Quali sono le architetture più attese (e più cult) che apriranno le porte al pubblico nel 2024?
C’è il museo del suono di Kengo Kuma a Seoul, che stimola i sensi attraverso gli elementi visivi ma anche il suono, la luce, il vento e il profumo; e c’è la sede del Parlamento nazionale del Benin che Diébédo Francis Kéré ha immaginato ispirandosi all’albero di Palaver, sotto la cui ombra gli africani sono soliti incontrarsi per prendere decisioni nell'interesse di una comunità.
Tra i progetti che inaugureranno nel 2024, c’è il Villaggio degli atleti progettato da Dominique Perrault per i Giochi Olimpici di Parigi, che ospiterà 15mila atleti provenienti da 206 nazioni, e che nel 2025 si trasformerà in un nuovo quartiere residenziale; c’è Torre Velasca, il celebre 'grattacielo con le bretelle' dei BBPR edificato dal 1956 al 1958, che verrà restituito alla città di Milano con la sua facciata rosa-grigio, e c’è la Fornetta di Michele De Lucchi, una casa costruita secondo tecniche antiche e interamente in legno, senza colle né sostanze chimiche, alimentata con il fotovoltaico e il geotermico, “non una semplice casa di legno”, spiega Michele De Lucchi, “ma un'affermazione di ciò che si può fare oggi a partire dalla piccola edilizia, che può ritrovare tutto il suo fascino e recuperare la dolce e serena proporzione delle piccole case. Soprattutto, rende possibile quella personalità urbana che si è persa nelle periferie di molte, forse tutte, le città del mondo”.
Una selezione - sicuramente non esaustiva e in continuo aggiornamento - dei progetti più sorprendenti e avveniristici che vedranno la luce nel 2024.
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L’Audeum di Kengo Kuma, Seoul
A marzo 2024 aprirà l’Audeum, il museo del suono del maestro Kengo Kuma, nel cuore di Seoul. Un museo che stimola tutti i sensi attraverso gli elementi visivi ma anche il suono, la luce, il vento e il profumo.
Una struttura immaginata come una foresta che si armonizza con la natura, un edificio avvolto da tubi verticali in alluminio lucido che, sovrapposti, grazie alla loro superficie riflettente producono un bellissimo effetto simile alla luce del sole che filtra attraverso la foresta, una luce che cambia al variare delle stagioni.
All’interno, le sale espositive sono in un legno 'drappeggiato' per enfatizzare la morbidezza e naturalezza del materiale ligneo, esaltare l’acustica e riconnettere il visitatore alla natura.
Il Parlamento nazionale del Benin di Diébédo Francis Kéré, Porto-Novo, Benin
È una grande, monumentale, opera quella che verrà completata a fine 2024, firmata da Diébédo Francis Kéré, il progettista, educatore e attivista originario del Burkina Faso insignito nel 2022 del premio Pritzker, il Nobel dell’architettura.
Con il suo studio Kéré Architecture, l’architetto sta ultimando la sede del Parlamento nazionale della Repubblica di Benin, nella capitale Porto-Novo, nell’Africa occidentale, ispirandosi a un soggetto a lui molto caro e ricorrente nei suoi progetti: l’albero di Palaver, sotto la cui ombra gli africani sono soliti incontrarsi per prendere decisioni consensuali nell'interesse di una comunità.
Un edificio-manifesto che vuole esprimere nel 2024 i valori democratici e l’identità del Paese, progettato come un tronco di un albero cavo all’interno per favorire la luminosità, la circolazione dell’aria e delle persone.
Il cuore del progetto è la sala dell’assemblea, al piano terra, impreziosita da uno spettacolare soffitto dinamico con travi strutturali a vista che evocano i rami degli alberi. Completa la maxi opera il parco pubblico, che mostra la flora autoctona del Benin fornendo allo stesso tempo a Porto-Novo un ampio spazio ricreativo.
La Fornetta di Michele De Lucchi, lago Maggiore
Dalle maxi opere pubbliche a una casa molto particolare. È la Fornetta progettata da Michele De Lucchi con il suo studio Amdl Circle, sul lago Maggiore. Un’abitazione immersa nella natura e fatta di natura, di sole e di terra: è costruita interamente in legno, senza colle né sostanze chimiche, priva di cemento, alimentata con il fotovoltaico e il geotermico.
