E dove sta andando la ricerca del nuovo Humberto?
Humberto Campana: "In questo momento verso la ricerca di una qualità autentica della vita, anche nel vedere le cose banali sotto un’altra luce. La direzione resta sempre quella della spiritualità, della sacralità e dell’affettività degli oggetti.
Con più consapevolezza, valori che possano portare allegria a chi li userà. Mi interessano sempre molto i materiali, da cui tutto ha inizio. E in una linea di continuità con il mio percorso, l’artigianato e il fatto a mano, le forme organiche anche frammentate ispirate dalla natura, il racconto di storie pazzesche fuori dagli schemi.
Proseguo la sperimentazione con la terracotta mixata con altri materiali come il cuoio, che avevo iniziato con Fernando e che aveva portato a una mostra di oggetti qui a San Paolo, “Polifonia Campana”, nel mese di novembre in cui lui ci ha lasciato.
Si è approfondita e sto preparando una collezione in terra battuta, paglia naturale e scarti di alluminio, che sarà esposta presso la galleria Friedman Benda a New York il prossimo marzo.
Giocare con il silenzio dell’adobe e il caos dei rifiuti urbani di alluminio mi consente di riflettere sulle loro potenzialità, anche in chiave di riciclo e riuso creativo.
Sono stato poi di recente a Mumbai per una mostra dove è stato presentato un nuovo cabinet in rafia e metallo dorato fatto con artigiani indiani. Sto anche curando un libro sul metodo Campana, un racconto del nostro format particolare, unico, della progettazione.
La formazione, la scuola, esperienze di internship, la Fondazione sono temi che mi stanno molto a cuore. L’idea è che questo stesso studio un domani possa essere un lascito per le nuove generazioni, perché il nostro viaggio non venga disperso, anche se già dal 2009 c’è l’Instituto Campana dove il design è usato come veicolo di trasformazione e inclusività sociale con la partecipazione della comunità".