Paola Navone, Diego Grandi e Ferruccio Laviani raccontano come è cambiato il modo di progettare, produrre e utilizzare la piastrella nelle ultime quattro decadi

In occasione dei quarant’anni di Cersaie, dal 25 al 29 settembre a Bologna Fiere, gli architetti Paola Navone, Diego Grandi e Ferruccio Laviani raccontano come è cambiato il modo di progettare, produrre e utilizzare la ceramica nelle ultime quattro decadi.

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Dalle prime sperimentazioni su formati e texture degli anni Settanta alle maxi lastre ultrasottili degli anni Duemila, dalla piastrella che reinterpreta altri materiali, come pietre e legni, alla ceramica che ritorna a raccontare se stessa, iperdecorativa e coloratissima.

Route 40: a Cersaie, un viaggio nel tempo per raccontare i 40 anni di evoluzione della ceramica e dell’arredo bagno

Per rivivere i 40 anni di evoluzione dell’arredo bagno e della ceramica, l’appuntamento è a Cersaie con Route 40, un percorso espositivo che racconta i prodotti, le aziende e le innovazioni caratterizzanti di questi quattro decenni, sottolineando i grandi cambiamenti avvenuti in ambito culturale, sociale, progettuale e produttivo.

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Curato da Davide Vercelli e progettato da Dario Curatolo, Route 40 si snoderà nei percorsi di Cersaie a partire dal Quadriportico - punto di presentazione e di raccordo concettuale del racconto – per proseguire in Galleria 21-22, 25-26 e nel Mall del Padiglione 37 con allestimenti che raccontano ciascun decennio.

Per cogliere le evoluzioni che si sono succedute, ne abbiamo parlato con gli architetti Paola Navone, Diego Grandi e Ferruccio Laviani.

Anni Settanta: le prime sperimentazioni su formati e texture

Ferruccio Laviani: “Fino agli anni Sessanta, la sperimentazione con la ceramica è abbastanza limitata, perché i formati sono standard. La grande evoluzione si ha negli anni Settanta, quando le aziende iniziano a produrre formati più grandi, come il 60x60 centimetri che, rispetto alle piastrelle tradizionali rettangolari, offre una visione più innovativa.

Si comincia a sperimentare con le texture: mi ricordo quando, da ragazzino, sfogliando una rivista di architettura, rimasi colpito da una pubblicità di un’automobile color rosso fuoco fotografata in un garage rivestito con le piastrelle 60x60 centimetri con un accenno di finitura metallizzata.

Sempre in quegli anni, se da un lato si esplorano finiture alternative alle monocromatiche, dall’altro si fa strada l’idea che la ceramica possa diventare mimetica o mimetizzante di altri materiali, un trend che resta in sordina per qualche decennio, ed esplode negli anni Duemila con l’invenzione del parquet ceramico.

L’emulazione, se ha fatto da volàno al comparto ceramico, però ha appiattito per un po’ di tempo le possibilità espressive della piastrella”.

Paola Navone: “Negli ultimi quarant’anni la ceramica ha vissuto importanti trasformazioni dal punto di vista tecnologico e produttivo. Per quanto riguarda la ricerca estetica, negli anni Ottanta in Italia si producono delle bellissime cartelle colore, cromie pensate per lo stile di quegli anni.

Poi, come spesso capita per i rivestimenti, anche la ceramica comincia a ispirarsi ai materiali naturali: si fa strada l’iperrealismo per riprodurre in ceramica, che è robusta, non si macchia ed è facile da mantenere, materiali che invece per loro natura sono più delicati come la pietra e il legno”.

Primi anni Duemila: la rivoluzione ultraslim

Ferruccio Laviani: “Agli inizi del Duemila, le aziende spingono sull’innovazione e realizzano lastre dai grandissimi formati, anche fino a tre metri per uno, e dagli spessori ultrasottili di pochi millimetri: una rivoluzione che permette di rivestire gli ambienti, interni ed esterni, con superfici ceramiche continue.

Grazie agli spessori sempre più sottili, da rivestimento architettonico la piastrella diventa una finitura di interior, una seconda pelle per personalizzare ogni parte della casa, dalle cucine ai tavoli e ai complementi”.

Diego Grandi: “Ho iniziato ad approfondire il tema ceramico vent’anni fa. Avevo notato che all’epoca, nel 2003, la piastrella era impiegata in zone della casa limitate, cioè il bagno e la cucina. Così, ho cominciato a immaginare il rivestimento ceramico in ambiti differenti: in camera da letto, in soggiorno, in corridoio, un po’ come accadeva negli anni Cinquanta e Sessanta, in cui si era più liberi di sperimentare, una libertà spazzata via dal minimalismo degli anni Novanta quando si prediligevano materiali naturali come rivestimento.