Realizzata secondo antiche tecniche e con materiali naturali, come le pareti in larice assemblate con pioli in faggio, i rivestimenti in terracruda per dare agli ambienti il giusto grado di umidità, e il 'legno lunare', particolarmente resistente contro funghi e agenti esterni, chiamato così perché tagliato durante la luna calante invernale, quando la linfa è distribuita in maniera uniforme nel tronco.
“Questa casa non è una semplice casa di legno”, spiega Michele De Lucchi, “ma un'affermazione di ciò che si può fare oggi a partire dalla piccola edilizia, che può ritrovare tutto il suo fascino e recuperare la dolce e serena proporzione delle piccole case. Soprattutto, rende possibile quella personalità urbana che si è persa nelle periferie di molte, forse tutte, le città del mondo”.
Torre Velasca di Asti Architetti, Milano
La Torre Velasca, il celebre 'grattacielo con le bretelle' dei BBPR edificato dal 1956 al 1958, simbolo di Milano e della ripresa post-bellica, sarà restituito alla città nel 2024 con la sua facciata cangiante rosa-grigio, dopo oltre due anni di progettazione e circa tre anni di lavori, analisi scientifiche materiche sull’intonaco, studi sul campo e ricerche storiche documentali.
L’edificio di 106 metri e 29 piani di cui due interrati, sarà così composto: al -1 area wellness, al primo piano commerciale, dal secondo al sedicesimo piano uffici, 17-18esimo piano ristoranti, dal 19esimo in sù residenziale.
A firmare il restyling, Asti Architetti che, in coordinamento con i proprietari Hines e con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio (dal 2012 l’edificio è sotto tutela) si è occupato del progetto di ristrutturazione e di rigenerazione della facciata e del restauro delle parti comuni e delle finiture degli interni, nel rispetto dello spirito originario dei BBPR.
“Il progetto è caratterizzato dalla considerazione dell’immagine d’insieme della Velasca”, sottolinea Paolo Asti, “nell’intento di identificare le funzioni ricercate della committenza, riservando una particolare attenzione alla definizione del complesso edilizio, alle tipologie e ai caratteri architettonici delle unità interne di uffici e abitazioni.
Questi diversi aspetti erano già stati studiati dai BBPR e messi a punto in tutti i dettagli, in connessione fra loro.
Ogni unità è diversa dalle altre, sia negli uffici, sia nelle residenze, sia nelle unità commerciali ai piani base, rispecchiando la varietà compositiva delle facciate, lo studio degli interni, la distribuzione, il rapporto tra interno ed esterno, gli arredi fissi, i materiali di finitura e i colori”.
Concluse le facciate, al momento si sta lavorando alle parti comuni degli interni. Proseguono anche i lavori nella Piazza Velasca che, una volta terminata, assumerà l’aspetto di una piazza a traffico ridotto.
Jinghe New City Culture & Art Centre di Zaha Hadid Architects, Xi’ian, Cina
Una silhouette sinuosa che fa eco alle valli tortuose scavate dal vicino fiume Jinghe. È Jinghe New City Culture & Art Centre, il nuovo, avveniristico, centro culturale e artistico di Zaha Hadid Architects che sta sorgendo a Xi’ian, capoluogo della provincia cinese dello Shaanxi, nel polo scientifico Jinghe New City in ascesa per lo sviluppo di industrie focalizzate su nuove energie e materiali, intelligenza artificiale e aerospaziale.
Il nuovo centro, che verrà inaugurato nel 2024, definisce spazi culturali e ricreativi interni ed esterni per la sua comunità, tra cui la biblioteca multimediale con realtà virtuale immersiva, zone pubbliche di lettura, il teatro, le sale multifunzione, studi e gallerie espositive.
Un complesso con giardini, passerelle e cortili sopraelevati che si snodano come un ponte sopra una superstrada a otto corsie, e che con i suoi volumi fluidi si innesta e si intreccia nel masterplan urbano della città e diventa un elemento di raccordo che collega i quartieri commerciali e residenziali con i parchi e il fiume, fornendo un accesso diretto alla nuova stazione della metropolitana.
L’edificio soddisfa i più elevati standard della bioedilizia, con i pannelli fotovoltaici e la raccolta e riuso di acqua piovana, e materiali prodotti localmente con un alto contenuto riciclato.
Learown Fuda Square di Massimiliano Fuksas, Shenzhen, Cina
A Shenzhen, nel dinamico quartiere di Nanshan Nord, sta sorgendo Learown Fuda Square di Studio Fuksas, un maxi complesso mixed-use esteso su 200mila metri quadrati suddiviso in due lotti, collegati ai livelli superiori da un sistema di passerelle.
