Recupero, metamorfosi, trasposizione, scoperta di correlazioni inedite. Molte sono le vie che portano i designer a inventare i materiali, traendoli dalla natura e dall’industria

“Mi ricordo che quando feci quel quadro pensai: come faccio a dare l’idea dell’aria pelosa che ha un vestito di flanella? E d’un tratto mi dissi: ci metto la polvere. E guarda se non sembra un vero e proprio vestito di flanella!”.  (da Francis Bacon, La brutalità delle cose. Conversazioni con David Sylvester, Quaderni Pier Paolo Pasolini, Associazione Fondo Pier Paolo Pasolini, 1991, p. 154).

Gli autori sono sempre stati grandi inventori di materiali. Quando, tra le materie prime a disposizione, non esiste quella che risponde alla loro idea, i progettisti la inventano. Molte sono, infatti, le materie nate da conversioni, trasformazioni, mescolanze, trasposizioni da un contesto a un altro. In queste metamorfosi c’è sempre la traccia del punto di partenza e i materiali che ne risultano sono speciali perché portano con loro la storia che li ha generati. In questa ‘materioteca’ proviamo non solo a raccontare alcune delle loro storie, ma anche a tracciare modalità condivise che possono diventare capitoli di un prontuario o, meglio, campioni e tipologie di un catalogo.

Di necessità virtù

La scarsità di materia prima può divenire uno straordinario stimolo per l’invenzione di nuovi materiali. Uno dei casi più interessanti che ci offre la storia del ’900 è quello dei materiali ‘autarchici’. A partire dal 1935, in conseguenza della guerra in Etiopia, l’Italia si ritrova senza molte risorse d’importazione e deve inventarsi soluzioni alternative. Alla VI Triennale nel 1936 vengono lanciati concorsi e progetti che esaltano materiali come il cristallo Securit, la Faesite (un impasto di fibre di legno), il Linoleum (fatto con olio di lino, farina di legno e di sughero e pigmenti su un tessuto di juta naturale) o l’Anticorodal (insieme di leghe di alluminio). Un discorso a sé meriterebbero le fibre tessili tra le quali spiccano il Raion, derivato dalla trasformazione di fogli di cellulosa da legno simile alla seta, e il Lanital, un filato ricavato dalle proteine del latte al quale il futurista Marinetti dedicherà nel 1937 Il poema del vestito di latte, con la grafica di un giovane Bruno Munari.

Scarti organici

L’industria alimentare può essere una miniera di materiali nuovi. Vasellame derivato dalle bucce d’arancia e dai fondi di caffè o pelli di pesce dell’industria ittica usate come rivestimento: sono solo esempi di come gli scarti, derivati da processi che hanno volumi così ingenti come quelli del comparto alimentare, sono stati guardati dai progettisti come opportunità di riciclo dal grande potenziale in termini di sostenibilità. Non sempre queste proposte, nate dalla ricerca, sono poi effettivamente entrate nell’universo delle materie prime di uso corrente; ma la loro sperimentazione ha acceso una luce nuova sui potenziali del riuso e certamente hanno svolto il ruolo di apripista. Soprattutto il mondo delle bio-plastiche (basti pensare al mater-bi) è costellato di casi in cui la derivazione organica degli elementi ha ricucito il legame con le ricerche della chimica organica, che spesso si erano interrotte con l’avvento dei derivati del petrolio e che oggi si riavviano proponendo valide alternative.

A volte i materiali vengono immaginati dai progettisti mettendo in relazione qualità di materie apparentemente lontane. Oppure studiando nello specifico, quasi come scienziati, le peculiarità intrinseche di materie già note, disvelandone proprietà altrimenti poco sfruttate."

Transfer materici

Quello del cambio di contesto è uno dei metodi progettuali più utilizzati, soprattutto nel design italiano del dopoguerra. Molti i casi che hanno fatto storia tra i materiali che vengono trasportati da altri contesti in quello del prodotto e dell’arredo: il nastrocord che nasceva dagli pneumatici (Arflex) o la Lycra delle calze femminili della Falkland di Munari (Danese). E anche la Blow di De Pas, D’Urbino e Lomazzi, grazie all’intuizione di Aurelio Zanotta, deve molto al PVC gonfiabile della Mucca Carolina. Spesso dietro a questi trasferimenti di contesto c’è l’incontro fortuito, la curiosità del progettista/imprenditore o la sua profonda conoscenza di realtà produttive e tecniche diverse. Quest’ultimo è il caso di molta parte dei progetti di Alberto Meda che, forte della sua prima formazione da ingegnere e della sua esperienza tecnica dentro aziende come Alfa Romeo, spesso ha trasferito materiali performanti nel mondo dei trasporti dentro a progetti domestici. Accade così che, in virtù delle sue caratteristiche di accumulo di calore a lento rilascio, il materiale ceramico degli Shuttle sia stato utilizzato per lo scaldavivande Kalura di Alessi, portando tale materiale dalle stelle alla tavola.

Metamorfosi di recupero

Sempre più spesso i designer contemporanei usano materiali che derivano dal recupero specifico di altre materie prime esauste. Non si tratta quindi di un semplice riciclo, dove la materia viene recuperata e rigenerata tramite fusione. Qui si tratta di utilizzare una determinata materia e di farle compiere una metamorfosi. È il caso del polistirolo derivato dall’imballaggio delle mozzarelle di bufala campana che Gaetano Avitabile, alias Tana Design Studio, ha trasformato in una seduta dalla stratificazione multicolor. Oppure del britannico Tom Robinson che realizza una nuova plastica, questa volta ottenuta dai tasti delle tastiere da computer e, come tale, disponibile in bianco o nero a seconda della colorazione originale.

Molte sono le materie nate da conversioni, trasformazioni, mescolanze, trasposizioni da un contesto a un altro. In queste metamorfosi c’è sempre la traccia del punto di partenza e i materiali che ne risultano sono speciali perché portano con loro la storia che li ha generati."

Super-poteri

Nel suo celebre saggio Fantasia, Bruno Munari teorizza le “relazioni che il pensiero fa con ciò che conosce”, e porta l’esempio dell’associazione tra vetro e gomma, immaginando l’invenzione di un vetro elastico e di una gomma trasparente. A volte, infatti, i materiali vengono immaginati dai progettisti mettendo in relazione qualità di materie apparentemente lontane. Oppure studiando nello specifico, quasi come scienziati, le peculiarità intrinseche di materie già note, disvelandone proprietà altrimenti poco sfruttate. Così nascono materiali con i ‘super-poteri’: marmo che diventa elastico (come nella seduta Foglio di Lorenzo Damiani) o merletti che si fanno strutturali (Crochet Chair di Marcel Wanders). Ma anche il comune rame che viene potenziato per enfatizzare la qualità più ricercata del momento: l’antibattericità (De Castelli). In questo caso la materia si fa nostra amica e ci aiuta a purificare la nostra pelle proprio attraverso il paventato contatto fisico, riportandoci il piacere di una tattilità da non temere.