Nel 2003 abbiamo esplorato il piccolo formato e la tridimensionalità della monoporosa smaltata. Poi la grande rivoluzione: il sottile, soli tre millimetri di spessore, per lastre da tre metri per uno. La ceramica diventa un 'foglio' dalle incredibili potenzialità espressive, estremamente resistente”.

Paola Navone: “L’innovazione produttiva ha permesso spessori sempre più sottili, superfici più resistenti e formati megagalattici. Grazie alle nuove maestose dimensioni e alle elevate performance, la ceramica esce dalla dimensione domestica per contaminare altri luoghi tradizionalmente poco ceramici, come gli aeroporti e gli spazi pubblici.

Si sviluppano due filoni: le maxi lastre e il piccolo formato, che non si fanno concorrenza tra loro, ma si scelgono in base alle esigenze di spazio e di stile; a me, per esempio, sono sempre piaciute le piastrelle dal piccolo formato, decorative, irregolari, come fatte a mano”.

2010: la stampa digitale su lastra ceramica

Ferruccio Laviani: “Un’altra grande rivoluzione è la stampa digitale, che permette non solo di stampare immagini ad altissima risoluzione, ma anche di ottenere superfici tridimensionali ed effetti che offrono al tatto la percezione del materiale che si vuole rappresentare, come per esempio la pietra.

Oggi la piastrella non ha più limiti, né per spessori, né per formati, si può immaginare un’intera facciata ceramica stampata a partire da un unico file, con pattern come vuoi, dove vuoi e grandi quanto vuoi".

Diego Grandi: “Intorno al 2010 viene introdotta la stampa digitale su lastra, tecnologia che inizialmente offre una resa cromatica carente, mentre oggi restituisce in modo fedele sfumature, texture e tridimensionalità. Io sono sempre un po’ scettico sull’emulazione dei materiali 'altri', ma la ceramica effetto legno e pietra rappresenta una importante alternativa alle materie naturali e una valida soluzione sostenibile".

Paola Navone: “La stampa digitale cambia radicalmente il modo di disegnare, pensare e produrre la ceramica. Noi interpretiamo la tecnologia in modo poetico e artigianale, valorizzando quelle imperfezioni che ricordano il fatto a mano. In cottura, un attimo di temperatura in più non controllata può fare disastri ma anche meraviglie”.

Verso una produzione sostenibile

Diego Grandi: “L’attenzione all’ambiente oggi è un imperativo, tant’è che si sta lavorando per far sì che anche gli inchiostri per la stampa siano a base acqua”.

Ferruccio Laviani: “I marchi condividono una visione più sostenibile della produzione, e adottano metodi a basso impatto ambientale, a partire dalle temperature di cottura pensate per risparmiare energia”.

Dove va il design della piastrella

Ferruccio Laviani: “Dal punto di vista stilistico, oltre all’evoluzione delle finiture e della ricerca sofisticata di emulazione di altri materiali, c’è un ritorno a quella che è la natura della ceramica: un materiale con la sua identità, la sua bellezza e la sua forza espressiva, quindi oltre a lavorare sulle texture, ci si focalizza sulle finiture materiche della ceramica, con colori vicini alle cromie della natura.

Il futuro della piastrella? Sicuramente quello di poter avere formati che superano i tre metri. Inoltre, se una volta si usava una sola collezione per un ambiente, oggi si va verso il mix&match di diverse famiglie di prodotto, alternando per esempio finiture opache morbide con un finto legno, per creare una commistione di effetti e combinazioni che una volta erano impensabili.

Personalmente, la mia ricerca punta ad ampliare ed esplorare le gamme cromatiche, che negli ultimi anni si erano appiattite, e a lavorare sulla fuga, per valorizzarla e trasformarla in decoro, con colori a contrasto, esasperandola fino a farla diventare una griglia o, al contrario, negandola”.

Diego Grandi: “Tra i trend attuali, le superficie ceramiche effetto legno e pietra non più lisce e glossy, ma materiche, morbide al tatto e tridimensionali.

Torna il piccolo formato, anche quelli oblunghi, i 4-5 per 30 centimetri, lo smalto, il colore. In linea con le tendenze dell’arredamento, anche nel settore ceramico si evidenzia un ritorno della decorazione.

