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Curato da Arissana Pataxó, Denilson Baniwa e Gustavo Caboco Wapichana, il progetto si intitola “Ka'a Pûera: nós somos pássaros que andam” (Ka’a Pûera: siamo uccelli che camminano) e celebrerà la cultura dei popoli indigeni.
“Si racconterà una storia di resistenza indigena in Brasile, la forza del corpo presente nella riconquista del territorio e nell’adattamento alle emergenze climatiche”, affermano i curatori.
Del progetto espositivo si sa che trascenderà i confini della semplice esposizione artistica diventando un'esperienza immersiva e multisensoriale. Il pubblico sarà infatti trasportato in un viaggio affascinante nella memoria della foresta amazzonica, un tempo rigogliosa e vibrante, ma oggi minacciata dalla deforestazione e dallo sfruttamento incontrollato.
In scena ci saranno opere di Olinda Tupinambá, Ziel Karapotó e soprattutto di Glicéria Tupinambá, artista imprigionata nel 2010 e vincitrice del Premio PIPA 2023, che da tempo collabora con la Comunità Tupinambá di Serra do Padeiro e Olivença, a Bahia (sua la videoinstallazione Dobra do tempo infinito dove con semi e terra, crea connessioni tra le reti da pesca e i costumi tradizionali).
Tutte insieme daranno vita a un racconto poetico di questi luoghi ancestrali e della gente che li abita praticamente da sempre.
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