Nella verde zona collinare intorno a Biella, una generosa villa anni Sessanta dove le grandi partiture vetrate diventano un dispositivo che ri-disegna il rapporto tra esterni e interni, passato e presente di un luogo, alla ricerca di un continuum con la natura

Un film sempre nuovo. Basta cambiare prospettiva e nulla può scalfire la visione ideale di un contenitore trasparente immerso nella natura che entra in casa, sulle splendide colline che gravitano intorno a Biella, solido e ricco territorio di vocazione imprenditoriale poco distante da Milano. Non stiamo parlando della Teca House, manifesto paradigmatico di Federico Delrosso, architetto-designer di origini biellesi, ma di un’opera di ristrutturazione che condivide con la prima il concept, la temporalità dell’intervento, il retrofit familiare, nonché luogo, contesto paesaggistico e memorie storiche.


Federico Delrosso
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“Ciò che rende speciale un’architettura è quell’alchimia che si genera tra lo spazio costruito, chi lo vive e chi lo ha concepito. Generare un’emozione per me è la quarta dimensione fondamentale, che si traduce nella continua ricerca di visioni e punti di osservazione che possano offrire continuità visiva e connessione sul piano progettuale e concettuale, per creare percorsi liberi anche all’immaginazione di ognuno di noi. Nell’architettura c’è un costante passaggio di testimone fra ieri e oggi che rende tutto presente ed attuale. L’aderenza a ciò che è contemporaneo significa connessione e commistione continua con quello che mi circonda e sollecita. L’architettura ha la necessità di includere la realtà, il contesto, naturale o urbano, per conservare lo “spirito dei luoghi”. Per questo credo che la vera architettura non possa fermarsi alle superfici esterne, ma debba svolgersi, come un nastro di moebius, dall’esterno verso l’interno, senza soluzione di continuità. Questa è anche la mia idea di Architettura Naturalistica, intesa non solo come rapporto con la natura ma con l’uomo in quanto parte di essa.” (Federico Delrosso, architetto)

Al territorio di Biella appartiene infatti dal 1965 questa grande villa dallo sviluppo longitudinale, costruita dall’architetto Boffa Ballaran, della quale fa parte un pettinato parco di 10.000 metri quadrati, con una rigogliosa vegetazione di alberi ad alto fusto, che integra, defilati, un tappeto verde per il gioco del tennis e un volume costruito dieci anni dopo, nel 1975, per la piscina e le facilities correlate. Ma oggi che è diventata l’abitazione di uno dei figli degli ex proprietari e della sua nuova famiglia, è altro. Il vetro si è sostituito alla decorazione e al pieno delle pareti, le soluzioni delle vetrate a tutta altezza esaltano i cannocchiali visivi dall’interno verso l’esterno e tali partiture permeabili alla luce e allo sguardo diventano un dispositivo che dichiara la ricerca di una totale connessione tra dentro e fuori, nel rispetto del passato di un’opera e di un contesto.

Nella fattispecie, bisognava restituire leggerezza e smaterializzazione a un impianto articolato, integrare in modo coerente nel complesso il corpo separato deputato alla piscina coperta e regalare nuovi vettori di attraversamento e transizione fluida agli spazi sviluppati nel corpo principale su un unico piano fuori terra, al quale si addizionano un piccolo soppalco destinato a zona studio e un ampio livello interrato di servizio. “Dal punto di vista compositivo ho mantenuto, come elemento stilistico dell’architettura preesistente, l’intero impianto di copertura a falde, caratterizzato da una travatura lignea tradizionale e un manto di coppi, conservando anche i due patii esistenti”, spiega Delrosso.“È stato un modo per bilanciare il nuovo intervento, senza alterare gli equilibri dimensionali del luogo e la sua valenza ambientale, nonché tradizioni costruttive basate su forme essenziali. Ma sono stati creati alcuni importanti ampliamenti, chiudendo e rettificando una serie di portici esistenti, ed è stata inserita una nuova forma stereometrica con struttura metallica che prolunga all’esterno lo spazio cucina, reso vetrato nel suo affaccio sul giardino”.

Il layout ruota attorno al patio centrale che, dotato di vetrate apribili, è diventato una corte interna, sulla quale si apre il grande corridoio distributivo degli ambienti, il cuore dell’impianto."

Il layout ruota attorno al patio centrale che, dotato di vetrate apribili, è diventato una corte interna, sulla quale si apre il grande corridoio distributivo degli ambienti, il cuore dell’impianto. Poi, com’era in origine, la zona giorno è rimasta ubicata nelle aree a sud e est, ma è stata ridefinita con una sequenza di episodi aperti e comunicanti. Così la zona notte, a est e a nord, che è stata riarticolata secondo uno schema lineare, prevedendo sei camere da letto (tra master suite e cinque stanze destinate a figli e ospiti con relativi servizi).

“La chiusura del grande porticato a ovest ci ha infine permesso la realizzazione dell’area wellness, dotata di sauna e bagno turco, in connessione diretta ma decentrata rispetto al soggiorno”, continua il progettista. Un’accurata selezione di materiali ed elementi sartoriali ha reso omogeneo, unificato e senza stacchi, anche cromatici, il manufatto architettonico in ogni sua parte.

Il vetro si è sostituito alla decorazione e al pieno delle pareti, le soluzioni delle vetrate a tutta altezza esaltano i cannocchiali visivi dall’interno verso l’esterno e tali partiture permeabili alla luce e allo sguardo diventano un dispositivo che dichiara la ricerca di una totale connessione tra dentro e fuori."

Dal punto di vista espressivo, sono state infatti utilizzate soltanto due materie primarie: “la pietra calcarea Petit Granit di origine belga per i pavimenti delle aree giorno, declinata negli interni in versione levigata e negli esterni in versione sabbiata”, osserva Delrosso, “e il legno di rovere nelle aree notte e wellness; la medesima essenza che accomuna tutti i soffitti orizzontali nei quali sono integrati e mimetizzati gli elementi lighting e audio”. E se la presenza del legno scalda ovunque il mood del paesaggio domestico, il metallo lasciato al naturale è l’altro protagonista visivo e tattile del racconto e della ricerca di sintesi del progetto, sia nelle stanze private che nelle isole flessibili deputate alla condivisione e alle pause in-out, sempre improntate a un segno rigoroso, essenziale, elegante. Come esplicita in modo emblematico la figura grafica e asciutta della scala, che sembra quasi sospesa nel collegamento tra il living, il soppalco e i riflessi del paesaggio.

Progetto di Federico Delrosso architects - Progetto del verde Anna Scaravella - Foto di Matteo Piazza