Progetto di Parisotto + Formenton Architetti
Local architect studio Gregori Chiarotti
Foto di Paolo Utimpergher
Testo di Antonella Boisi

Una buona architettura può creare atmosfera anche senza mobili, disegnare un vuoto che è densità e pienezza? Si, assolutamente, quando si rapporta all’efficacia con cui Aldo Parisotto e Massimo Formenton prefigurano spazi e li plasmano con la luce. Diciamolo subito.

Per chi volesse approfondire, il rimando va ad Atmosfere Domestiche, la seconda monografia che Electa Architettura dedica al lavoro, nella specificità residenziale, dello studio padovano per celebrare 10 anni di apertura della sede milanese e 25 (nel 2015) di attività, sulla scena nazionale e internazionale, che spazia dalle architetture residenziali agli allestimenti museali, dallo yacht design al concept delle boutique Nespresso nel mondo (Toronto ha vinto il 43rd Store Design Award 2014 nella categoria Bar, Coffee and Tea Shops), un core business di progetti per il retail della moda e del lusso nel Far East, in Sud America, Cina, Giappone, Russia.

Nel nostro piccolo, testimonianza di questa efficacia narrativa, priva di gesti clamorosi ed enfasi, è il racconto del loro recente intervento per una penthouse sui tetti di Londra: un volume di vetro appoggiato con una leggera struttura in acciaio sulla copertura di un palazzo vittoriano nella zona di Chelsea. Un autentico elogio della luce e del potere evocativo di riflessi e velature.

“Orchestrarla non è mai un esercizio stilistico fine a se stesso, ma funzionale a rivelare tutte le presenze – superfici, materiali, oggetti – che, definendone il carattere, creano gli spazi” spiegano i progettisti. Non è poco riuscire a dare un’anima all’architettura, manipolando la luce, cangiante materia del progetto architettonico, per riportarla nei confini di una scrittura rigorosaespressa con pochi segni forti e linee pure, piani ortogonali e tagli netti sullo skyline: occorrono estremo controllo compositivo, attenzione al contesto ambientale di riferimento, coerenza di linguaggio.

E in questo Parisotto e Formenton, con una sensibilità che rimanda alla grande scuola italiana, sono maestri. La location, un loft di 260 mq circa, una planimetria a L, quattro pilastri nell’open space dell’area giorno, era frutto di un ampliamento-sopralzo già realizzato. “L’abbiamo trovata così, insieme alla vetrata continua, oltre 20 metri di trasparenza, che la caratterizza. Perfetta per imbastire un nuovo racconto, mantenendo il layout originale” riconoscono.

“Nel suo affaccio verso sud-est, questa presenza arretrata rispetto al filo di facciata, coronata da un ampio terrazzo, offre infatti uno spettacolo straordinario sul panorama londinese, mette in contatto visivo la città con l’interno, e di notte si trasforma in una suggestiva lanterna, un luminoso landmark della metropoli”.

Occhio scenografico e per i due progettisti veneti di lungo corso è stato quasi un gioco da ragazzi: studiata la riconfigurazione distributiva e spaziale, la continuità dei percorsi e la circolazione fluida tra gli ambienti, hanno agito sulla schermatura dell’apertura privilegiata, realizzando un sistema di brise soleil che mitigano la luce affinché il sole entri con passaggi graduali negli ambienti del generoso living a cui è dedicata.

È diventato un modo per valorizzare il respiro spaziale dei due salotti (uno per conversare, l’altro organizzato intorno al camino) e della zona pranzo che articolano uno spazio unitario ed ininterrotto, senza soluzione di continuità fino alla cucina allocata nella parte terminale insieme alla dispensa.

E altresì, un escamotage per aprire, con modulate intensità luminose, la casa alle numerose esigenze di ricevimento del proprietario, quando la stagione lo consente, fino alla terrazza belvedere, che integra il sistema di frangisole esterno e un parapetto vetrato acidato nella parte inferiore per ragioni di privacy. Queste ricercate sensazioni spaziali di riflessi e penombre vibranti coinvolgono anche la prima stanza che un visitatore incontra quando arriva, orientata sempre a sud-est, che funge da centro snodo-cerniera tra la parte living e quella notte.

