Le lampade che ha progettato per IKEA riassumono perfettamente questa filosofia: un cerchio e una linea in metallo piegati che si applicano alla parete, con la luce che fuoriesce dal punto di incontro tra la lampada e il muro. "La luce è diffusa, non diretta. E riprende la forma dell’oggetto. È in qualche modo sorprendente perché sembra uscire per magia dal retro della lampada – duplicandone la presenza – che ha una valenza estetica da spenta e da accesa".
Estrarre la luce dalle cose non significa però progettare sempre e solo lampade. Anche se ha usato molto i neon ("li ho sempre preferiti ai led perché sono luce fatta oggetto e si possono quasi scolpire per creare atmosfere diverse"), Marcelis ha infatti al suo attivo arredi, complementi e oggetti che, grazie alla particolare lavorazione del materiale di cui sono fatti, emettono lampi, bagliori, riflessi, barlumi o riverberi.
Per capire cosa intende la designer quando parla di atmosfera, basta guardare la casa in cui vive con la sua famiglia a Rotterdam (la trovate ovunque sui social).
Uno spazio decisamente minimalista dal punto di vista architettonico ma pieno di oggetti dai colori sgargianti: giallo canarino, azzurro puffo, verde arlecchino. Dove un divano rosa che sembra un enorme marshmallow fa coppia con cubi e parallelepipedi in resina colata e lucidata sparsi ovunque (sono i suoi famosi Candy Cubes, vendutissimi nelle gallerie), mentre specchi, lampade e sculture punteggiano le pareti.
Tutto sembra in perenne mutamento, perché la luce gioca su ogni superficie generando cromie diverse e riflessi inaspettati.