Se fino a qualche anno fa era molto diffuso il wallpaper ceramico digitale, cioè le maxi lastre stampate con disegni effetto carta da parati, adesso si gioca sul decoro tridimensionale, sul piccolo formato, la fuga anche a contrasto, i colori, i formati diversi, il lucido e l’opaco, le finiture metalliche.

Si guarda agli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, ai disegni geometrici, ma con nuances contemporanee e con smalti volutamente disomogenei, con la piastrella che da elemento piatto diventa tridimensionale”.

La ceramica diventa un elemento d’arredo

Diego Grandi: “La ceramica si trasforma in un vero e proprio elemento d’arredo, per personalizzare e impreziosire superfici ma anche rivestire oggetti e mobili.

I grandi formati, che prima erano soltanto proposti in lastre sottili da 3-6 millimetri, adesso raggiungono grandi spessori, fino a 2 centimetri, pensati per i piani da lavoro delle cucine.

Una delle ultime evoluzioni tecnologiche nell’ambito della ceramica su grandi formati è la venatura passante, cioè la riproduzione delle venature e striature della pietra e dei marmi in tutto l’impasto ceramico, rendendo l’effetto ancora più realistico.

Oggi l’architetto e l’interior designer hanno un’amplissima scelta, dalle maxi lastre da usare come seconda pelle al piccolo formato iperdecorativo.

Io utilizzerei in tutta la casa pavimenti della stessa collezione in modo continuativo, per avere maggior libertà nella scelte dei rivestimenti, enfatizzando solo alcuni punti, per esempio rivestendo solo la cucina, o la testata del letto, oppure creando una boiserie ceramica”.

Il cotto e il craft (da sostenere)

Diego Grandi: “La ceramica è come un alfabeto per comporre soluzioni attraverso decori e formati in base alla propria sensibilità e gusto estetico. A me piace la ceramica che racconta se stessa, senza emulare gli altri materiali.

A mio avviso si dovrebbe rivalutare a livello industriale anche il cotto, piastrella prodotta negli anni Ottanta e oggi meno e solo a livello artigianale. Su questo tema trovo interessante il lavoro di Cristina Celestino che reinterpreta moduli smaltati e in terracotta”.

Paola Navone: “Accanto agli sviluppi tecnologici, a mio avviso è interessante anche il craft, le mattonelle tradizionali che hanno mantenuto uno charme straordinario, le lavorazioni hand-made che rappresentano l’alta sartoria della ceramica, un prodotto che è molto difficile da copiare, meno sofisticato dal punto di vista tecnico, ma che custodisce quel germe di creatività che l’Italia deve tenersi ben stretto.

Penso che il settore ceramico, che è molto importante dal punto di vista economico per il nostro Paese, debba continuare a crescere seguendo le sue caratteristiche, l’ingegno, la creatività, l’artigianalità, l’innovazione ma senza fermarsi alla pura ricerca tecnologica, perché c’è chi è pronto a copiarci.

C’è bisogno di sensibilità, della capacità di saltabeccare tra un sogno e l’altro. L’Italia sta vivendo un momento di fragilità, il Covid ha fatto chiudere tante piccole realtà, quel che rimane bisogna coccolarlo. Voglio lanciare una proposta: le grandi aziende dovrebbero adottare i piccoli artigiani, per esempio per creare una prima linea ceramica.

Quando mi trovavo in Indonesia, il Governo locale proibì l’esportazione del rattan, la materia prima con cui si intrecciano i mobili, perché ad arricchirsi era soltanto chi vendeva gli arredi. Il Governo mise in piedi un sistema in cui le grandi aziende adottavano le piccole imprese.

Perché non fare una cosa simile nel settore ceramico, per sostenere gli artigiani che stanno scomparendo? Io adoro la ceramica, la superficie che riflette, sto facendo degli alberghi con dei 'tappeti' ceramici nelle camere da letto.

La piastrella è modernissima, è un momento magico per la ceramica, bisogna sostenere l’intero comparto e non lasciare indietro nessuno”.

Cover photo: Gigacer Terra, ha vinto il premio ADI come miglior prodotto della fiera. Viene prodotta negli spessori tipo 6 e 12 mm e nella foto è mostrata nei formati 120x120 e nella lastra 120x250. Si tratta di gres porcellanato tecnico, prodotto presso lo stabilimento a Faenza, quindi completamente made in Italy.

Disponibile nei colori: terra dolce (pavimento in foto), terra arsa, terra salina, terra calma. Si aggiunge Terra mista, una stratificazione delle quattro colorazioni disponibili (a parete in foto).