vegetazione o verso la città vista dall’alto, come in una prospettiva a volo d’uccello. Invece di costruire una casa sopra una collina si è scelto di pensare a un’architettura che ne diventa parte integrante, accumulandosi come un’artificiale formazione rocciosa abitabile emergente dal verde degli alberi che la circondano e l’attraversano.
Come un riuscito magico frattale architettonico la casa, in bilico sullo strapiombo, interamente in calcestruzzo e dai fronti scolpiti a strette fasce orizzontali, appare per il suo programma iniziale come una composizione aperta a possibili future cellule aggiuntive, confermando il suo carattere progettuale di ‘organismo biologico a crescita infinita’.
Anche per il progetto delle strutture di servizio del giardino botanico di Culiacán, fondato nel 1986 dall’ingegnere Carlos Murillo trasformatosi in appassionato giardiniere, Tatiana Bilbao percorre la strada di un’architettura dalla forte identità, scandita da volumi riconoscibili e decisi in grado di integrarsi con il paesaggio del giardino di cui diventano parte.
Un progetto iniziato nel 2004 e concluso nel 2011 che ha seguito la crescita della vegetazione nel tempo inserendo strutture monolitiche e distorte, passaggi e nuovi percorsi, in grado di trovare spazio tra gli alberi, o di abbracciarli come appare nel progetto dell’auditorium en plein air, un recinto di cemento calato nel verde capace di costruire un paesaggio volumetrico a fianco di quello botanico e didattico.
Foto di Iwan Baan – Testo di Matteo Vercelloni
Vista dell’anfiteatro integrato alla vegetazione nel Jardin Botanico Culiacàn.
Jardín Botánico Culiacán: vista dei volumi ben riconoscibili e compatti degli edifici di servizio.
Ritratto di Tatiana Bilbao.
Uno scorcio dell’aula didattica vetrata e dei percorsi esterni del Jardín Botánico Culiacán.
Vista di Casa Ventura calata nella fitta vegetazione intorno. La casa è composta da volumi pentagonali ‘indipendenti’ e a geometria variabile, tra loro connessi come un organismo a crescita biologica.
Scorcio del soggiorno di Casa Ventura: il sistema d’incastri si ritrova negli interni.
La zona ingresso di Casa Ventura con l’albero conservato che si infila nella forometria prevista appositamente nel tetto.
Veduta dello spazio a doppia altezza di Casa Ventura dove si sviluppa la grande scala-percorso.
Particolare dei fronti in calcestruzzo di Casa Ventura scolpiti a strette fasce orizzontali.
Vista del fronte di Casa Ajijic verso il giardino.
Scorcio degli spazi distributivi interni di Casa Ajijic.
Scorcio degli spazi distributivi interni di Casa Ajijic.
La luminosa zona giorno di Casa Ajijic: l’intero corpo architettonico portante è stato costruito impiegando
la tecnica tradizionale della terra pressata, dove una miscela di terra umida e di additivo stabilizzante è compressa nei casseri di getto. Si è così ottenuta una parete portante (interno/esterno) dal colore rosato a fasce irregolari più grigie, secondo una suggestiva gamma materico-cromatica.
Il paesaggio è per Tatiana Bilbao non lo sfondo di architetture astratte e compiute, calate dall’alto e predefinite a priori, quanto piuttosto l’elemento chiamato a diventare parte protagonista del processo progettuale, in modo da trasformare l’architettura costruita in un nuovo elemento che si integra all’ambiente che lo accoglie
Sono architetture quelle che Tatiana Bilbao colloca in contesti naturali o in giardini disegnati dall’uomo che tuttavia rifiutano ogni possibile mimetismo di tipo vegetale-decorativo. Costruzioni che non vogliono sulle loro superfici alberi o cespugli per camuffarne i volumi, che non usano per le loro coperture tetti verdi e che si inseriscono in modo attento quanto deciso nelle diverse situazioni incontrate, assecondate nella topografia e osservate nella loro consistenza botanica. Con cui il progetto di architettura intende creare, in modo empatico, un processo di osmosi, senza peraltro rinunciare alla sua figura d’insieme. Gli esempi selezionati in queste pagine intendono documentare tale complessità e ricerca progettuale.
La casa ad Ajijic (2010-2011), una villa per i fine settimana, costruita nell’omonima cittadina dello stato di Jalisco, sulle sponde settentrionali del lago Chapala, il più grande lago d’acqua dolce messicano, si caratterizza per essere stata disegnata secondo le esigenze del nucleo familiare composto da tre persone. La casa si presenta come addizione di tre cubi separati, ognuno dedicato a ciascun membro della famiglia, cui se ne aggiunge un quarto a rappresentare lo spazio collettivo del nucleo familiare unificato. I cubi sono tagliati dai piani inclinati a falda unica delle coperture di cemento a vista, disposte secondo diverse pendenze a creare nell’interno una geometria a differenti altezze con una pianta scandita dalle diverse disposizioni dei quattro volumi che ne formano l’insieme.
