I brand design oriented prendono sul serio i temi dell’agenda 2030 per la sostenibilità. Un appuntamento a cui nessuno vuole mancare, né i progettisti, né le aziende né, soprattutto, il pubblico. Il design da questo punto di vista è un aggregatore d’eccezione. La visione organica dei cicli produttivi, l’istinto all’esplorazione e alla ricerca del design mindset, la sensibilità umanistica sono tutte qualità che rendono il progetto una delle strade privilegiate verso la green transition. Il motore per affrontare investimenti e rischi è la volontà, così all'agenda ONU si affiancano anche scelte etiche e l'adesione ai protocolli B Corp. A molto servono le scelte politiche e istituzionali che rendono il lavoro del singolo significativo e impattante. Ma iniziare è davvero una questione di scelte. Lo sostiene anche Ursula Tischner, founder di Econcept e una delle prime designer a occuparsi di ecologia e sostenibilità in Europa: “La transizione delle aziende verso valori etici e sostenibili non è un incidente, è un atto di volontà. Gli imprenditori e i manager desiderano fare la cosa giusta e lasciare un mondo migliore a chi verrà dopo”. Lo dimostra il grande sforzo progettuale e produttivo del made in Italy. I brand storici si orientano verso un nuovo modo di produrre e di gestire le imprese. Mentre quelli nuovi partono già con un pensiero diverso, non solo votato alla carbon neutrality ma a diffondere benessere e sviluppo umano.