“Il nostro lavoro? Fare architettura, che vuol dire progettare spazi ricchi di significato in edifici semplici, spazi che cambiano nell’arco della giornata e che si attivano grazie all’emotività e alla sensualità dei materiali. Spazi intimi e allo stesso tempo aperti, capaci di relazionarsi con le sfumature della luce naturale…”.
Così la pensano i fondatori di MORQ (l’acronimo cela i nomi di Matteo Monteduro, Emiliano Roia e Andrea Quagliola), studio internazionale di architettura con radici ben salde a Roma ma ali spiegate fino in Australia.
Un viaggio Oltreoceano che ha permesso a MORQ di allargare gli orizzonti professionali e di portare a casa un ricco palmares di premi e riconoscimenti internazionali (ultimo, in ordine di tempo, il Marshall Clifton Award for Residential Architecture-Houses per la Boranup House, in Australia).
In queste pagine presentiamo un loro recente lavoro, tutto italiano, che ben riassume il dna dello studio con base a Roma e a Perth: si tratta di un appartamento romano, che ridisegna l’attico di un edificio del XIX secolo, tra San Pietro e l’area Olimpica del Foro Italico.
Qui gli architetti sono riusciti a trasformare un vincolo – la rigida distribuzione a pettine tipica dell’epoca – nel punto di partenza del progetto: facendo ‘slittare’ il corridoio originario verso il lato Nord, il nuovo layout ha ricavato un secondo passaggio longitudinale che corre verso Sud, creando una fascia in lunghezza, che ospita una serie di nuovi servizi (un bagno e spazi-ripostiglio).
I due passaggi circoscrivono un nuovo open space multiuso, che giace su una piattaforma sollevata: lo spazio da area relax si trasforma facilmente in stanza degli ospiti, grazie a pannelli scorrevoli che calibrano il grado di riservatezza.
Infine, il gioco di altezze dei soffitti spioventi (nelle diverse pendenze alloggiano gli impianti di riscaldamento e raffrescamento) modula con maestria la luce naturale, creando infinite sfumature, che le pareti candide rifinite a calce, e il delicato pavimento in legno enfatizzano ulteriormente.
Il risultato è uno spazio intimo e sereno, dalle infinite potenzialità.
Foto di Giulio Aristide e Simone Bossi – Testo di Laura Ragazzola