Ampie aperture e porticati integrati agli spazi interni disegnano il fronte verso il prato-giardino prospiciente, mentre il fronte sul retro risulta più compatto con aperture strette e verticali. L’intero corpo architettonico portante è stato costruito impiegando la tecnica tradizionale della terra pressata, dove una miscela di terra umida e di additivo stabilizzante è compressa nei casseri di getto. In questo caso il terriccio scavato in loco è stato miscelato al cemento in una percentuale che va dall’8 al 12%, riducendo i costi di costruzione, ma soprattutto ottenendo una parete portante (interno/esterno) dal colore rosato a fasce irregolari più grigie, secondo una suggestiva gamma materico-cromatica di muri con proprietà traspirante, in grado di regolare il microclima degli spazi interni e di stabilire uno stretto rapporto con l’ambiente intorno.
La Casa Ventura (2004-2014) sorge su un terreno scosceso e fittamente alberato nei pressi di Monterrey. Qui il progetto ha dovuto confrontarsi con un sito impervio in cui era impossibile costruire per sbancamento. L’idea è stata quella di seguire la geometria naturale di cellule unite per addizione, simile anche a quei funghi che crescono in orizzontale sulle cortecce degli alberi. Così la casa è composta da volumi pentagonali ‘indipendenti’ e a geometria variabile, tra loro connessi come un organismo a crescita biologica, ancorato alla montagna e circondato dagli alberi, conservati nella loro posizione originaria.
Le cellule architettoniche contengono i diversi ambienti domestici e presentano sempre un lato vetrato a tutt’altezza rivolto verso la fitta vegetazione o verso la città vista dall’alto, come in una prospettiva a volo d’uccello. Invece di costruire una casa sopra una collina si è scelto di pensare a un’architettura che ne diventa parte integrante, accumulandosi come un’artificiale formazione rocciosa abitabile emergente dal verde degli alberi che la circondano e l’attraversano.
Come un riuscito magico frattale architettonico la casa, in bilico sullo strapiombo, interamente in calcestruzzo e dai fronti scolpiti a strette fasce orizzontali, appare per il suo programma iniziale come una composizione aperta a possibili future cellule aggiuntive, confermando il suo carattere progettuale di ‘organismo biologico a crescita infinita’.
Anche per il progetto delle strutture di servizio del giardino botanico di Culiacán, fondato nel 1986 dall’ingegnere Carlos Murillo trasformatosi in appassionato giardiniere, Tatiana Bilbao percorre la strada di un’architettura dalla forte identità, scandita da volumi riconoscibili e decisi in grado di integrarsi con il paesaggio del giardino di cui diventano parte.
Un progetto iniziato nel 2004 e concluso nel 2011 che ha seguito la crescita della vegetazione nel tempo inserendo strutture monolitiche e distorte, passaggi e nuovi percorsi, in grado di trovare spazio tra gli alberi, o di abbracciarli come appare nel progetto dell’auditorium en plein air, un recinto di cemento calato nel verde capace di costruire un paesaggio volumetrico a fianco di quello botanico e didattico.
Foto di Iwan Baan - Testo di Matteo Vercelloni
Vista dell’anfiteatro integrato alla vegetazione nel Jardin Botanico Culiacàn.
Jardín Botánico Culiacán: vista dei volumi ben riconoscibili e compatti degli edifici di servizio.
Ritratto di Tatiana Bilbao.
Uno scorcio dell’aula didattica vetrata e dei percorsi esterni del Jardín Botánico Culiacán.
Vista di Casa Ventura calata nella fitta vegetazione intorno. La casa è composta da volumi pentagonali ‘indipendenti’ e a geometria variabile, tra loro connessi come un organismo a crescita biologica.
Scorcio del soggiorno di Casa Ventura: il sistema d’incastri si ritrova negli interni.
La zona ingresso di Casa Ventura con l’albero conservato che si infila nella forometria prevista appositamente nel tetto.
Veduta dello spazio a doppia altezza di Casa Ventura dove si sviluppa la grande scala-percorso.
Particolare dei fronti in calcestruzzo di Casa Ventura scolpiti a strette fasce orizzontali.
Vista del fronte di Casa Ajijic verso il giardino.
Scorcio degli spazi distributivi interni di Casa Ajijic.
Scorcio degli spazi distributivi interni di Casa Ajijic.
La luminosa zona giorno di Casa Ajijic: l’intero corpo architettonico portante è stato costruito impiegando
la tecnica tradizionale della terra pressata, dove una miscela di terra umida e di additivo stabilizzante è compressa nei casseri di getto. Si è così ottenuta una parete portante (interno/esterno) dal colore rosato a fasce irregolari più grigie, secondo una suggestiva gamma materico-cromatica.
