La mostra è suddivisa in tre scenari. Nel primo Yael, che vive e lavora fra Berlino, Tel Aviv e Amsterdam, si avventura in un presente catastrofico.
L'artista, in cerca di una via d'uscita, crea un'opera capace di equilibrare distopia e utopia, immaginando nuovi scenari e (soprattutto) un’inattesa possibilità di sopravvivenza.
Per la cinquantatreenne, che da oltre vent’anni ormai realizza video, installazioni, fotografie, performance e monumenti pubblici che affrontano a viso aperto tutti i traumi dell'inconscio collettivo, l'arte diventa così la chiave di accesso per esplorare le complesse dinamiche del potere e quella sottilissima linea che divide le relazioni sociali dalla realtà costruita artificialmente.
Nel secondo scenario, Mondtag sviluppa uno spazio in contrapposizione a quello monumentale del padiglione dove si domanderà cosa potrebbe accadrebbe se fosse possibile far rivivere epoche passate.
Mentre il terzo scenario è infine rappresentato dall’installazione sonora degli artisti Michael Akstaller, Nicole L’Huillier, Robert Lippok e Jan St. Werner allestita all’Isola della Certosa, a nord-est di Venezia.