Sopra un podio di 5 piani con negozi, cinema e ristoranti, ci sono una torre per uffici, 4 edifici residenziali con appartamenti di diverse tipologie e dimensioni, un hotel di lusso e negozi.
Il concept del progetto si basa sulla parola chiave caleidoscopio, dal greco antico 'guardare le forme belle'.
Un concept evidente a partire dalla facciata, composta da moduli esagonali tridimensionali in alluminio anodizzato color oro di diverse dimensioni e profondità, che creano la sensazione dinamica della rotazione del caleidoscopio.
La facciata-caleidoscopio è un dettaglio decorativo e funzionale: i pannelli rivolti in direzioni diverse riflettono la luce del sole e trattengono il più possibile il calore fuori dall’edificio, in più le finestre elettriche apri&chiudi favoriscono la ventilazione estiva e il comfort termico durante tutto l’anno.
Kinderspital Zürich di Herzog & de Meuron, Zurigo
A Zurigo nel 2024 sarà inaugurato l’ospedale pediatrico universitario, centro di ricerca e per la didattica progettato da Herzog & de Meuron, il più grande della Svizzera per l'assistenza di bambini e adolescenti, con 200 posti letto.
Un’architettura ospedaliera che, al posto di ergersi in verticale, si sviluppa in orizzontale con un approccio olistico, seguendo una griglia urbana con strade, incroci e piazze, dove le funzioni o dipartimenti corrispondono ai quartieri, ogni piano ha una strada principale e la natura penetra in profondità.
Un’architettura funzionale declinata in due differenti layout, il primo pubblico e circolare, per facilitare l’operatività e la cooperazione scientifica, l’altro privato per porre l'accento sull’individuo, su ogni singolo paziente e il suo processo di guarigione, con ciascuna delle camere progettata come una casetta con il proprio tetto, garantendo la privacy dei piccoli pazienti e delle loro famiglie.
L’Hospice pediatrico di Renzo Piano Building Workshop, Bologna
La bellezza può alleviare, per quanto possibile, il dolore. Ecco perché sono sempre di più gli enti e le fondazioni che si affidano ai grandi progettisti per immaginare architetture ospedaliere funzionali, innovative e che diano conforto e speranza. Come l’Hospice pediatrico per le cure palliative di Bologna di Renzo Piano Building Workshop, interamente promosso e fortemente voluto dalla Fondazione Hospice Maria Teresa Chiantore Seràgnoli Onlus.
Un edificio che si solleva da terra per abitare, idealmente, uno spazio leggero e luminoso, con gli occhi dei piccoli residenti all’altezza della chioma degli alberi, verso una natura pervasiva e rigenerante.
Il complesso si sviluppa in più padiglioni connessi da leggeri collegamenti aerei al corpo centrale principale, con quest’ultimo che ruota intorno a un giardino-patio.
Due satelliti sul lato sud-est ospitano otto mini alloggi destinati ad accogliere le famiglie dei piccoli pazienti, che così hanno la possibilità di essere vicini ai piccoli, ma senza però seguire i riti e i meccanismi dell’ospedalizzazione; sul lato opposto, due polarità intime e meditative: la cappella e una terrazza affacciata sulla valletta del Savena collegata all’obitorio Morgue.
Aquarela di Ateliers Jean Nouvel, Quito, Ecuador
Un maxi complesso mixed-use che con la sua forma organica, le facciate in pietra e le terrazze piantumate, imita e si innesta nella lussureggiante natura ecuadoriana.
È Aquarela, l’housing project di Ateliers Jean Nouvel che inaugurerà ad aprile 2024 a Quito, in Ecuador.
Nove torri residenziali dalle quali si ha la sensazione di vivere sulle montagne, oltre 130mila metri quadrati di cui 75mila a uso abitativo, 600 unità con piscina, palestra, spa e spa per animali, campo da squash, yoga, barbiere, pattinaggio sul ghiaccio, minigolf, sala musica, bowling e cinema.
Un totale di 1,5 ettari di vegetazione tra verde verticale, terrazze e balconi traboccanti di piante, camminamenti e campi, con una selezione di piante autoctone ed endemiche, con la volontà di recuperare la flora e la microfauna locale, natura che contribuisce a migliorare l’isolamento termico del progetto.
Beijing City Library di Snøhetta, Pechino
Promette di essere lo spazio di lettura più grande al mondo. È la nuova biblioteca della città di Pechino, il cui completamento è previsto a inizio 2024, firmata dallo studio norvegese Snøhetta.
