La storica maniglia nata negli anni 60, rinasce reinterpretata e attualizzata dall'architetto Francesco Lucchese

Aprire una porta. Poi chiuderla. E poi ancora riaprirla. Quante volte compiamo questo gesto ogni giorno? E per aprire, chiudere, dischiudere, richiudere, socchiudere utilizziamo le mani. E, insieme alle mani, la maniglia. Un oggetto che può essere discreto, appena accennato o dalla forte personalità, talmente usuale che spesso finisce per essere poco considerato, quasi sottovalutato. La maniglia (dal latino “manicula”, diminutivo di “manua” ovvero manciata ciò che riempie la mano) ha sempre avuto un rapporto vincolante con l'arto umano. Insomma, con le maniglie dobbiamo fare i conti quotidianamente. Se poi, oltre che funzionali e tecnologicamente all'avanguardia, sono anche belle da guardare e piacevoli da toccare e impugnare, allora il semplice atto di aprire una porta può anche diventare un piccolo piacere.

Da fabbri e artigiani ad architetti e designer

Ma quando nasce la maniglia? Esiste una data: il 1878, quando l’inventore americano Osborn Dorsey ne registra negli Stati Uniti il primo brevetto. Prima, per spingere o tirare una porta si utilizzavano sporgenze oppure barre. Nei decenni successivi, la maniglia rimane un elemento architettonico di cui si occupano fabbri o artigiani. Solo a inizio 900 gli architetti iniziano a progettare maniglie: Walter Gropius, nel 1923, ne disegna un modello diventato uno dei simboli del modernismo, tra i primi oggetti prodotti dalla Bauhaus a essere commercializzato.

Eccellenza del made in Italy

La maniglia è uno di quei prodotti destinati a durare nel tempo, caratterizzati sia dalla bellezza estetica sia da funzionalità e qualità. Frutto della creatività di architetti e designer che, collaborando con aziende all'avanguardia, hanno scritto la storia del design con pezzi diventati iconici. Tra le eccellenze del made in Italy, Ghidini (fondata nel 1929 da Pietro Bosco Ghidini) rappresenta una lunga storia di maniglie e coordinati. Lo sviluppo dell’azienda si inserisce nella tradizione artigianale e industriale che caratterizza la Val Trompia. Nel 1950 l’ingresso in azienda della seconda generazione porta alla creazione di nuovi stabilimenti e a un costante processo di innovazione tecnologica. Attualmente, una serie di acquisizioni ha portato all’organizzazione di una più vasta realtà produttiva riunita sotto il brand Ghidini Group che oggi, a inizio 2023, presenta la nuova versione di Farfalla, maniglia nata sessant'anni fa.

Un creativo a 360 gradi

Ghidini ha scelto Francesco Lucchese per questo progetto di restyling. L'architetto progetta per aziende italiane e internazionali del settore dell’arredo, affrontando il design di prodotto nella sua totalità curando gli aspetti correlati attraverso la direzione artistica e includendo strategia di marketing, progetto di brand identity, showroom e corner espositivi, curatela di mostre, campagne pubblicitarie e shooting fotografici.

Il ritorno di Farfalla

Negli anni 60, prima parvenza di design domestico, quasi tutte le porte delle abitazioni di Milano montavano la maniglia Farfalla in zama pressofusa e cromata, dalla forma che ricordava le ali di una farfalla. Oggi l'azienda la ripropone nella nuova interpretazione dell’architetto Lucchese che l'ha attualizzata, stilizzandola con linee più smussate e volumi più solidi, con l’impugnatura più ergonomica e ampia, con una ricerca cromatica che amplia la selezione di finiture, in un mix tra il mood dei favolosi Sixties e le tendenze contemporanee dell’interior design. Una vera e propria metamorfosi che trae ispirazione sempre dalla natura e trasforma il prodotto in elemento architettonico di design.

Una partnership importante

Distributore di Farfalla è Tecnomat, partner fidelizzato di Ghidini in questa fase di lancio del prodotto. Una partnership che vuole coinvolgere il pubblico degli architetti ai quali Tecnomat si rivolge per dare risposta concrete a specifiche esigenze progettuali.