In occasione della prossima Biennale di Venezia 2024 il Padiglione Svizzero si prepara a subire una metamorfosi quasi mitologica grazie all'artista Guerreiro do Divino Amor, trasformandosi in una sorta di teatro visionario e surreale.

Il merito è della mostra "Superior Civilizations”, commissionata dal Consiglio delle arti svizzero Pro Helvetia, che trasporterà il pubblico in un viaggio attraverso mondi fantastici e riflessioni profonde.

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Curata da Andrea Bellini, l’esposizione mette in scena i capitoli sesti e settimi dell’"Atlante Mondiale Superfictionale" di Guerreiro, un progetto ambiziosissimo a cui l’artista svizzero-brasiliano studia da almeno vent’anni.

Si tratta essenzialmente di una mappa universale con tocchi allegorici che esplora i collegamenti fra lo spazio urbano e l'immaginazione collettiva, l’architettura e l’ideologia, la propaganda politica e l’identità nazionale.

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Il Padiglione Svizzero diventa quindi il palcoscenico di un progetto immersivo, di un'opera d'arte totale dove elementi architettonici classici come colonne, capitelli, fontane e marmi, evocano, non senza ironia, il presunto predominio razziale dell’Occidente sul resto del mondo attraverso temi come potere e supremazia.

Il Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale Arte 2024

Quest’impalcatura dominata dal finto marmo fa da sfondo alle due principali installazioni del Padiglione.

La prima è "Il Miracolo di Helvetia”, video che raffigura una Svizzera allegorica, una sorta di Eden dove natura e tecnologia, capitalismo e democrazia, si fondono in un equilibrio surreale. Un vero show che vive di vita propria ma che contemporaneamente fa da intro - grazie ad un lunghissimo corridoio - al progetto successivo, intitolato "Roma Talismano”.

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Qui sarà la cantante e artista brasiliana Ventura Profana a trasformarsi in una la lupa capitolina.

Il suo compito? Guidare i visitatori attraverso le gesta di tre animali allegorici: la lupa, madre universale da cui discendono gli esseri superiori; l’aquila, simbolo della supremazia bellica romana; e l’agnello, che incarna, nella Roma cristiana, l’idea stessa di innocenza.

Una rappresentazione fantasiosa della civiltà romana e dei suoi simboli attraverso i secoli ma anche spunto per riflettere sulle modalità con cui ogni giorno noi celebriamo la nostra cultura grazie all'arte.

Attraverso il suo stile barocco e la sua irriverenza Guerreiro do Divino Amor si prende gioco di stereotipi e cliché, invitando il pubblico a fare lo stesso ridefinendo le proprie prospettive culturali. Non è un caso che un progetto come "Superior Civilizations” sbarchi ora in Laguna.

In un'epoca di divisioni politiche e tensioni, l’idea di un mondo fantastico grazie al quale dare il giusto peso ai simboli del nostro passato ha quasi l’effetto di un balsamo.