Il paesaggio è per Tatiana Bilbao non lo sfondo di architetture astratte e compiute, calate dall’alto e predefinite a priori, quanto piuttosto l’elemento chiamato a diventare parte protagonista del processo progettuale, in modo da trasformare l’architettura costruita in un nuovo elemento che si integra all’ambiente che lo accoglie
Sono architetture quelle che Tatiana Bilbao colloca in contesti naturali o in giardini disegnati dall’uomo che tuttavia rifiutano ogni possibile mimetismo di tipo vegetale-decorativo. Costruzioni che non vogliono sulle loro superfici alberi o cespugli per camuffarne i volumi, che non usano per le loro coperture tetti verdi e che si inseriscono in modo attento quanto deciso nelle diverse situazioni incontrate, assecondate nella topografia e osservate nella loro consistenza botanica. Con cui il progetto di architettura intende creare, in modo empatico, un processo di osmosi, senza peraltro rinunciare alla sua figura d’insieme. Gli esempi selezionati in queste pagine intendono documentare tale complessità e ricerca progettuale.
La casa ad Ajijic (2010-2011), una villa per i fine settimana, costruita nell’omonima cittadina dello stato di Jalisco, sulle sponde settentrionali del lago Chapala, il più grande lago d’acqua dolce messicano, si caratterizza per essere stata disegnata secondo le esigenze del nucleo familiare composto da tre persone. La casa si presenta come addizione di tre cubi separati, ognuno dedicato a ciascun membro della famiglia, cui se ne aggiunge un quarto a rappresentare lo spazio collettivo del nucleo familiare unificato. I cubi sono tagliati dai piani inclinati a falda unica delle coperture di cemento a vista, disposte secondo diverse pendenze a creare nell’interno una geometria a differenti altezze con una pianta scandita dalle diverse disposizioni dei quattro volumi che ne formano l’insieme.
Ampie aperture e porticati integrati agli spazi interni disegnano il fronte verso il prato-giardino prospiciente, mentre il fronte sul retro risulta più compatto con aperture strette e verticali. L’intero corpo architettonico portante è stato costruito impiegando la tecnica tradizionale della terra pressata, dove una miscela di terra umida e di additivo stabilizzante è compressa nei casseri di getto. In questo caso il terriccio scavato in loco è stato miscelato al cemento in una percentuale che va dall’8 al 12%, riducendo i costi di costruzione, ma soprattutto ottenendo una parete portante (interno/esterno) dal colore rosato a fasce irregolari più grigie, secondo una suggestiva gamma materico-cromatica di muri con proprietà traspirante, in grado di regolare il microclima degli spazi interni e di stabilire uno stretto rapporto con l’ambiente intorno.
La Casa Ventura (2004-2014) sorge su un terreno scosceso e fittamente alberato nei pressi di Monterrey. Qui il progetto ha dovuto confrontarsi con un sito impervio in cui era impossibile costruire per sbancamento. L’idea è stata quella di seguire la geometria naturale di cellule unite per addizione, simile anche a quei funghi che crescono in orizzontale sulle cortecce degli alberi. Così la casa è composta da volumi pentagonali ‘indipendenti’ e a geometria variabile, tra loro connessi come un organismo a crescita biologica, ancorato alla montagna e circondato dagli alberi, conservati nella loro posizione originaria.
Le cellule architettoniche contengono i diversi ambienti domestici e presentano sempre un lato vetrato a tutt’altezza rivolto verso la fitta vegetazione o verso la città vista dall’alto, come in una prospettiva a volo d’uccello. Invece di costruire una casa sopra una collina si è scelto di pensare a un’architettura che ne diventa parte integrante, accumulandosi come un’artificiale formazione rocciosa abitabile emergente dal verde degli alberi che la circondano e l’attraversano.
Come un riuscito magico frattale architettonico la casa, in bilico sullo strapiombo, interamente in calcestruzzo e dai fronti scolpiti a strette fasce orizzontali, appare per il suo programma iniziale come una composizione aperta a possibili future cellule aggiuntive, confermando il suo carattere progettuale di ‘organismo biologico a crescita infinita’.
Anche per il progetto delle strutture di servizio del giardino botanico di Culiacán, fondato nel 1986 dall’ingegnere Carlos Murillo trasformatosi in appassionato giardiniere, Tatiana Bilbao percorre la strada di un’architettura dalla forte identità, scandita da volumi riconoscibili e decisi in grado di integrarsi con il paesaggio del giardino di cui diventano parte.
Un progetto iniziato nel 2004 e concluso nel 2011 che ha seguito la crescita della vegetazione nel tempo inserendo strutture monolitiche e distorte, passaggi e nuovi percorsi, in grado di trovare spazio tra gli alberi, o di abbracciarli come appare nel progetto dell’auditorium en plein air, un recinto di cemento calato nel verde capace di costruire un paesaggio volumetrico a fianco di quello botanico e didattico.
Foto di Iwan Baan - Testo di Matteo Vercelloni
[gallery ids="114611,114613,114615,114617,114619,114621,114623,114625,114627,114629,114631,114633,114637,114639"]