Ridotta impronta di carbonio e basso consumo di risorse nei processi di lavorazione: il legno si conferma uno tra i materiali più sostenibili per l’architettura contemporanea

Il legno è composto per circa il 50% da carbonio. Gli edifici realizzati in questo materiale possono contribuire a ridurre le emissioni di CO2 nell’aria, in quanto fungono come un ‘serbatoio di stoccaggio’: ogni metro cubo imprigiona circa una tonnellata di anidride carbonica, che finirebbe in atmosfera una volta terminata la vita dell’albero. Se utilizzato correttamente, il legno è in grado di immagazzinare più carbonio di quanto ne viene emesso per le sue operazioni di raccolta, trasformazione, trasporto e montaggio. E la sua “energia grigia”, ossia il totale dell’energia necessaria per le operazioni relative al suo ciclo di vita, è ben inferiore a quella degli altri materiali per l’edilizia. Se poi l’utilizzo del legno si accompagna a sistemi di costruzione più performanti o addirittura prefabbricati, cioè progettati a monte del cantiere, allora il vantaggio ecologico diventa ancora maggiore.

La sostenibilità del legno secondo AHEC

David Venables, direttore di AHEC (American Hardwood Export Council) in Europa, ci viene incontro con alcune chiarificazioni. “La sostenibilità del legno è qualcosa da valutare nell’intera filiera, non solo nell’approvvigionamento della materia prima ma anche nella stima del LCA e nel corretto uso che si fa del materiale o della specie che si sceglie. Il ciclo di vita è una questione di design. Oltre alla bassa impronta di carbonio, il legno nella sua lavorazione industriale ha uno scarso utilizzo di combustibili fossili e impiega molte meno risorse - come l’acqua - rispetto ad altri materiali per l’edilizia. La sua sostenibilità è dunque tangibile e misurabile”.

Un ricco catalogo

“Oggi è disponibile un vasto catalogo di sistemi costruttivi”, prosegue Venables,dai pannelli in legno massello o lamellare incrociato (CLT) per pareti, solai e tetti alle travi in legno lamellare per ingegnerie complesse - che sono più leggeri, con la conseguenza di meno fondazioni e un cantiere più veloce, in quanto i semilavorati in legno arrivano già fabbricati. Ciò comporta inoltre un risparmio fino al 70% per il trasporto. I sistemi in legno consentono un maggior isolamento termico, quindi un minor dispendio di energia nel loro funzionamento, e una grande flessibilità nel design”.

Formazione e conoscenza

“Nonostante questi vantaggi, il principale ostacolo nella diffusione di questo tipo di edilizia sta nel livello di formazione e di conoscenza delle scuole di architettura e dell’industria costruttiva. Infatti, uno dei compiti di AHEC”, conclude Venables, “è quello di diffondere la conoscenza del legno duro di latifoglia e promuovere iniziative di sperimentazione che ne mostrino le potenzialità progettuali ed estetiche. Incoraggiamo anche la ricerca su specie meno impattanti, come per esempio il tulipier americano, comunemente detto pioppo giallo, dotato di ottime caratteristiche di resistenza rispetto al suo peso, che lo rendono adatto a strutture portanti in legno lamellare (CLT). Oppure la quercia rossa americana, specie dominante negli Stati Uniti, molto più conveniente delle altre qualità di quercia e parimenti resistente e stabile. Perfetta, per esempio, per i pavimenti”.

