In Italia, l'universo artigianale ora mette a sistema sapere, talento e generosità per formare le giovani generazioni. In bottega e in università

“Con la chiusura dei laboratori degli istituti d’arte, si è perso l’ultimo presidio dedicato alla ricerca e alla sperimentazione nell’ambito dell’artigianato artistico”, così scrive Ugo La Pietra in Lithos. Pietre marmi mosaici nell’artigianato artistico contemporaneo (Ed. Fondazione Cologni, Marsilio, 2023).

Il libro fotografa lo sguardo inedito di un grande autore su una secolare tradizione artigiana diffusa: quella delle pietre. Sarà per colpa della grande crisi del 2008 che ha sdoganato un modello di vita autarchico, ma siamo tutti più ‘ingaggiati’ dalle tematiche artigianali, e a ben guardare gli interni domestici, non è raro trovarli punteggiati da oggetti in terra cotta e tessuti dall’ordito prezioso, metalli battuti e fibre naturali intrecciati: segni contemporanei attualissimi che restituiscono echi di genius loci.

La loro esistenza (dall’anima evocativa), è una traduzione tridimensionale di un folklore locale che si fa universale, per attraversare con le mani tempo e spazio in nome di una sperimentazione autentica.

Artigianato: il craft come evoluzione di una specie disciplinare

“Decenni di esperienze per indagare il materiale spingendolo al limite delle possibilità di impiego, come, ad esempio, abbiamo potuto vedere con l’alabastro, nei laboratori dell’Istituto Statale d’Arte di Volterra, ormai non sono più praticate”, continua La Pietra, denunciando come nel corso degli anni si siano progressivamente spenti i luoghi del saper fare.

“In questi ultimi anni, si sono sviluppati altri percorsi per avvicinare la cultura progettuale alle risorse dell'artigianato ancora vitali”, percorsi che oggi puntano su nuovi format di formazione e promozione dell’hand made, a misura di territorio e di attualità.

In questo Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte rappresenta un punto di riferimento per il sistema artigianale italiano e straniero.

Non solo per gli eventi che mette a terra (da Homo Faber a Venezia, a Doppia Firma a Milano sino a includere ArtiJanus/ArtiJanas (ne abbiamo parlato qui) ad Alghero), ma per il network che nel corso degli anni è stata in grado di costruire.

Alberto Cavalli, nei quindici anni nel ruolo di Direttore Generale di Fondazione Cologni, ha lavorato alla costruzione di una precisa visione: mappare il patrimonio artigianale, evidenziare e riconoscere i talenti, tramandare il saper fare e tutelare la disciplina.

La Sardegna: un caso studio

“Insieme a Barbara Cadeddu e Barbara Argiolas di beTools, in Sardegna abbiamo immaginato quali passi portare avanti”, l’obiettivo è innestare il contemporaneo in una terra culturalmente ricettiva, ma ancora molto ancorata alla tradizione.

“Per le imprese artigiane sarde, per esempio, abbiamo attivato due cicli di seminari on line, con approfondimenti su comunicazione, gestione e design, e coinvolto i nostri contatti tra i quali spiccano i nomi di Alba Cappellieri e Stefano Micelli”: il programma di formazione aiuta i laboratori a dialogare con il contemporaneo.

“Preparato il terreno, abbiamo scelto due ambiti dell’artigianato sardo, la ceramica e il tessile, e attivato le residenze”, un modello di collaborazione che sta definendo una collezione aperta, frutto dell’incontro tra tecnica e autorialità.

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“Della prima residenza i vasi di Zanellato Bortotto e i tessuti Serena Confalonieri, nati dalla collaborazione con Terra Pintada e Tessile Medusa. Della seconda, le sculture di Sonia Pedrazzini e gli arazzi di Gianni Cinti realizzati con Walter Usai ed Elena Mulas”, un paesaggio di forme che evocano la storia della Sardegna. “Devo dire che tutti e quattro i designer hanno colto nel segno: si sono messi in gioco e il risultato è pregevole”.

A scuola di craft

Piccoli passi sempre più concreti. Ogni anno, per altro, ‘Una Scuola, un Lavoro’, l’iniziativa nata 12 anni fa su progetto di Fondazione Cologni, forma talentuosi aspiranti artigiani, li sostiene economicamente con borse di studio per agevolare il loro inserimento nel mondo del lavoro.  “Quest’anno nell’ambito di ArtiJanus/ArtiJanas è stato finanziato anche il tirocinio formativo per Daniele Porcedda, giovane orologiaio di Cagliari”, puntualizza Cavalli.

A oggi i tirocinanti messi a bottega per sei mesi sono circa 300 (25 ogni anno).

“Abbiamo costruito una rete che si estende su 17 regioni d’Italia e coinvolge 85 scuole e 223 atelier artigiani”, un’offerta affiancata quattro anni fa da un percorso formativo universitario. “Si tratta di un ‘Mini-Master’ di quattro settimane da seguire in Bocconi, Iulm e Politecnico di Milano, i nostri partner”, per un totale di 825 ore di formazione erogate in aula (288.000 quelle a bottega)”.

Oggi si parla moltissimo di artigianato: “ma di professionisti consapevoli di cosa fanno gli artigiani, ce ne sono ancora pochi”, ammonisce il Direttore ricordando alcune eccellenze citate nella Homo Faber Guide, tra i quali spiccano i nomi di Bam Design e Gianluca Pacchioni, Sara Martinsen, Felix Muhrhofer e Antrei Hartikainen: figure rarissime di art direction che conoscono il valore dell’artigianato, entrano in fabbrica come in bottega e sanno cosa sta succedendo, sono edotte dei processi.

“Di una cosa mi sento fiero e soddisfatto: che i progetti che abbiamo inventato come Fondazione Cologni hanno lasciato il segno cambiando la vita di tante persone.

Gli oltre 300 ragazzi che abbiamo messo a bottega, i maestri a cui abbiamo dato il titolo di MAM (Maestri d’Arte e Mestieri), le botteghe che abbiamo coinvolto, il giornale che pubblichiamo ogni sei mesi non sono progetti scontati, ma progetti che stanno cambiando il modo in cui si parla di craft e della sua rappresentazione”.

Che non vuol dire solo sfidare la materia e tramandare sapere, ma trasmettere un senso di orgoglio a chi appartiene a questo mondo.

“Se grazie a noi e ai nostri progetti gli artigiani si sentono meno soli”, chiude Alberto Cavalli, “io sono molto contento”. Perché oggi costruire una comunità vuol dire costruire valore.