Cinque progetti per raccontare l’essenza di 3daysofdesign 2023: focus sull’industrial design, modelli di business circolari, riscoperta dei classici e flessibilità nelle soluzioni d’arredo

Dura solo 3 giorni 3daysofdesign, la design week di Copenhagen che quest’anno ha celebrato il decennale dalla sua nascita. Ma sono tre giorni intensi. 290 eventi in 13 distretti, per la stragrande maggioranza presentazioni di nuovi prodotti da parte di aziende danesi o scandinave, e collettive di studenti e scuole.

È un evento decisamente no-nonsense, in cui le (mega) installazioni da FuoriSalone sono totalmente assenti perché qui il focus torna a essere l’oggetto, più che l’esperienza instagrammabile.

Vale la pena visitare 3daysofdesign? Sicuramente sì, soprattutto se siete amanti dell’arredamento scandinavo. Noi lo abbiamo fatto e, seppur nella necessaria parzialità che una visita non esaustiva, abbiamo selezionato per voi 5 highlights, per la loro capacità di raccontare l’essenza di 3daysofdesign: cioè il focus sull’industrial design, sui modelli di business circolari, sulla ricerca di soluzioni e materiali smart e poco impattanti dal punto di vista sia ecologico che economico, sulla riedizione dei classici e sulla flessibilità nelle soluzioni d’arredo .

Il Boa table di Stefan Diez per Hay

Nel 2015, Stefan Diez ha realizzato per Japan Creative – un’iniziativa mirata a promuovere le tecniche artigianali giapponesi grazie al design – una base per tavolo in fusti di bambù assemblabili senza strumenti grazie a particolari stringhe. L’idea di Soba, questo il nome del concept, era realizzare un elemento (da consegnare flat-pack per risparmiare costi in sede di logistica) in grado di accogliere qualsiasi piano.

“Non divenne mai un prodotto”, ci ha raccontato Stefan Diez durante il lancio di Boa allo showroom di Hay in occasione di 3daysofdesign. “Il bambù si deteriorava, non funzionava. L’idea però rimaneva assolutamente valida”.

Da quella idea, infatti, nasce il Boa Table per Hay, che ne è la trasposizione industriale.

Si tratta di un tavolo da conferenze di lunghezza variabile dai 280 ai 450 cm con un telaio tubolare leggerissimo ma con un diametro importante (come era quello delle canne di bambù) realizzato in alluminio Hydro CIRCAL, (ottenuto per il 75% da scarti post-consumo riciclati), estruso in Danimarca utilizzando energia rinnovabile.

I tubi – che vengono consegnati flat-pack – , si assemblano cliccandosi l’uno dentro l’altro formando un trespolo: che contiene tutto il cable management ed è in grado di accogliere qualsiasi tipo di piano.

Anche in questo dettaglio si concentra la sostenibilità del concept.

“L’idea è che Hay venda la base e che poi, ovunque si sia nel mondo, ci si adagi sopra un top acquistato o realizzato localmente”, spiega Stefan Diez. La spedizione del piano – soprattutto per tavoli di queste dimensioni – è infatti un dettaglio importante da tenere presente a livello di impatto ambientale.

The new lighting collection by Lukas Bazle for New Works

Nel suo lavoro, Lukas Bazle ha un focus: funzione e gioco. Le cose, cioè, devono funzionare ma anche essere leggere e soprattutto ingaggiare emotivamente chi le usa. Non è un caso che il giovane designer tedesco, lavori anche per Ikea dopo aver partecipato a programmi per talenti emergenti di Audi.

In occasione di 3daysofdesign, New Works ha presentato la versione di produzione di un suo progetto del 2019, Méduse.

Si tratta di una lampada da soffitto, con un diffusore in carta con una struttura a nido d'ape: tirando una corda, si apre a ventaglio, cambiando la direzione e l’intensità della luce emessa dal corpo centrale statico.

Un’idea geniale e un'interazione allo stesso tempo naturale ma sorprendente che si sposa perfettamente con il desiderio contemporaneo di interni adattabili e di interazione analogica con gli oggetti che ci circondano.

Apparentemente semplice, si tratta però di un oggetto di difficile realizzazione: malgrado il progetto sia stato nato 4 anni fa, New Works lo ha presentato solo ora, in una elegantissima versione bianco latte.

