Tratta degli schiavi, la figura dell'Amazzone, la spiritualità e la religione Voodoo: il Padiglione del Benin racconta il femminismo africano di ieri e oggi

Il Benin si prepara alla sua prima partecipazione alla Biennale di Venezia con un progetto intrigante dal titolo "Everything Precious Is Fragile".

La mostra sarà un tour nella storia di questo Paese dell'Africa occidentale di lingua francese.

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Nel Padiglione del Benin si affronteranno temi cruciali come la tratta degli schiavi, la figura dell’Amazzone, la spiritualità e la religione Voodoo, che proprio da queste parti ha visto la luce.

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A fare da collante a questi temi è il femminismo africano e beninese. Un’importante fetta dell’esposizione veneziana del Benin infatti sarà dedicata alla spiritualità Gèlèdé, raccontata attraverso maschere che raffigurano il potere spirituale delle madri nella società locale. Mentre l’icona dell’Amazzone riporterà alla memoria il potere politico e militare di cui godevano le donne ai tempi del regno di Danxomè.

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Per allestire l’ambizioso progetto espositivo il curatore Azu Nwagbogu ha selezionato quattro artisti di spicco: Chloé Quenum, il cui lavoro affronta con poesia temi politici, sociali e legati all’ecologia; Moufouli Bello, avvocata convertita all’arte, nota per i suoi ritratti femminili su sfondi di colore blu acceso formato extralarge; Ishola Akpo, che crea opere d’arte simili a metafore mescolando tradizione a modernità; e Romuald Hazoumè, famoso in tutto il mondo per le sue maschere, realizzate con taniche di benzina in plastica usate.

Attraverso i loro lavori i visitatori scopriranno la drammatica storia della tratta degli schiavi e il ruolo essenziale svolto dalle donne nella lotta contro la schiavitù. Mentre lo studio della religione Voodoo evidenzierà il loro ruolo sia in veste di sacerdotesse che come semplici fedeli.

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Ultima annotazione. Il padiglione del Benin è gestito dall’Agence de développement des arts et de la culture (ADAC) per conto del Ministero beninese del Turismo, della Cultura e delle Arti.

La decisione di prendere parte alla 60. Biennale Arte non è stata affatto scontata. La scelta, in qualche modo, si è strettamente legata alla recente restituzione (avvenuta nel 2021) di 26 tesori sottratti alla famiglia reale all’epoca della colonizzazione francese del regno di Danxomè.

Proprio sulla scia di questo simbolico momento è stata allestita a Cotonou la mostra Art du Bénin d’hier et d’aujourd’hui, de la restitution à la révélation che, dopo aver girato per diversi paesi del mondo, ha di fatto dato il la alla partecipazione alla kermesse lagunare.

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