Radicare pratiche sostenibili nei processi industriali e di marketing. È il passo più razionale e pragmatico di un impegno che, fra greenwashing e ricerca meramente speculativa, trova la quadra in un atteggiamento produttivo concreto che parla di transizione e di nuovi modelli in modo serio.
A volte sembra impossibile, a guardare bene invece sta già succedendo. Ed è una buona notizia, perché le scelte dell’industria e dei grandi brand impattano non solo sull’ambiente in modo concreto, ma anche sul mindset delle persone. Oltre che più genericamente sul benessere professionale e umano. Ne abbiamo parlato con Diego Grandi.
I materiali della (vera) transizione: Diego Grandi
Diego Grandi: “Per qualche tempo praticare la sostenibilità nell’industria ha significato creare prodotti in cui la riconoscibilità estetica passava attraverso materiale visibilmente di riciclo e, in parte, è ancora così.
Ma quando l’industria investe in ricerca lo fa con l’obiettivo di dare vita a un prodotto capace di concorrere sul mercato tradizionale, in cui evidentemente la parte formale ha un’importanza decisiva.
Con Saib abbiamo avviato un paio di anni fa una ricerca per utilizzare un brevetto scandinavo già usato per le superfici a terra. La nuova collezione Matheria è il risultato del nostro lavoro congiunto e l’obiettivo è di entrare nel settore dei top per cucine.
Siamo arrivati a una superficie volutamente indistinguibile da altre prodotte in modo tradizionale, ma infinitamente meno impattante e con caratteristiche estetiche e di resistenza e durata fuori dal comune. La novità vera è l'avallo della multinazionale Egger, di cui Saib fa parte, che testimonia la volontà di un grande gruppo industriale di mettere a sistema una realtà sperimentale, credendoci”.
Tempo, soldi e pazienza per arrivare a un risultato sostenibile e competitivo
Diego Grandi: “Il nobilitato non può sostituire le pietre naturali e i top delle cucine impongono una relazione tattile e visiva, oltre che funzionale, molto diversa da quella che si ha con le altre superfici. C’è una scala differente e un punto di vista diverso, una relazione tattile e visiva più prossima.
Dopo due anni dei ricerca, di prove e prototipi siamo arrivati a un risultato soddisfacente. Mathera è un pannello fatto di materiale rigenerato rivestito da uno strato composto da polveri di legno, pietre e quarzo con uno spessore infinitesimale. Il processo produttivo è pulito, non contiene formaldeide, il risultato estetico è molto convincente e le prestazioni altissime.
Il lavoro del design per la sostenibilità industriale
Diego Grandi: “Mi è stato chiesto di dare vita alla vita superficie e immaginare una collezione capace di rendere leggibile il nuovo materiale. C’è una scala differente e un punto di vista diverso, una relazione tattile e più prossima.
La richiesta iniziale è stata di facilitare l’ingresso di Saib nel mondo cucina. Ho lavorato con un immaginario legato alle materie naturali: la pietra, il granito, il gesso. Ne sono nate tre diverse collezioni: Selce, Areia e Gypso. Sono campionamenti tridimensionali di superfici di arenaria, gesso e selce a spacco.
Ogni singola collezione richiama la scala cromatica della materia di provenienza. Grigi freddi per la selce, colori caldi per il gesso, granuli di polveri di quarzo che rendono la superficie disomogenea per l'arenaria.
L'applicazione del rivestimento è fatta in tre passaggi: sul truciolare si stende il composto di polveri di pietre naturali, viene umidificato, stampato per raggiungere una texture tridimensionale e si conclude con un passaggio agli infrarossi.
La sostenibilità e la performance economica
Diego Grandi: “Mathera è una nuova tipologia di pannello, tecnologicamente avanzato, che segna una decisa evoluzione rispetto alle collezioni customizzate in HPL grazie al peso nettamente inferiore, in grado di semplificare notevolmente le operazioni di trasporto e posa, e alla capacità di essere rigenerato al 100% al termine del ciclo di utilizzo.
È un materiale che viene lavorato a costi bassi, con tecnologie che qualsiasi azienda di cucina dispone inhouse.
C’è un risparmio di risorse anche nelle fasi di finalizzazione, quindi. I laminati tradizionali richiedono più passaggi produttivi, coinvolgono un outsourcing più dispendioso sia in termini di logistica che in termini di energetici ed economici.
Dal punto di vista progettuale Mathera è una superficie che al tatto e agli occhi può essere trattata come lapidea, ma è infinitamente più leggera, economica e versatile. Nasce perché Saib potesse entrare in modo competitivo nel mercato dei top cucina, è un rivestimento perfetto per qualsiasi uso, dalle pareti all’arredamento”.