Il design in scena a Venezia per la Biennale di Architettura di Lesley Lokko è un viaggio nel spazio e nel tempo.
Si va dal progetto per la costruzione di una coscienza ambientale che trova nell’isola della Certosa il suo habitat naturale alla scoperta del fascino dell’autoesotismo, che nella prossimità ritrova un rinnovato piacere valoriale. Dalle indagini sulle potenzialità (esauste) di materiali prefiniti e industriali, giunti nell’era post covid al capolinea, alla contemplazione di piccoli gioielli artigianali che raccontano oggi dei saperi di ieri.
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Perché Venezia - la Laguna - è il luogo ideale dove far planare mostre concettuali e polifonie progettuali, installazioni site-specific ed eventi multiculturali, aperte a tutte le specie. Le firme sono di nomi importanti, il linguaggio più che mai eclettico, di rottura rispetto alla tradizione, e la fruizione libera, accessibile, democratica.
Capita di accomodarsi in vaporetto e trovarsi a discutere con Emanuele Coccia e Studio Ossidiana del comune senso di playground. Mentre Domitilla Dardi annuisce, puntualizzando di tanto in tanto che anche i Fosbury Architecture potrebbero dire la loro.
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Oppure varcare la soglia di palazzi antichi, salire una manciata di gradoni, e scoprire il fascino della luce che accarezza minuscoli grani di sale marino per farsi dipinto: te lo racconta Michele, giovane gallerista appassionato, un passato in LA e un presente in Campo Santo Stefano dove si apre generoso all’estetica disfunzionale. E te la spiega.
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Per non parlare del fascino esotico della Bocciofila di Dorsoduro: uno spazio verde e sospeso nel verde dove tornare bambini, tra specchi iperdecorati, colate di cemento primitivo e totem di mobili blu.
Il design in Laguna è tutto e il contrario di tutto: una comunità di filosofi, pensatori e creativi che come novelli Pollicino lasciano scampoli di se tra una calle, una fondamenta, un rio e una salizada. Seguirne le tracce è un ancora un modo, divertente e bellissimo, di fare comunità.
La Natura in BioGrounds, un progetto a cura di Domitilla Dardi per Maxxi
Siamo all’isola della Certosa, ci si arriva comodi dai Giardini de La Biennale. Dev’essere anche per il patrimonio ambientale, ricco di boschetti di pioppi neri e frassini, e di specie arboree e arbustive che Domitilla Dardi, storica e curatrice del progetto l’ha scelta.
E qui, per il Maxxi e in collaborazione con Vento di Venezia e il Teatro Stabile del Veneto, ha fatto planare tre installazioni pensate per per stimolare una nuova coscienza ambientale.
Non a caso spiccano nomi importati del dibattito tematico contemporaneo: Andrea Anastasio in dialogo con Angela Rui, i Formafantasma con Emanuele Coccia e Beka&Lemoine con Stefano Mancuso. Di Studio Ossidiana l’intervento site-specific per il Progetto Alcantara.
Accanto all’antico chiostro del convento, bene vincolato e unica testimonianza dl complesso monastico della Certosa demolito in epoca napoleonica, lo sguardo è catturato dalla geometria di un sistema di tende retto da leggera struttura metallica: è Seed Bed, un giardino in divenire.
Si tratta di un ambiente protetto pensato per favorire l’interazione tra specie umana e non umana: gli uccelli migratori, fondamentali per la biodiversità, e i visitatori che lanciando semi, la nutrono. Sino al 15 ottobre 2023.
La Materia in Inox Detox, la collezione di Soft Baroque
Il duo designer londinese sceglie Barbati Gallery, la galleria di Michele Barbati, inaugurata lo scorso anno in occasione della Biennale d’Arte, per presentare una nuova serie di oggetti: Inox Detox è una collezione di oggetti disfunzionali che traducono la presenza, a volte gratuita, di tubi standard in acciaio inox nella nostra quotidianità.
È così che nelle mani di Nicholas Gardner e Saša Štucin, i corrimano diventano catene decorative per interni domestici, ma anche microarchitetture resistenti per scocche in plexiglass e piercing a contrasto su muri importanti.