Un luogo per l’apprendimento, la condivisione della conoscenza, e per celebrare la ricchezza culturale di Pechino e della Cina. Sarà anche il primo progetto con facciata in vetro autoportante della Cina, con la sua immensa copertura alta 16 metri sostenuta da colonne che ricorda una tettoia di ginkgo, un rimando al rapporto uomo-natura tipico della filosofia orientale.
I pilastri non sono solo un elemento strutturale, ma contengono e celano diverse funzionalità, dal controllo della temperatura e del comfort acustico all’illuminazione e la gestione dell’acqua piovana.
Una biblioteca-anfiteatro con gradoni dove sedersi, incontrarsi, scambiare opinioni, fare una pausa, leggere il proprio libro preferito, studiare, in un’esperienza nettamente diversa dalle convenzionali biblioteche.
Il tetto è dotato di elementi costruttivi fotovoltaici integrati che sfrutta l'ottima esposizione alla luce solare per la produzione di energia rinnovabile. Il vetro è isolante, la sua altezza è stata ridotta sulle pareti esposte ad est e ad ovest per migliorare l’efficienza energetica, mentre a Sud è stato previsto un dispositivo attivo di schermatura solare.
Torre Unipol di Mario Cucinella Architects, Milano
Aprirà le sue porte al pubblico nel 2024 anche la Torre Unipol di Mario Cucinella Architects, la nuova sede del gruppo UnipolSai parte del progetto di riqualificazione di più ampio respiro che riguarda Porta Nuova.
Una torre dalla forma ellittica, che si inserisce sinuosamente in un contesto già fortemente costruito, caratterizzata da 23 piani fuori terra e 3 interrati, per un’altezza di quasi 120 metri e una superficie totale di 31mila metri quadrati.
In acciaio, legno e vetro, la torre ospiterà spazi commerciali, un auditorium di oltre 270 posti, uffici e, in copertura, una serra-giardino panoramica con un’area per eventi pubblici e culturali.
Un grande atrio di 75 metri di altezza sul lato sud della torre funge da accesso principale e serve da moderatore climatico, in grado di sfruttare l’esposizione come un’opportunità energetica.
L’involucro esterno a doppia pelle isola l’edificio in inverno e limita il surriscaldamento estivo, e termina in un'ampia vela in acciaio e vetro, elemento caratterizzante dell’edificio, che mitiga l’azione degli agenti atmosferici e regala alla città un nuovo suggestivo spazio aperto.
Un edificio, con pannelli solari in facciata e di un sistema duale per la raccolta delle acque piovane, che ha tutte le qualità per ottenere la certificazione Leed Platinum.
Atrium di Studio Libeskind, New York
“Credo di poter parlare a nome di tutto il nostro team affermando che il nostro obiettivo è servire la comunità degli anziani creando case che diano un senso di orgoglio civico e creino alloggi a prezzi accessibili così necessari nella città di New York”.
Così Daniel Libeskind racconta Atrium a Brooklyn, il complesso di residenze accessibili per anziani con basso reddito e anziani senzatetto.
197 unità abitative su 10 piani, una struttura comunitaria al piano terra e più di 3mila metri quadrati di spazio per i residenti del campus Sumner Houses nel quartiere Bed-Stuy di Brooklyn.
Una struttura residenziale organizzata come un edificio a corte, con corridoi che guardano verso il verde centrale.
Linee diagonali audaci avvolgono l'edificio caratterizzato da angoli che salgono dal suolo, creando una forma 'pieghevole' che scompone le volumetrie a livello stradale. Un building che non si isola, ma anzi si apre verso la città, con un’entrata trasparente in dialogo con il contesto.
Il Villaggio degli atleti di Dominique Perrault, Parigi
C’è grande attesa per i Giochi Olimpici e i Giochi Paralimpici 2024 che si terranno a Parigi rispettivamente dal 26 luglio all’11 agosto e dal 28 agosto all’8 settembre. A firmare il Villaggio olimpico è l’influente architetto e urbanista parigino Dominique Perrault, a capo di Dominique Perrault Architecture.
L'architetto è partito dall’esistente: il fiume Senna, il territorio e le sue risorse, la Cité du Cinéma, già oggetto di restauro, e Halle Maxwell.
