C’è un prima e un poi, in quella disciplina sempre più cruciale che è il design degli allestimenti. In mezzo, l’esplosione del digitale, che spinge a ripensare il concetto stesso di mostra e scava una distanza profonda tra due approcci diversi: quello più didascalico, dove l’oggetto è protagonista, e l’altro, votato allo show, in cui il driver non è l’opera o il prodotto, ma l’esperienza creata intorno. “Il digitale ha cambiato per sempre le carte in tavola”, conferma Italo Rota. “Che si tratti di mostre d’arte o di allestimenti di collezioni e archivi o, ancora, dell’esposizione di arredi a una fiera, è impossibile non fare i conti con la natura umana sempre più risolta nell’incontro tra la dimensione fisica e quella virtuale”. L’architetto sta per archiviare un anno speciale, diviso tra il Padiglione Italia a Dubai e il completamento del Palazzo dei Musei a Reggio Emilia, quest’ultimo un caso ambizioso di nuovo concept espositivo. Qui Rota ha unito in un contenitore da vivere come un film materiali e storie lontanissime per genere ed epoca, in equilibrio tra esposizione ed esibizione, emozione e scienza, spettacolo e didattica. “Con i conservatori del museo, super specialisti nelle loro discipline, abbiamo formato un team per far sì che tutto il patrimonio entrasse in una narrazione con basi scientifiche ferree, ma che la fruizione del percorso fosse anche un’esperienza unica, come un film in 3D”.