Sono oggetti che si sforzano di non avere un’estetica, ma si fanno manifesto di una tendenza e di una pratica architettonica che sembrano aver raggiunto un punto morto.
A questo materiale comune, manipolato, tagliato a laser e piegato fanno da contrappunto i dipinti di tempera e acqua marina dell’artista americana Tara Walkers che con Sailing for the Garden Party avvolge di luminescenza le sale di questo spazio pazzesco. Sino all’11 agosto 2023.
La tradizione in ‘Massimo Micheluzzi al Negozio Olivetti’, a cura di Cristina Beltrami
Siamo nel locali dello storico Negozio Olivetti, in piazza San Marco, dal 2011 affidato alla cura e alla gestione del Fai. Immergersi nell’architettura di Carlo Scarpa è sempre un’emozione che toglie il fiato, e questa collezione di 44 vasi realizzati da Massimo Micheluzzi non è da meno: eseguiti in opus sectile e mosaico in vetro soffiato, sono gioielli da sfiorare con lo sguardo.
Veneziano, maestro d’arte e mestiere, Micheluzzi ha realizzato questa famiglia con un processo complesso che parte dalla creazione di una piastra composta da tessere di vetro, fissate da un primo passaggio ad alta temperatura e successivamente soffiata secondo la tradizionale tecnica muranese.
Il senso del progetto (e dell’esposizione) non sta nella riproposizione dei moduli scarpiani e non è un tributo all’architetto. Piuttosto è il racconto della condivisione delle medesime radici, ovvero la cura dei dettagli, tanto cara anche a Scarpa, senza perdere la visione d’insieme: la città di Venezia. Sino al 24 settembre 2023.
Spuma/ Space for the Arts
È la prima delle quattro location scelte da Francesca Giubilei e Luca Berta per Auto-Exotic, la quarta edizione di Venice Design Biennial, l’evento indipendente che mette in dialogo il design con il linguaggio della Laguna.
Il tema dell’auto-esotismo, scelto dalla coppia di curatori, nasce dall’esigenza post pandemica di riappropriarsi delle origini culturali di prossimità: esotico è tutto ciò che è lontano, non tanto in termini di distanza fisica, quanto mentale.
I pezzi in mostra alla Fondamenta San Biagio, alla Giudecca, pur esibendo una forte connotazione artigianale, indagano la forza universale del materiale: i mattoni di Groovido e la pietra di Millim Studio sono elementi puri che definiscono un’idea di casa primitiva. Che resiste alle ere, alle tendenze, allo scorrere del tempo.
“Il declino della globalizzazione indica che il limite del processo di espansione è stato raggiunto: se non c’è più un esterno da conquistare, la soluzione è auto-colonizzarsi”, parola di curatrice. Sino a 18 giugno 2023.
Sparc* / Spazio Arte Contemporanea
Siamo in Campo Santo Stefano, poco distanti da Barbati Gallery. Qui va in scena la Auto-Exotic Home, la casa auto esotica progettata dai curatori di Venice Design Biennial: un appartamento al primo piano di un edificio d’epoca arredato con pezzi dalla forte connotazione artigianale.
“Ciascuno dei 70 designer selezionati ha una cifra autoriale molto spiccata”, ci spiega Francesca Giubilei, “che racconta della cultura d’origine di ciascuno di loro”.
Ci sono i totem di bambù, tipici del craft thailandese, vasi di terra cotta libanese e scampoli di cultura berbera. Ma anche tappeti che traducono in decoro la simbologia sacra del buddismo e tessuti strutturati che catturano l’energia solare per farsi pannelli nomadici.
Esempi tutti diversi che restituiscono dell’esotico altrettanti punti di vista. Sino a 18 giugno 2023
Bocciofila di San Sebastiano
Ma l’esotico, per un veneziano in dialogo con il mondo, è atterrare con il proprio evento nella Bocciofila di San Sebastiano, a Dorsoduro.
Qui, tra i pezzi di Elena Salmistraro, Lucia Massari e Aina Kari è possibile giocare una partita di bocce con gli appassionati delle calli limitrofe.
Ancora una volta, l’obiettivo della Venice Design Biennial è quello di coniugare la scoperta del design ad alta intensità curatoriale con l’esperienza della città. Lagunare e definitivo.