Rubner Haus: i vantaggi dei sistemi prefabbricati

L’architettura in legno sottende molta progettazione nelle tecnologie costruttive. Il Gruppo Rubner è una realtà altoatesina che opera nei settori del legno, dell’ingegneria edile del legno e dei grandi progetti chiavi in mano. Con Daniel Gasser, responsabile sviluppo prodotto & innovazione, parliamo dei vantaggi dei sistemi costruttivi prefabbricati e della gestione della filiera del legno. “In Rubner”, precisa Gasser, “abbiamo sviluppato tre sistemi costruttivi: Residenz (o a telaio), Blockhaus e Casablanca. Il primo presenta una struttura costituita da elementi orizzontali e verticali nei quali, direttamente in produzione, riusciamo a inserire l’impianto elettrico, idraulico, le finestre, eventuali sistemi di ombreggiamento, i davanzali, le zanzariere, il portoncino d’ingresso. Arriviamo in cantiere con una parete a cui manca solo l’ultimo strato di intonaco. Blockhaus è un sistema costruttivo in legno massiccio privo di elementi di collegamento metallici: listoni in abete rosso vengono sovrapposti e giuntati a pettine sugli angoli, garantendo un’elevata stabilità e sigillatura della casa. Infine, Casablanca è il sistema Blockhaus intonacato. Il montaggio a secco in cantiere rende il processo più veloce ed efficiente. Tutto è progettato a tavolino”.

Del legno non si butta via niente

L’architettura in legno porta con sé un importante tema di sostenibilità: “Presidiamo tutta la filiera produttiva”, continua Gasser. “Gli alberi provengono da foreste certificate delle Alpi; nelle nostre segherie in Alto Adige e in Austria tagliamo il legno secondo standard di qualità elevati, e nelle altre imprese del Gruppo realizziamo dai segati alle finestre, dalle porte alle grandi opere architettoniche. Del legno utilizziamo tutto: il segato, il sughero e la fibra. Il sughero è un ottimo isolante naturale, impermeabile all’acqua, resistente al fuoco, traspirante e antimuffa. La fibra di legno è priva di additivi chimici, fonoassorbente, mantiene a lungo il calore e ha una durata straordinaria. Infine, una casa in legno può essere smontata e rimontata, rinnovata per parti riutilizzando pareti, solai e lo stesso tetto. E se platea e seminterrato vengono fatti a regola d’arte, cioè non permettono all’acqua di filtrare, una casa in legno non ha limiti di vita”.

"Fatto in fabbrica" da More

Parlando di su misura e di flessibilità del design, More è una realtà che progetta e realizza abitazioni attraverso sistemi di prefabbricazione. Nasce nel 2010 all’interno del Gruppo Moretti, punto di riferimento in Italia per l’edilizia industrializzata in cemento armato, legno lamellare e sistemi costruttivi misti. Valentina Moretti, founder e direttore creativo di More, ci racconta che cos’è una casa prefabbricata. “Innanzitutto”, precisa Moretti, “è da chiarire che tutto quel che ci circonda è prefabbricato: letteralmente ‘fatto in fabbrica’. Condizione che ne garantisce un’altissima qualità perché controllato, realizzato in un clima stabile e da una squadra di operai specializzati, evitando le variabili del cantiere all’aperto. Inoltre va superato il concetto che l’edilizia prefabbricata sia una sorta di ‘Lego’ fatto dai medesimi pezzi, che sia una sommatoria di tipologie a catalogo. Un mercato come l’Italia vuole l’unicità in ogni casa”.

Superare i vincoli progettuali

“La vera differenza del prefabbricato è che tutto viene progettato a monte”, prosegue Moretti. “E il costo della casa è determinato dal progetto: la struttura incide intorno al 20% del costo finale, l’80% sono rivestimenti, impianti meccanici, vetrate e finiture. Dopo diversi anni che realizziamo edifici unici, il cliente riconosce degli archetipi e chiede di ispirarsi a quei modelli: per esempio la casa a un piano, con sbalzi o determinate coperture. Ma il su misura è totale. I vincoli progettuali sono dati per lo più dalle dimensioni dei sistemi costruttivi e dalle loro connessioni, che dipendono anche dalle specifiche condizioni del sito e dalla geografia del trasporto. Quest’anno abbiamo aperto un reparto interno di ricerca e sviluppo, per studiare i materiali e nuove soluzioni tecniche che, per esempio, annullino le contropareti interne per lasciare il cemento o il legno a vista; o sistemi-parete che riducano il numero interno di tubi per gli impianti domestici; o ancora strutture a sbalzo conformi alle leggi sismiche. Tutto per portare al massimo le possibilità del su misura”.