Con Pigmenti, di Ferruccio Laviani, Lea Ceramiche propone una virata decisa verso colore e materia

Lea Ceramiche ha deciso di anticipare la kermesse del Cersaie per presentare la nuova collezione Pigmenti di Ferruccio Laviani.

Spiegare un progetto come questo ha in effetti bisogno di un tempo dedicato, come quello di un press tour a Fiorano Modenese. Mezza giornata per capire come nasce Pigmenti, il contesto tecnologico, industriale e, al contempo, la ricerca del risultato estetico.

Una superficie tattile

Pigmenti è frutto di una scelta che Ferruccio Laviani porta avanti con grande caparbietà.

"Ho proposto a Lea di abbandonare definitivamente la mimesi, il gioco dell’imitazione a cui la ceramica si presta con flessibilità" spiega il designer. "Mi interessava invece lavorare sulla radice della materia, la terra.

Mi sono ispirato al lavoro sulla superficie di David Tremlett e Sol LeWitt, in cui la manualità lascia una traccia nella materia e il colore si fonde con la sua trama".

Lea Ceramiche è il brand della ricerca progettuale

Chiariti i riferimenti estetici, il grande lavoro è stato fatto da Lea Ceramiche: "Lea ha sempre cercato un’interpretazione originale dei trend, di sicuro è il brand di Panariagroup più focalizzato sulla ricerca", commenta Emilio Mussini, presidente del gruppo.

"Pigmenti è stato un lavoro difficile ma stimolante: volevamo caratterizzare in modo innovativo la linea produttiva di Slimtech, ma lavorare su spessori di 3,5 millimetri e arrivare all’effetto pensato da Laviani è stato sfidante".

La soluzione è arrivata dalla ricerca tecnologica e non è strano. Da sempre la ceramica industriale evolve sull’onda dell’innovazione produttiva.

Effetto naturale e ricerca tecnica

La piastrella normalmente ha una superficie uniforme, con un grado di brillantezza più o meno intenso a secondo dello smalto utilizzato. Pigmenti è sicuramente un prodotto di rottura, che cerca invece un effetto poroso, naturale, artigianale.

"Non ci saremmo arrivati senza la collaborazione con Ferruccio Laviani", conclude Emilio Mussini. Che ricorda il legame di Lea Ceramiche con il design a partire dai primi anni del Duemila: Diego Grandi, Fabio Novembre, Philippe Nigro, patrick Norguet e infine Laviani sono stati gli autori di collezioni sempre focalizzate all’avanguardia progettuale e architettonica.

Ferruccio Laviani: "Una collezione da interpretare liberamente"

"Volevo un effetto che ricordasse la spatolatura, le sue imperfezioni. Una volta affinato questo  aspetto abbiamo sistemato la gamma cromatica", racconta Laviani. La palette finale rappresenta una ricerca filologica, e in una certa misura audace, dei colori che caratterizzano l'architettura urbana e quella degli interni.

Infine c’è una parte più di tendenza. In totale dodici cromie sature, inusuali, che nella volontà di Laviani saranno d’ispirazione per interpretazioni personali.

"Per il momento ci siamo fermati al colore uniforme, con l’idea di lavorare sul concetto di mosaico di grandi dimensioni, con una dichiarazione estetica e cromatica molto forte e riconoscibile".