Del resto, che il virtuale sia qui per restare lo si vede, paradossalmente, soprattutto guardando cosa sta succedendo nel design dell’arredo solido, che sempre più mutua il proprio mood estetico da quello degli oggetti immaginari. È il caso di progetti come il sofà Stack di Nendo per La Manufacture o Costume di Stefan Diez per Magis, che declinano il corpo del prodotto in una materialità visiva dal sapore morbido, soffuso, docile al tocco ottico e dall’aspetto quasi zuccherino. Anche la chaise longue in legno di betulla Ro del norvegese Nils Stensrud e persino il modello di orologio True Square di Formafantasma per Rado, pur essendo oggetti assolutamente ‘seri’ ed efficienti, hanno in sé qualcosa che ricorda l’estetica dei giocattoli, riproducendo nel design di prodotto quello che già succede nel design grafico delle icone degli smartphone, che danno accesso alle funzioni altamente performanti del dispositivo attraverso una grammatica visiva simile a quella dei giocattoli. Ci troviamo qui in una fase completamente nuova del design, che forse non è nemmeno più solo contemporanea ma ‘post-contemporanea’, totalmente oltre l’adagio storico del progetto moderno, secondo cui la forma doveva seguire la funzione, e oltre anche la sua antitesi postmoderna, secondo cui la forma doveva, tuttalpiù, giocare con la funzione.