progetto di Valentina Moretti
foto di Marirosa Toscani Ballo/courtesy MORE
testo di Antonella Boisi

More (di più, altro, in inglese, ma, nello specifico, anche il cognome di famiglia, Moretti, in versione tronca) è la storia di una passione condivisa che unisce due generazioni, padre e figlia, in nome della ricerca del prodotto industriale di qualità.

Vittorio, il padre, patriarca di Terra Moretti, gruppo della Franciacorta che spazia dall’enologia alle costruzioni, dall’ospitalità alla nautica, ha infatti avuto l’intuizione: portare innovazione nella prefabbricazione e indagarne le potenzialità. Valentina, la figlia, ha raccolto e affrontato personalmente la sfida: portare architettura nel contesto industriale. Nasce così More, la casa prefabbricata di nuova generazione, declinata in cinque tipologie abitative, consegnata ‘chiavi in mano’ in otto settimane, tecnologica, ecologica, antisismica, che offre una soluzione innovativa rispetto alla tradizione del prefabbricato in legno, perché è costruita in toto con uno speciale pannello in calcestruzzo, brevettato, che, in virtù della sua versatilità e flessibilità, consente soluzioni uniche e personalizzate. A prezzi accessibili. Il marchio è stato disegnato da Oliviero Toscani. Il team di lavoro guidato da Valentina risulta ad oggi formato da cinque giovani, età media 30 anni, tra ingegneri, quali Carlo Tengattini, Gabriele Meneguzzi e architetti come Alberto Gasparini, Chiara Brenna, più il designer grafico Salvatore Monteduro; che si interfacciano con le risorse messe a disposizione dalla holding Moretti nei dipartimenti Costruzioni, Contract, Real Estate, Interholz, oltre 300 persone. La supervisione resta del patron Vittorio che “dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, ha maturato l’idea di trovare una modalità integrata di sviluppo del cantiere per superare la difficoltà di gestione delle logiche di costruzione tradizionali, dove gli attori in gioco sono infiniti e gli incrementi di costi rispetto al preventivo iniziale equivalgono alla regola” spiega Valentina, laurea in architettura a Mendrisio con Valerio Olgiati, “dal quale ho imparato la coerenza e il rispetto dell’idea, nella scelta di ogni dettaglio del progetto” e, a seguire, formazione professionale nello studio di Mario Botta, “che mi ha trasmesso il grande valore dell’armonia compositiva”, e quindi a New York da Richard Meier “che mi ha insegnato l’organizzazione chiara dei processi gestionali”. Nello specifico, la scelta dell’industrializzazione si è rivelata la chiave di volta del progetto applicato alla tipologia della casa monofamiliare destinata a una fascia media di utenti. “Quasi tre anni, ha richiesto lo studio del pannello tecnologico perimetrale in calcestruzzo che, superando la fragilità intrinseca del legno (materiale che va comunque protetto, soprattutto in copertura), consentisse la definizione di un involucro solido e di qualità pensato, nonostante la rapidità di realizzazione, per durare nel tempo. Il pannello riunisce infatti in sé due funzioni: struttura e tamponamento. È un sandwich composto da una lastra interna, una lastra esterna, l’isolamento, uno spazio vuoto, il telaio fisso, un traliccio, il sistema oscurante, l’impianto elettrico. Può essere liscio o strutturato, colorato in pasta con pigmenti naturali. Sulla sua misura-base di 180 cm, si eseguono le variazioni tipologiche e spaziali dei diversi modelli abitativi, sommando o sottraendo i muri divisori interni, secondo desiderata. Ogni elemento rispetta infatti il concept iniziale e questo fa la differenza, restituendo il valore dell’architettura come sintesi di volumi-spazi ben proporzionati”. Così, nelle cinque proposte More, si trovano la Casa uno compatta e adatta anche a spazi urbani ristretti; la Casa-patio, con quattro portici; la Casa-tetto con copertura a quattro falde e altrettanti portici; la Casa Q, quattro spazi quadrati orientati verso i quattro punti cardinali e tangenti a un perno centrale; la Casa-linea, una composizione lineare con fronte caratterizzato. Ma, come si concretizza la casa dei sogni? In sintesi, su richiesta di preventivo, si passa dallo ‘showroom’, che è un antico casale ristrutturato immerso in un bosco della Franciacorta, “si individua con gli architetti la soluzione preferita, si adatta alle proprie esigenze, si selezionano i materiali e gli optional, anche la classe energetica A+, il miglior orientamento eco-green della costruzione, si fissa il prezzo che parte da 1700 euro al metro quadro a seconda della superficie (più la casa è piccola e più costa) ed è tutto compreso: dalla richiesta dei permessi allo scavo, dalle fondamenta agli impianti, dagli allacciamenti alle finiture, perfino le luci e l’arredo bagno. Con un controllo di gestione che si rifà a un unico referente” continua Valentina. Aziende partner del progetto sono, nella fattispecie, Poliform per gli arredi, Davide Groppi per le luci, Capoferri per i serramenti, Tecnoliving per la domotica. Altro dato interessante sta nel fatto che i pannelli sono saldati in opera da getti in calcestruzzo che, una volta colato dall’alto lungo i giunti, armati e collegati ai solai, unisce come in una rete arteriosa la costruzione, formando un unico corpo performante a livello antisismico, acustico e termico. Sostenuto anche da fondazioni continue che garantiscono una ridistribuzione degli sforzi, evitando alte concentrazioni di sollecitazioni nel terreno. Per ora l’unica casa More costruita e arredata, il prototipo, è la Casa uno. “Il prossimo step sarà di riuscire a realizzarne una per tipo e continuare ad affrontare in modo innovativo la sfida dell’industrializzazione dell’architettura, proprio come fa il design” conclude Valentina. In tempi di recessione e crisi, non è poco.