Un volume, curato da Virginio Briatore, ripercorrere il design Lavazza degli ultimi venticinque anni. Un design solido, forte nel carattere e leggero nel cuore, moderno e con un tocco umano

C’è Segno Lavazza, la collezione con la celebre tazzina in porcellana bianca firmata nel 1996 da Claudio Caramel e che riprende, capovolgendola, la geometria della “A” nel logo dell’azienda torinese. C’è il cucchiaino lanceolato e vuoto all’interno, perfetto per mescolare lo zucchero del caffè in tazza senza infrangerne la superficie cremosa, sviluppato dallo chef stellato Davide Oldani insieme al Training Center Lavazza guidato da Marcello Arcangeli: un esempio chiaro per spiegare davvero a chiunque che cosa vuol dire l’espressione coffee design. Ci sono, ancora, le macchine espresso per la casa e l’ufficio con cui dalla fine del secolo scorso milioni di persone nel mondo possono gustare un caffè come al bar.

Ma, soprattutto, ci sono i nomi e le facce della quarantina di designer che, in questi ultimi venticinque anni, hanno dato forma, corpo ed energia a una lunga teoria di prodotti, grafiche e pattern diventati patrimonio diffuso del made in Italy in tutto il mondo. Sì, le facce dei creativi: perché “prima vengono i designer. I prodotti vengono dopo. Che se ne sia più o meno consapevoli, una significativa parte del patrimonio storico, immateriale e reputazionale di un’azienda consiste nella qualità e nella varietà dei designer con cui l’azienda ha lavorato”, spiega Virginio Briatore, filosofo del design, storica firma di Interni e, dietro la dicitura di “consulente Lavazza per il design l’architettura e l’estetica”, motore del network alla base di questa storia felice.

È di Briatore l’idea di ripercorrere il design Lavazza - quello degli ultimi venticinque anni, quando cresce lo sforzo di una maggiore uniformità di linguaggio, senza andare a scapito della varietà - con un libro che, prima ancora dei prodotti, mostri i volti di chi è all’origine di un successo quotidiano. “Tutti i designer che hanno lavorato con Lavazza, anche quelli di cui forse ci siamo dimenticati, sono parte del patrimonio di attualità e storia dell’azienda e a tutti va il piccolo grande grazie che questo libro esprime”.

Il libro, non a caso, ha per titolo Lavazza Design People, perché è il fattore umano il denominatore comune alle storie di cura, dedizione e bellezza dietro ogni singola tazzina, cucchiaino o ingranaggio. E nel volume ce ne sono tante, di facce, quante ne bastano a farne una sorta di compendio del miglior industrial design italiano di questo scorcio di secolo. Dalla macchina del caffè Lavazza-Smeg di DeepDesign alla caffettiera Aladina di Cino Zucchi, il racconto si fa corale, accompagnato da fotografie, mappe e disegni che permettono di entrare nel vivo dei singoli progetti.

Il volume è anche l’occasione per scoprire che design non vuol dire soltanto forma, funzione, estetica, ma anche coerenza. “Stiamo creando Italian product design, nel migliore senso del termine” spiega Florian Seidl, a capo dal 2015 dell’Ufficio design Lavazza, struttura nata in quell’anno per portare una maggiore uniformità di stile senza penalizzare varietà e autorialità. “È stata una vera sfida creare questo ufficio da zero. Perché sebbene Lavazza sia sempre stata aperta al design e ad altre discipline creative, in passato non disponeva di una struttura interna dedicata. Grazie a partner esterni i progetti erano validi e stimolanti, ma forse a volte mancava coerenza nell’esecuzione e nell’esperienza dell’identità del marchio.

Ma questa identità può essere creata nel tempo. Ci ritroviamo nella tradizione di nomi importanti come Olivetti, Brionvega, forse Piaggio o Fiat. Lavazza Design prende questi eroi del design industriale italiano degli anni ’50 e ’60 come punti di riferimento e segue con orgoglio le loro orme. Amiamo i nostri prodotti e li progettiamo appassionatamente con le nostre mani, le menti e i cuori. Ergonomici e funzionali, mai troppo tecnici. Il risultato è un design solido, forte nel carattere e leggero nel cuore, moderno e con un tocco umano”. Design People, appunto.