Definirla hall d’ingresso sarebbe riduttivo – anche se vi si attestano su lati opposti, sia la scala che l’ascensore privato, e un piccolo guardaroba – perché in questo spazio si sintetizza in modo eloquente tutto il mood del palcoscenico domestico: diversi gradi di luminosità, appassionato accostamento tra arredi-icona di design del Novecento (pezzi vintage ed elementi di produzione italiana di primissima qualità) e opere d’arte, materiche, monocrome, grafiche, qui affidate a selezionati pezzi di Herbert Hamak in resina che riflettono la luce e il mix di tonalità arancio-verde-rosso delle sedute e del tappeto, e, per contrasto, nel living a pezzi africani tribali.

Nella scoperta progressiva degli spazi, dalla zona d’ingresso, si dispiega poi il cannocchiale che indirizza lo sguardo verso il corridoio – concepito come una galleria fotografica, con scatti in bianco e nero di autori italiani degli anni Cinquanta e pervaso di luce zenitale che si effonde dal lucernaio originale integrato nella costruzione spaziale.

Distribuisce sui lati, in modo speculare, due camere gemelle per gli ospiti con servizi dedicati e sul fondo, come testata conclusiva del percorso, la master room con il bagno a destra e la cabina-armadio a sinistra, che gode del privilegio di un doppio affaccio su due terrazzi d’angolo in mattoni dal sapore molto british.

Grazie ad aperture e lucernai gli spazi si animano di luce filtrata anche in questi ambienti-notte; fino al dettaglio dei due oblò preesistenti sulla lunga parete di pertinenza della camera da letto padronale che sono stati riportati in una cornice quadrata integrata da una veneziana, ritagliando una nicchia nel cartongesso.

“Una precisa richiesta di mimetizzazionedel committente” spiegano i progettisti che hanno disegnato appositamente tutti gli armadi così come gli arredi fissi, la cucina e i bagni, con pulizia di forme e volumi netti; e, in quanto alle scelte materiche, adottato un’omogenea pietra limestone per i rivestimenti che armonizza con le pareti dipinte di bianco e con il legno di rovere chiaro dei pavimenti, in listoni di grande formato. Pochi materiali naturali, caldi e tattili, dosati proprio per non interferire con la percezione di un guscio nitido, neutrale, luminoso, dall’atmosfera dilatata e rarefatta di una galleria d’arte. Pronta ad accogliere altre opere dimmerate dalle luci di Zumtobel , ma senza dimenticare che il quadro più bello resta il landscape introiettato tra le pareti domestiche.

Testo di Antonella Boisi – Foto di Paolo Utimpergher

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La grande terrazza dell’appartamento che regala una vista a 360° su Londra e la facciata di vetro schermata con un sistema di brise soleil che modulano e mitigano il passaggio della luce nelle zone living. Integrate nell’architettura, luci di Zumtobel.
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Vista d’insieme del living, un’open space unitario di grande respiro, come sottolinea anche l’uniforme pavimentazione in rovere naturale. Tutti i suoi ambienti, in sequenza due salotti (uno per conversare, l’altro intorno al camino) e la zona pranzo, fino alla cucina su disegno allocata nella parte terminale vivono delle molteplici relazioni visive che instaurano con l’esterno tramite la parete vetrata.
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Arredi vintage e di product-design italiano contemporaneo affiancano pezzi africani tribali, scelti con la passione del collezionista, nel living. Divano Charles di Antonio Citterio per B&B Italia. Tavolino in legno di Christian Liaigre. Nella zona-pranzo sul fondo, fa capolino il lampadario Artichoke di Poul Henningsen per Louis Poulsen. Libreria Eracle by Antonio Citterio per Maxalto.
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Pezzi iconici di design anche per lo spazio dell’ingresso: le poltrone Utrecht di Cassina (design Gerrit Thomas Rietveld) e il pouf Henry large di Antonio Citterio per B&B Italia dialogano con una lampada vintage di Gio Ponti e, sul piano cromatico, con l’opera d’arte contemporanea di Herbert Hamak in resina riflettente appesa alla parete bianca.
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L’impianto planimetrico a L dell’appartamento.
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Guardando dalla master room, testata conclusiva del percorso, si nota la profondità del cannocchiale visivo che, filtrato dall’apertura vetrata, integra il paesaggio all’interno della casa.
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La master room, pareti bianche e parquet in rovere naturale, è un guscio nitido e neutrale, reso luminoso dal lucernaio preesistente, come i due oblò riportati in nicchia e integrati con una veneziana. Letto e poltrona della collezione Febo di Maxalto (design Antonio Citterio), comodini Fat Fat di Patricia Urquiola per B&B Italia.
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Nel bagno dedicato rivestito in limestone, lavabi Gobi e rubinetteria Liquid di Boffi; radiatore Vola.