Dai vostri progetti emerge un ritorno al prodotto, un’eco di Gio Ponti, un diverso collocamento rispetto alla speculazione forzata del design contemporaneo...
Nori Studio: “Gio Ponti urlava “amate l’architettura” e chi più di noi, in questo momento, vuole essere portavoce di questo movimento? A volte ci fermiamo in preda a qualche crisi di nervi perché un progetto non riesce, il budget non torna o il cliente non comprende il risultato e ci chiediamo se siamo rimasti solo noi a voler continuare con passione questa professione, ad amare l’architettura con rispetto, a volerla conoscere e guardarla con incanto?
Guardare al moderno significa prendere una boccata d’aria e riacquisire fiducia nell’architettura, pensare che esisteva un momento in cui potevi prenderti il tempo di osservare i materiali come i marmi, i legni, le pietre e comprenderne il significato, utilizzandoli per dar forma a opere e ad arte.
Sicuramente abbiamo due maestri che geograficamente ci rappresentano ma che ci uniscono concettualmente, per Jacopo Gio Ponti e per Francesca Carlo Mollino.
Entrambi, per le loro personalità, sono stati d’ispirazione per fondare Nori Studio.
Non erano solo Architetti intesi per come è concepita oggi la professione ma erano anche designer, artisti, artigiani, fotografi, scenografi.
In antitesi alla tradizione Milanese e Torinese un’altra grande fonte di ispirazione è il movimento hardcore che noi ritroviamo in Henry Rollins (frontman dei Black Flag), il Wu-Tang Clan e l’artista Raymond Pettibon, ognuno di loro è stato un esempio di punto di rottura e attivismo rispetto alla società come Ponti e Mollino che noi definiamo degli Architetti Punk”.