Con le sue limited edition, Sabine Marcelis gioca con la luce e i materiali, alla ricerca dell’attimo sospeso che accende la meraviglia. E ora, con IKEA, tenta la sfida della produzione di serie

Quando Sabine Marcelis studiava industrial design, i concept che presentava ai docenti si riassumevano sempre in una riga di testo.

"I miei compagni di corso portavano dei papiri", ci ha detto quando l’abbiamo incontrata virtualmente qualche settimana prima del FuoriSalone 2022, dove ha presentato una collezione di luci per IKEA e un’installazione ad Alcova. "Non ho mai capito questo dilungarsi nelle spiegazioni dei progetti. Forse sono troppo pragmatica, ma parto dall’idea che se qualcosa non si può sintetizzare in poche parole manca di sostanza".

In questo ricordo dei tempi degli studi c’è tutta la poetica di questa giovane creativa (classe 1985, olandese, nata e cresciuta in Nuova Zelanda), che da anni realizza progetti interessantissimi estraendo luce dai materiali più diversi – dal vetro alla resina, dal marmo al metallo, dall’acqua alla lana.

Qualche esempio? Fontane su blocchi di resina montati su travertino (per Fendi, nel 2018), una chaise longue in vetro colorato curvato e marmo (per il Padiglione di Barcellona di Mies van der Rohe, 2020), tubi al neon piegati e incastrati nella resina (per diverse gallerie), tappeti che sembrano pennellate, capaci di trasformare qualsiasi pavimento in una enorme tela (per CC-Tapis).

E Monumental Wonders, presentato ad Alcova al FuoriSalone: un bagno monolitico realizzato usando nove diversi tipi di onice di Solid Nature, da ammirare da diverse angolazioni come una scultura."Cerco la bellezza nelle cose. I miei oggetti hanno lo scopo di trasformare la normalità in un momento d’eccezione: quello in cui inizia l’emozione e lo spazio abitativo si riempie di atmosfera. Per arrivare a questo attimo sospeso vado a sondare la luce nei materiali ed esploro i modi per farla uscire", spiega.

Le lampade che ha progettato per IKEA riassumono perfettamente questa filosofia: un cerchio e una linea in metallo piegati che si applicano alla parete, con la luce che fuoriesce dal punto di incontro tra la lampada e il muro. "La luce è diffusa, non diretta. E riprende la forma dell’oggetto. È in qualche modo sorprendente perché sembra uscire per magia dal retro della lampada – duplicandone la presenza – che ha una valenza estetica da spenta e da accesa".

Estrarre la luce dalle cose non significa però progettare sempre e solo lampade. Anche se ha usato molto i neon ("li ho sempre preferiti ai led perché sono luce fatta oggetto e si possono quasi scolpire per creare atmosfere diverse"), Marcelis ha infatti al suo attivo arredi, complementi e oggetti che, grazie alla particolare lavorazione del materiale di cui sono fatti, emettono lampi, bagliori, riflessi, barlumi o riverberi.

Per capire cosa intende la designer quando parla di atmosfera, basta guardare la casa in cui vive con la sua famiglia a Rotterdam (la trovate ovunque sui social).

Uno spazio decisamente minimalista dal punto di vista architettonico ma pieno di oggetti dai colori sgargianti: giallo canarino, azzurro puffo, verde arlecchino. Dove un divano rosa che sembra un enorme marshmallow fa coppia con cubi e parallelepipedi in resina colata e lucidata sparsi ovunque (sono i suoi famosi Candy Cubes, vendutissimi nelle gallerie), mentre specchi, lampade e sculture punteggiano le pareti.

Tutto sembra in perenne mutamento, perché la luce gioca su ogni superficie generando cromie diverse e riflessi inaspettati.

"Se gli oggetti sono pensati per interagire con la luce e con lo spazio, chi se li mette in casa ha la possibilità di farli vivere secondo il proprio gusto”, dice Marcelis.

Ecco perché, per IKEA, ha progettato anche una serie di oggetti per la casa, che verranno svelati più avanti nel corso di quest’anno. "Li ho concepiti con l’idea che fossero cangianti, in grado di attivarsi per realizzare atmosfere vibranti nell’ambiente domestico, sfruttando la luce naturale e i giochi che questa crea sulle superfici. Sono oggetti per chi ama decorare il proprio ambiente, cambiarlo, e vivere in perfetta sintonia con il suo sentire".

Anche se è conosciuta soprattutto per gli oggetti che esegue nel suo studio e poi vende nelle gallerie di tutto il mondo, Sabine Marcelis ci tiene al suo background di industrial designer. "Perché mi interessano le tematiche del progetto: i motivi per cui si arriva a una certa forma e a realizzarla, quali materiali utilizzare e come portarli a dare il massimo di sé".

La sua collaborazione con Ikea è la prima per una produzione su larga scala.

"È stata un’esperienza molto diversa rispetto a quelle a cui sono abituata, che mi ha riportata alla mia formazione", spiega (ha studiato alla Victoria University of Wellington, in Nuova Zelanda, e alla Design Academy Eindhoven). "La sfida, infatti, era quella di creare lo stesso effetto di meraviglia che cerco con i pezzi che realizzo per le gallerie, ma tenendo conto delle limitazioni dovute alla produzione di serie e al contenimento del prezzo.

Non è stato facile per i tecnici di Ikea arrivare a un’ottimizzazione come quella a cui sono finalmente giunti, perché, anche se ci sono stati dei compromessi, su una cosa sono stata irremovibile: non volevo che in alcun modo la luce – che è a led – fuoriuscisse a puntini.

Nel primo prototipo era così, in quello che invece entra in produzione la luce è piena, unita, direi magica come ci si aspetterebbe da un pezzo da galleria. Abbiamo lavorato molto anche sul packaging, perché venisse ridotto ai minimi termini: un altro tema che ovviamente non avevo mai affrontato".

Il colore è un altro elemento fondamentale nella poetica di Marcelis.

"Ne ho fatto il centro della mia re-interpretazione del Vitra Schaudepot, presentata a maggio, dove ho sistemato le 400 opere esposte ordinandole per colore". Potrebbe sembrare una trovata ‘instagrammabile’ ma, seppure decisamente social media friendly, la curatela di Marcelis, come tutto quello che fa, ha uno scopo didattico ben preciso.

"L’organizzazione per cromie di Color Rush! dimostra perché un’attenta scelta di tonalità e sfumature è centrale nel design e nella progettazione degli interni: i colori naturali, per esempio, tendono a suggerire un’atmosfera accogliente; le tinte accese rappresentano atteggiamenti non convenzionali; superfici grezze e non verniciate possono esprimere una filosofia minimalista o purista".

Un’altra idea semplice, articolata in una soluzione che riempie gli occhi e il cuore.