Una masseria abbandonata risorge attraverso la messa in valore delle sue componenti originarie: la centralità del baglio, la pietra di Modica, le tecnologie tradizionali e lo spazio aperto della campagna siciliana

Una masseria immersa nella campagna siciliana, tra Noto e Modica, è stata recuperata e trasformata in un luogo di residenza e di accoglienza, per feste, eventi e turismo di charme. Di fronte a una struttura articolata in maniera piuttosto complicata, anche per il diverso stato di conservazione degli edifici, Sebastiano Italia e Andrea Di Franco hanno scelto di operare con interventi poco appariscenti ma sostanziali, rispettando ed esaltando le qualità costruttive e materiche già presenti. L’obiettivo: introdurre tutti gli elementi di un’architettura contemporanea, perfettamente accessibile e confortevole, senza perdere nulla della forza spaziale e formale del complesso ottocentesco.

La masseria, come si vede nella ripresa dal drone, è immersa in un pregevole paesaggio, ancora largamente legato all’agricoltura e all’allevamento, ed è essa stessa un paesaggio, offrendo orizzonti e traguardi di grande suggestione. I vari edifici, e gli spazi aperti, compongono un sistema concepito in termini produttivi, una fabbrica agricola dove ogni parte assolveva una funzione precisa, come le scuderie e le stalle. L’insieme dei volumi, unificati dall’uso omogeneo della pietra locale, si raccoglie attorno al baglio, l’ampia corte murata e pavimentata che, separata dalla campagna, è una specie di grande piazza rurale, un teatro architettonico dove tutti gli edifici si traguardano e dove tutte le attività interagiscono. Questa qualità intrinseca del baglio, domestico e monumentale insieme, è la chiave di volta del progetto, che trasforma, senza indebolirle, le multiple relazioni spaziali e visive che si intessono intorno alla spianata centrale.

Costruita verso la fine dell’800 al centro di un latifondo di circa ottanta ettari, la masseria è circondata da un robusto muro di pietra a cui deve il nome di La Chiusa. “Gli edifici", racconta Sebastiano Italia, "sono interamente costruiti con una struttura muraria in pietra di Modica che abbiamo ritrovato in condizioni ancora perfette. Negli interni abbiamo eliminato tutti gli intonaci, per riportare la pietra in vista, e ovunque abbiamo ripulito le murature dalle riprese cementizie per ripristinare l’assetto originale delle fughe in calce”.

Il fatto di trovare ovunque gli stessi muri, dentro e fuori, chiarisce quanto siano labili e permeabili, in alcuni spazi, i confini tra gli interni e gli esterni, generando luoghi architettonicamente molto definiti ma anche in forte continuità con il piano continuo del baglio. Il caso più evidente è la piscina, rialzata su un podio e ricavata all’interno di un fabbricato scoperchiato di cui si sono mantenute le mura perimetrali. Le quinte porticate agiscono come schermi ciclopici che moderano l’impatto della luce del sole. L'alto porticato è sorretto da pilastri troppo sottili, per la statica del muro in pietra, che perciò sono stati rinforzati da una lastra di acciaio che ne riveste gli intradossi. Un inserimento che introduce, in modo elegante e inaspettato, un elemento di contemporaneità volto a sottolineare l’effetto scultoreo e astratto della parete. Nelle scuderie, invece, destinate a ospitare feste e banchetti, la potente sequenza delle arcate è stata mantenuta e crea un portico molto raccolto, una fresca penombra da cui il baglio si percepisce come un ampio spazio continuo, libero e assolato, che fiancheggia attraverso le poche finestre e gli alti portali ben distanziati.

Per gli elementi che abbiamo ricostruito", spiega ancora Sebastiano, "come i tetti, i solai e gli infissi, abbiamo adottato le tecniche tradizionali. Per lo strato più esterno dei tetti, rifatti completamente, abbiamo usato solo vecchie tegole, di recupero, trovate nella Chiusa e in altre masserie della zona”. I solai, anch’essi completamente rinnovati, sono tutti in legno, orditi secondo il tradizionale sistema a travetti. I pavimenti, tranne che in un’unica stanza in cui rimane l’originale in pietra, sono in resina cementizia oppure, nelle camere da letto, in legno, con un parquet che riutilizza le tavole riprese dai tetti, secondo un principio circolare, di riciclo dei materiali, che è stato seguito in ogni parte del progetto. “Per esempio", continua Sebastiano, "abbiamo demolito un muro che divideva in due la proprietà, da cui abbiamo raccolto un gran numero di blocchetti di tufo che sono stati reimpiegati nelle pavimentazioni degli spazi esterni.

Anche l’acciottolato del baglio, che era in parte da ricostituire, è stato completato con pietre di recupero”. Il vasto spazio della masseria si affaccia alla campagna attraverso un arco aperto nell’edificio che oggi è una residenza per gli ospiti. La zona ora adibita a solarium per la piscina ospitava nel passato una piccola chiesa poi andata distrutta, che si può ancora leggere dal portale di ingresso. Gli altri ambienti dedicati all'ospitalità si trovano nel volume parallelo alla piscina, che contiene anche palestra e sauna. Della masseria i proprietari-progettisti abitano l’edificio davanti all’ingresso, all’altro capo del baglio, mentre il lungo fabbricato delle scuderie, affiancato dallo spazio catering, ha le dimensioni ampie, e la continuità con lo spazio esterno, per accogliere feste, banchetti ed altri eventi di carattere sociale.

Progetto di Andrea Di Franco e Sebastiano Italia - Foto di Benedetto Tarantino