Cuscino The Airbag di Studio Flétta per FÓLK

Il marchio islandese Fólk ha presentato un progetto di economia circolare di Studio Flétta in partnership con concessionari di componenti d’auto: una serie di cuscini realizzati con Airbag già esplosi.

Il lato più interessante – oltre alla piacevolezza estetica e all’usabilità del prodotto finale - è il punto di partenza: i designer hanno deciso di cosa occuparsi solo dopo aver studiato insieme ai concessionari l’anello più debole dalla catena del riuso-riciclo dei componenti automobilistici.

L’airbag è infatti uno dei rifiuti meno riciclabili provenienti dalle auto incidentate e finisce direttamente in discarica.

La plastica di cui è composto un airbag già esploso è però resistentissima: una specie di ciambella di un bellissimo color pastello e con ricami colorati, perfetta per trasformarsi in un cuscino per la stanza dei bambini o per fare yoga.

Una volta deciso di che gli airbag sarebbero diventati soft furnishing, i designer hanno messo in piedi un processo di sourcing di materiali circolari per arrivare al prodotto finale.

Le prime a essere ingaggiate sono state le concessionarie d’auto rottamate in Europa: sono loro a fornire gli airbag necessari alla produzione. Il cuscino interno è realizzato con avanzi di manifattura per le imbottiture dei capi di abbigliamento estremi di 66°North (si chiama Power Fill e nasce già da materiali riciclati al 100%). Il cucito nasce da una collaborazione con un’associazione di reinserimento sociale ed economico e senza scopo di lucro (Huset Venture).

Crackle vase di Asa Jungnelius per Kosta Boda

Come tutti i marchi storici, anche per la celebre azienda svedese Kosta Boda di art glass la sfida di oggi è trovare un posizionamento commerciale in grado di coniugare il saper fare dei propri artigiani con il design contemporaneo.

Per riuscire in questa impresa è necessario conoscere estremamente bene le tecniche di lavorazione e spingerle oltre lo steccato del “già fatto”, unendo a questo approccio tecnico anche un gusto estetico in grado di emozionare un pubblico internazionale.

Ci è riuscita Asa Jungnelius, artista innamorata del vetro fin da ragazzina, con la sua collezione di vasi Crackle che ha tradotto l'incubo di qualsiasi soffiatore di vetro - il materiale frantumato - nella ragion d'essere del progetto. Qui infatti viene utilizzato per conferire bellezza e carattere all'oggetto.

Lo stampo viene scavato a mano nell'argilla e la superficie incrinata viene formata utilizzando un'antica tecnica in cui il vetro caldo viene immerso in acqua ghiacciata. Il risultato è una serie di oggetti la cui espressione cambia a seconda della prospettiva e della distanza, che ricordano sculture fatte di ghiaccio colorato.

È un progetto interessante perché mette in mostra la potenziale contemporaneità dell’artigianato artistico quando si sposa con il design. Non a caso il processo di lavorazione di Crackle di Kosta Boda ha ricevuto nel 2023 il 'Best of the Best' del Red Dot Design Award.

La 77 chair di House of Finn Juhl

Chi dice Finn Juhl dice arredi iconici, dalle forme iper-organiche, estremamente complicate da realizzare perché nate dalla mente di un architetto che – siamo tra gli anni ’40 e ’60 - aveva però passioni da artista.

Praticamente delle sculture da salotto, realizzate all’epoca da ebanisti specializzati adattando i bozzetti del maestro in un tandem creativo che ha fatto scuola.

All’interno di questo panorama, la nuova ri-edizione presentata in occasione di 3daysofdesign, la 77 Chair progettata nel 1954, si distingue invece per la sua sobrietà, linearità, ispirazione quasi da Bauhaus.

“Non ha nulla di iconico, è un oggetto sorprendentemente sobrio”, dicono da House of Finn Juhl, “e per questo ci è sembrata decisamente contemporanea: meno impegnativa, più adattabile in termini di finiture e colori”.

Si tratta, effettivamente, di una poltrona dalle forme squadrate, con angoli ben definiti, lontanissimi dalle curve tipiche della mano di Finn Juhl. Con imbottiti straordinariamente e sorprendentemente comodi, realizzati con un’imbottitura a molle anche per lo schienale. Sedercisi sopra è effettivamente un’esperienza…