Un duo nato per ridare rispetto all’architettura, contro la malattia della fretta e della speculazione: una chiacchierata con Nori Studio, a Milano

Dietro il Parco delle Basiliche a Milano c’è Nori Studio, dove il fondatore Jacopo Nori e la moglie Francesca Marengo con i loro altrettanto giovani collaboratori portano uno sguardo su design e architettura che rivitalizza il quartiere (un tempo più culturalmente attivo e attivista).

Tra allestimenti per la moda, interni, ritorno al prodotto nell’era della speculazione forzata, in Nori Studio si respirano la voglia e coraggio di farcela da giovani architetti contro l’egemonia delle vecchie scuole e contro tutti i loro problemi di regolamentazione del lavoro dei progettisti 'junior'.

Come mai avete deciso di aprire la vostra sede operativa?

Nori Studio: “Arriviamo da un percorso lavorativo frutto di vari passaggi in diversi studi più o meno grandi. Sentendo l’urgenza di esprimere il nostro potenziale abbiamo unito le forze per lanciarci in qualcosa sicuramente più grande di noi ma che riaccendesse l’amore e l’entusiasmo di fare architettura a modo nostro.

Dovevamo riacquisire la passione, riprendere in mano il valore delle nostre forme e rivendicarne la maternità e la paternità.

Ora vogliamo provare a fare quello che per noi è 'architettura' e lo consideriamo un impegno morale contro la malattia della fretta e della speculazione.

Avendo la necessità di avere uno spazio fisico che ci accogliesse e ci ispirasse la fortuna ci ha portato in Via Banfi, zona che per noi è sempre stata casa”.

Da dove venite, professionalmente e culturalmente?

Nori Studio: “Siamo entrambi architetti figli di due diverse scuole politecniche ma soprattutto con un’esperienza alle spalle che ci ha portato a essere uno la controparte dell’altro.

Io, Jacopo, amo la ricerca della forma, dell’arte, dei materiali e delle commistioni tra le varie discipline, mi definiscono la “componente creativa della coppia”.

Io, Francesca, sono invece una professionista pratica, una direttrice d’orchestra che in cantiere vuole emanciparsi con un ruolo che spesso, come donna, non viene capito e soprattutto rispettato. Anche se ho smesso di avere paura di questo.

Quindi per noi 'insieme' significa non snaturare le nostre attitudini ma funzionare come un unico sistema in totale armonia: il che ci concede il privilegio di fare ciò che più ci appartiene.

Entrambi conosciamo i nostri limiti e punti di forza e lasciamo spazio all’altro di occuparne le mancanze, generando progetti di cui sentiamo la nostra testimonianza come artefici totalizzanti di un qualcosa che nasce sulla carta e progredisce nella realizzazione vera e propria.

Dai vostri progetti emerge un ritorno al prodotto, un’eco di Gio Ponti, un diverso collocamento rispetto alla speculazione forzata del design contemporaneo...

Nori Studio: “Gio Ponti urlava “amate l’architettura” e chi più di noi, in questo momento, vuole essere portavoce di questo movimento? A volte ci fermiamo in preda a qualche crisi di nervi perché un progetto non riesce, il budget non torna o il cliente non comprende il risultato e ci chiediamo se siamo rimasti solo noi a voler continuare con passione questa professione, ad amare l’architettura con rispetto, a volerla conoscere e guardarla con incanto?

Guardare al moderno significa prendere una boccata d’aria e riacquisire fiducia nell’architettura, pensare che esisteva un momento in cui potevi prenderti il tempo di osservare i materiali come i marmi, i legni, le pietre e comprenderne il significato, utilizzandoli per dar forma a opere e ad arte.

Sicuramente abbiamo due maestri che geograficamente ci rappresentano ma che ci uniscono concettualmente, per Jacopo Gio Ponti e per Francesca Carlo Mollino.

Entrambi, per le loro personalità, sono stati d’ispirazione per fondare Nori Studio.

Non erano solo Architetti intesi per come è concepita oggi la professione ma erano anche designer, artisti, artigiani, fotografi, scenografi.

In antitesi alla tradizione Milanese e Torinese un’altra grande fonte di ispirazione è il movimento hardcore che noi ritroviamo in Henry Rollins (frontman dei Black Flag), il Wu-Tang Clan e l’artista Raymond Pettibon, ognuno di loro è stato un esempio di punto di rottura e attivismo rispetto alla società come Ponti e Mollino che noi definiamo degli Architetti Punk”.

Avete avuto esperienza nel mondo della moda: cosa significa per voi intrecciare moda e design?

Nori Studio: “Il lavoro dell’architetto è un lavoro che per noi è commistione e multidisciplinarità, metodi del passato trasmutati per le esigenze del futuro.

Lavorare per la moda per noi significa sperimentare al massimo mondi diversi.

Avere un approccio hardcore nella progettazione inteso come punto di rottura distaccandoci dalla scelta di tappezzerie, tessuti e texture di materiali in maniera canonica e da quell’architettura un po’ piaciona di pinterest.

Siamo in un momento in cui tutto è accessibile grazie alle immagini dei social e questo porta ad un distacco dalla ricerca della forma ed un avvicinamento all’omologazione.

Poter progettare e realizzare allestimenti e negozi per noi è un enorme occasione espressiva e siamo molto fortunati ad aver avuto questa occasione.

La famiglia Biffi ha permesso allo studio un lavoro di 'restauro' dello storico negozio disegnato dall’architetto Cordero.

Ci ha dato fiducia e attraverso lo studio del presente e la necessità di offrire un nuovo volto al negozio abbiamo ridisegnato l’intera immagine dello spazio con materiali e forme completamente nuove mantenendo un dialogo con il lavoro del maestro Cordero che abbiamo deciso di mantenere ed esaltare.

È stato fatto un lavoro completo dal disegno della gruccia allo studio dell’esposizione del prodotto.

Altra interessante collaborazione legata alla moda e al design è quella che il nostro studio porta avanti insieme a Burro Studio, grazie a loro abbiamo avuto il piacere di sperimentare con allestimenti per attivazioni e pop up store.

A quali progetti a siete più legati e affezionati, e a cosa state lavorando?

Nori Studio: “essendo uno studio molto giovane ed in pieno tornado lavorativo non abbiamo ancora avuto il tempo di fermarci e osservare quello che abbiamo fatto fino ad oggi.

Amiamo e odiamo tutti i progetti che abbiamo fatto fino ad adesso.

Tutti sono nostri figli ma essendo noi in costante crescita professionale vorremmo sempre tornare indietro e cambiare qualcosa. Per il futuro (prossimo) stiamo lavorando su alcuni progetti allestitivi con gli amici di Burro Studio e grazie alla famiglia Biffi avremo un altro scontro con un mostro sacro dell’architettura con un intervento sulle vetrine del negozio realizzato da Gae Aulenti.

Avremo inoltre la possibilità di approcciarci al panorama Europeo nella progettazione di alcuni negozi per diversi brand di moda e naturalmente il fedelissimo gruppo di clienti che si affida allo studio per la realizzazione delle loro case private”.

Puntate in alto: cosa vi piacerebbe fare “da grandi”?

Nori Studio: “Costruire luoghi dove accadono episodi felici, progettare e costruire prodotti che siano testimonianze del nostro esistere, del nostro 'amore per l’architettura' nella moda, nel design, nel privato degli spazi intimi residenziali”.