Loreto Open Community (LOC) è il primo progetto ispirato all’idea della Città dei 15 minuti che verrà realizzato a Milano

Le città hanno bisogno di una scossa progettuale. Lo dice chiaramente una nuova generazione di urbanisti, con Carlos Moreno e Janette Sadik-Khan in prima fila.

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La conversazione sul presente e il futuro delle città è diventata un movimento globale, coinvolgendo le megalopoli di tutto il mondo. Milano compresa, che negli ultimi anni ha attivato progetti di rigenerazione riparativi, dagli interventi di urbanismo tattico di Piazze Aperte per pedonalizzare piazze e snodi urbani, veloci e a costo quasi zero.

Fino ai grandi investimenti ai margini delle periferie, risultato di un’analisi sulle aree di San Siro, Scalo di Porta Romana e la periferia Nord Est a partire da Piazzale Loreto.

LOC - Loreto Open Community: la nuova piazza

Di quest’ultimo snodo periferia/centro si sta parlando molto. Il progetto LOC - Loreto Open Community - è opera di Nhood, partner privato del Comune di Milano e vincitore del bando C40 Reinventing Cities.

Da terra di nessuno che segna il confine fra città e periferia a punto di convergenza in cui la permeabilità fra le diverse aree mira a riparare e rimediare il tessuto sociale della zona.

Ne ha parlato a lungo Carlos Moreno durante una Lectio Magistralis alla Triennale di Milano a fine maggio. LOC sarà in effetti il primo esperimento urbano milanese ispirato alle teorie della Città dei 15 minuti.

Come sarà LOC?

Immaginate un’isola verde, uno spazio in cui si può sostare per una chiacchierata, portare i bambini a giocare e allo stesso tempo accedere a servizi di base e luoghi collettivi, percorsi pedonali e ciclopedonali.

Un progetto che vuole portare bellezza e spazio umano alla città e a tutti i suoi abitanti.

Così lo descrive Andrea Boschetti, head of design e founding partner di Metrogramma: “LOC è un progetto di rigenerazione che mette al centro il senso di comunità come collante tra brani di città, è il progetto simbolo di una nuova epoca di progetti urbani orientati verso città che devono essere ripensate per essere riavvicinate ai cittadini.

In questo senso la nuova piazza Loreto è da leggere anche come un contributo dell’architettura ad un mondo nuovo”.

Carlos Moreno: “Un’alternativa umana e sostenibile”

Carlos Moreno: “Ho teorizzato il concetto di 'città del quarto d'ora' nel 2016 per proporre un’alternativa umana e sostenibile ai concetti di smart city tecnologica dominanti.

Da allora il concetto è passato dalla teoria alla realtà, con applicazioni concrete nel mondo intero.

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Parigi è stata la prima città a trasformarsi seguendo le linee guida e obiettivi della Città dei 15 minuti. Sotto la guida di Anna Hidalgo il progetto è stato implementato dal 2019-2020 attraverso diversi azioni: pedonalizzazione del centro di Parigi e delle strade davanti alle scuole, apertura delle classi ricreazione per l'uso del fine settimana, rivegetazione di strade e marciapiedi, moltiplicazione delle piste ciclabili, creazione di chioschi cittadini…”

Rimettere la collettività al centro

Le proposte di Moreno convincono tutti, perché sostanzialmente rimettono al centro la comunità urbana, le persone. Secondo l’urbanista, che è direttore scientifico della cattedra 'Imprenditorialità, Territorio, Innovazione' alla Sorbona, chi abita le città ha sopportato per molto tempo l’insopportabile.

Città pensate per essere vissute all’interno di un’automobile, mancanza di spazi sociali e di servizi di prossimità, edifici pubblici e privati abbandonati e inutilizzati, scarsa razionalizzazione delle risorse presenti.

La soluzione è abbastanza chiara e punta innanzitutto a far sì che i cittadini si riapproprino dello spazio collettivo grazie a interventi sull’hardware territoriale.

Piazzale Loreto è un magnifico esempio di degenerazione e abbandono. Un enorme spazio utilizzato come snodo per il traffico in entrata e in uscita da Milano, che segna il passaggio fra la periferia Nord Est e la Milano da bere, che comincia giusto qui con Corso Buenos Aires, una delle vie commerciali più lunghe del mondo.

Carlo Masseroli, Nhood: “Restituire funzionalità urbana”

Al progetto di Nhood hanno partecipato numerosi player ed è una case history interessante di collaborazione fra chi porta avanti le istanze sociali, come la Fondazione Housing Sociale, il Comune di Milano, Metrogramma, coordinatore della cordata di progettazione della piazza di LOC – Loreto Open Community, e gli investitori privati.

Carlo Masseroli, ex assessore al Comune di Milano e direttore strategia e sviluppo di Nhood, poco prima della Lectio Magistralis si augura: “Una sempre maggiore collaborazione fra investitori privati e istituzioni cittadine su progetti che tendono a migliorare la vita urbana e restituire funzionalità umana, sociale e economica a molte zone in abbandono”.

Vista la criticità dell’argomento che sollecita più di una posizione ideologica, domandiamo in che modo potrebbe essere migliorata la collaborazione fra investitori privati e istituzioni su progetti di interesse pubblico.

La risposta è quanto mai realistica: niente ferma l’ascesa dell’economia immobiliare, la prospettiva migliore è che il Comune sia partner attivo di questa crescita.

La nuova piazza costerà 80milioni di euro

L’equilibrio fra istanze sociali e economiche è sempre fragile. Milano è una città che al momento costa ai propri cittadini più di quanto si possano permettere e la virtuosità degli interventi urbani è inquinata dalla conseguente gentrificazione delle periferie.

Ma rimane il fatto che Carlos Moreno ha ragione: la città deve interessarsi della collettività e progetti come LOC sono un buono e inevitabile esempio di partenariato e di equilibrio fra le ragioni dell’economia e le ragioni dei cittadini.

Con un investimento complessivo stimato di circa 80 milioni di euro, Nhood trasformerà piazzale Loreto in un polo di aggregazione restituito alla comunità.

L’agorà sarà connessa a NoLo per garantire continuità all’asse corso Buenos Aires/viale Monza/viale Padova, e si inserisce nel tessuto urbano generando un impatto positivo sul territorio calcolato attraverso l’indicatore dello SROI (Social Return On Investments) che è risultato pari a 4 rispetto all’investimento (per 1 euro investito 4 euro di impatto sul territorio).