In Sardegna, una villa reinventa la tradizione costruttiva locale con un linguaggio contemporaneo intriso di forti vibrazioni nordiche. Per dialogare meglio con il paesaggio

La villa di Eirinn e Renzo si trova a cento metri dal mare e dalle spiagge di Porto Istana che affacciano sulla splendida isola di Tavolara. In questo angolo di paradiso sardo, immerso nella fitta vegetazione di corbezzoli, mirti e olivastri, tipica del luogo, la stilista e modella norvegese e l’imprenditore sardo hanno deciso di vivere dodici mesi l’anno con i loro due bambini e di affidare l’incarico del progetto della casa all’architetto Pasquale Bianchini. Se i sogni aiutano a vivere meglio, quello professionale i nostri l’hanno realizzato insieme nel 2014 quando, sull'onda della loro grande passione per il kitesurf, hanno fondato il brand Exkite, con l’idea di riciclare le vele dei kite per trasformarle in capi d’abbigliamento, oggi acquistabili persino da Barneys a New York. Per il sogno privato si sono rivolti a un creativo del Mediterraneo, di base a Napoli, che, prima di mettersi in proprio dieci anni fa, aveva già collaborato al disegno di 60 ville esclusive a Puntaldia, sviluppando una particolare sensibilità verso la bellezza unica di luoghi che invitano allo stretto dialogo tra architettura e paesaggio naturale.

Per me la casa deve assecondare il carattere di chi la vive, così il progetto inizia sempre come un gioco tra l’introspettivo e lo psicanalitico”, spiega Pasquale Bianchini. “Faccio raccogliere ai clienti in una cartelletta tutte le foto di cose che a loro piacciono, da soluzioni spaziali a mobili e oggetti, per capire la loro sensibilità e che cosa si aspettano. Nella fattispecie, il primo contatto con i committenti ha preso la forma di una vera e propria richiesta d’aiuto da parte di Eirinn, che sentiva la necessità di fondere l’essenzialità del suo stile norvegese con il carattere dell'architettura rurale tipica del luogo, il classico stazzo gallurese che aveva acquistato con Renzo”, ricorda l’architetto. “Forme geometriche ben definite e giochi di luce in dialogo con la mutevolezza delle stagioni sono stati il leitmotiv del progetto di ristrutturazione. Il mio obiettivo è stato quello di valorizzare le potenzialità espressive del volume compatto e astratto preesistente, recuperando la tradizione costruttiva sarda ma interpretandola con un linguaggio contemporaneo senza tempo, in grado di rafforzare il rapporto visivo con la natura circostante”, racconta.

In altre parole, il suo intervento si è tradotto in un omaggio al paesaggio antropizzato, declinato con rigore modernista e purezza formale, senza concessioni a segni vernacolari e all'arredo rustico locale. Sul piano pratico, attraverso una sottrazione volumetrica, il fabbricato è stato riportato alle linee archetipe d’origine, aprendo la successione di piccole stanze e finestre che ne caratterizzavano l’impianto e ottimizzando la copertura a doppia falda; in modo da ottenere una maggiore sensazione di leggerezza e freschezza d’insieme e un effetto plastico dichiaratamente ispirato ai progetti di John Pawson e Gio Ponti. “Il tetto a due falde è stato realizzato di soli otto centimetri di spessore e irrigidito da un’ossatura in ferro che si estende a sbalzo su entrambi i lati: verso l’ingresso, mediante brise soleil che seguono la medesima inclinazione della copertura, e verso le verande vista mare”, continua il progettista. “Così è stato possibile imbrigliare e modellare la luce, proiettando pattern di ombre sul calcestruzzo bianco delle superfici verticali. Ma anche, in una sintesi di equilibrio e proporzione, rendere percepibile, nei dettagli costruttivi dei terrazzi a sbalzo e nell’innesto del fabbricato al giardino tramite un profilo di coronamento a C di colore nero, un ricercato effetto di sospensione del corpo architettonico”.

Lo sviluppo del progetto ha poi voluto che, nel patio, una passerella in cemento mettesse in connessione il corpo principale con un portale in cemento armato faccia a vista, ingresso del volume della dependance destinata agli ospiti: un’unità abitativa a sé stante completa di living, camera, mini cucina e bagno. Da qui, mediante una scala a sbalzo, si accede al solarium di copertura, dove si materializza una piscina nera con due lati a sfioro che si perdono all’orizzonte nei blu del mare di Tavolara: lo stupore di altri effetti speciali reincarnati nella composizione d’insieme. Il bianco candido e di stile classico degli esterni, archetipo che si trasforma in una nuova sorpresa, si confronta invece negli interni, tra pareti total white, pavimenti in resina e arredi grafici disegnati dall’architetto, con un mix match di oggetti che restituiscono calore, colore e piacere di abitare, dando risalto alle ampie vetrate scorrevoli vista mare.

La semplicità resta il tratto distintivo degli spazi nudi e sartoriali, scanditi in due aree mediante una play room che funge da cerniera tra la zona giorno e quella notte: ingresso, living/cucina e bagno di servizio da una parte e tre camere da letto e bagno padronale dall’altra. Nella fluida costruzione complessiva, la cucina open space si compone di una penisola con piano in rovere massello e di una parete attrezzata a tutt’altezza ‘cucita’ intorno alle finestre, che segue l’inclinazione delle falde del tetto. Dentro un contenitore concepito come una grande tela, partecipa da protagonista silenziosa dell’eleganza rarefatta e del mood nordico scelto dai committenti per vivere la casa in piena libertà e senza ansie da prestazione.

Progetto di Pasquale Bianchini - Foto di Filippo Bamberghi