Un maxi progetto, che ruota intorno alla parole chiave heritage, acqua e suolo, intrinsecamente radicato nel territorio, che si sviluppa su 51 ettari attraversati dalla Senna, a Nord di Parigi, a un chilometro e mezzo dallo Stade de France e dalla nuova piscina olimpionica, distribuito tra i comuni Ile Saint-Denis, Saint-Denis e Saint-Ouen-sur-Seine.
Previsti 2.400 alloggi per ospitare 15mila atleti più le rispettive delegazioni provenienti da 206 nazioni, rappresentanti di 28 discipline. Un villaggio traboccante di natura, sostenibile, connesso alle linee di metropolitana, un progetto che non si esaurisce con l’esperienza olimpica ma che, dal 2025, si trasforma in un nuovo quartiere residenziale con negozi, uffici, hotel e spazi verdi.
Durer1 e Durer2 di Lissoni Casal Ribeiro, Budapest
Con un team di oltre cento collaboratori tra Milano e New York, Lissoni Casal Ribeiro progetta il Durer1 e il Durer2, uffici e residenze a Budapest, di fronte al suggestivo Liget Park, all'interno di uno dei quartieri in via di sviluppo più esclusivi della capitale ungherese.
Durer1 è una nuova costruzione di circa 50mila metri quadrati, e Durer2, un edificio di circa 40mila metri quadrati che si integra armoniosamente con una struttura storica preesistente.
Un progetto che può aprire nuove vie progettuali per lo sviluppo immobiliare in una delle zone più dinamiche e promettenti di Budapest, promuovendo al contempo un connubio tra modernità e storia attraverso l'architettura innovativa e il rispetto per il contesto storico.
Pirelli 35 di Snøhetta e Park Associati, Milano
Due approcci alla progettazione diversi per creare un edificio generoso, permeabile e accessibile al pubblico, che diventa luogo di transito e ricucitura urbana. È Pirelli 35, edificio storico milanese anni Sessanta, originariamente progettato da Melchiorre Bega, riletto in tandem da Snøhetta e Park Associati.
La riqualificazione sarà uno dei nuovi tasselli del mosaico Porta Nuova Gioia, commissionato da Coima. Attraverso interventi mirati, il progetto ingrandisce e ottimizza le qualità estetiche e strutturali dell'edificio esistente.
Il building è ora organizzato in tre 'livelli': il piano terra e il nono piano, trasparenti, forniscono un alto grado di accessibilità; i piani da 1 a 8 per gli uffici, l’attico al decimo piano è un punto d’incontro con una splendida vista sulla città.
Utilizzati materiali a bassa emissione energetica o materiali riciclati, e un grande impianto fotovoltaico che alimenta una pompa di calore acqua-acqua per la generazione termica.
Pirelli 35, tra via Melchiorre Gioia e via Bordoni, apre l’edificio verso la città, creando un passaggio fra le zone adiacenti, come una breccia nel muro che prima separava due isolati.
“Un edificio che abbiamo concepito come un nodo”, spiega Michele Rossi, founding partner di Park Associati, “un insieme di passaggi e luoghi di collegamento, che dia alle persone la libertà di scegliere il proprio percorso al suo interno e al suo esterno.
L’edificio più sostenibile è quello che già esiste: P35 diventerà un importante esempio per dimostrare come anche un edificio ormai obsoleto, attraverso un processo progettuale di qualità, possa essere trasformato in un’architettura capace di interpretare il futuro e le sue richieste di sostenibilità”.
“A volte devi demolire, ma a volte puoi cogliere l’occasione per ripensare gli edifici dal punto di vista della sostenibilità, come abbiamo fatto per P35”, aggiunge Kjetil Trædal Thorsen, founding partner di Snøhetta. “Vogliamo che questo sia un edificio a basso impatto, dotato di un’impronta sostenibile ben precisa”.
I pavilions di Effekt a Refshaleøen, Copenaghen
“Come possiamo creare padiglioni flessibili per laboratori, mostre, studi e uffici come parte di una nuova zona culturale temporanea a Refshaleøen, ex sito industriale nel porto di Copenaghen?”
La risposta arriva dallo studio di progettazione e ricerca danese Effekt: padiglioni mobili dai costi contenuti, facilmente spostabili ovunque e implementabili con moduli e annessioni in divenire, con soffitti alti, aree spaziose e atmosfera da laboratorio, con spazio per la contemplazione all'interno di un concetto architettonico orientato alla comunità.
I materiali sono naturali e rinnovabili, gli interni sono riscaldati con pompe di calore, con un’impronta di CO2 ridotta, stimata sui circa 3,5 kg CO2 al metro quadrato per anno.