Il linguaggio disegnato è il perfetto mezzo di comunicazione: per questo così tanti architetti stanno riscoprendo il drawing power

Il linguaggio è probabilmente il modo più perfetto per pensare e comunicare con le altre persone. Ma, il linguaggio scritto – o parlato – ha i suoi limiti. Perché le parole lasciano libero spazio all’immaginazione.

Se si parla di un palazzo, certo, è facile per tutti immaginarlo.

Ma come lo si immagina? Ognuno di noi lo visualizzerà in maniera differente. Ed è qui che entra in gioco il disegno.

A cosa serve il disegno architettonico?

Il disegno architettonico quindi si rivela essere il perfetto mezzo di comunicazione. Una comunicazione visiva, immaginativa e specialmente emozionale.

Un disegno aiuta a rafforzare il pensiero, a connettere dal punto di vista emotivo e a combinare esperienze personali.

Mikkel Frost, architetto Danese partner dello studio Cebra, è un attivo sostenitore del bozzetto, del disegno architettonico a mano, della semplice linea schizzata.

“Disegnare a mano è di gran lunga il modo più veloce per illustrare ciò che hai in mente”, spiega. “In un cantiere o in una riunione, alcuni scarabocchi approssimativi su un taccuino sosterranno fortemente qualsiasi messaggio. E se un’idea grandiosa ti sveglia nel cuore della notte sicuramente un’annotazione-schizzo su un post-it è più naturale che accendere il portatile”, sorride.

Il disegno a mano è come la musica

Mikkel Frost ama paragonare il disegno alla musica. “Immagina un musicista che cerca di spiegare una nuova canzone a un cliente facendogli leggere le note. Complicato. Sicuramente è più istantaneo prendere la chitarra in mano e suonarla”. E la stessa cosa capita con la matita: il disegno aggiunge autorità.

Semplici disegni fatti a mano sono aperti a libera interpretazione, riescono a coinvolgere clienti o collaboratori, consentendo allo spettatore di leggere nello schizzo i propri sogni e diventare co-designer.

Un musicista immediato. “Se hai qualcosa da condividere lascia che siano le tue dita a parlare” sottolinea Mikkel.

Il disegno come nuova forma per presentare i progetti

Frost non è il solo a credere nel potere comunicativo del disegno fatto a mano. Diversi architetti, designer e creativi hanno abbracciato calorosamente questo ritorno alle origini.

Grazie a storyteller artistici che stanno sconfinando nel mondo del design e dell’architettura, il disegno ritorna ad essere la nuova forma di presentare il progetto. Concept e idee architettoniche sono rappresentate con disegni artistici, piccole opere fatte a mano, con pennelli, matite e acquarelli.

Ed ecco che saltano all’occhio gli allegri watercolour che David Flack ha concepito, in stretta collaborazione con un artista acquerellista, per la fase di concept design del nuovo Ace Hotel a Sydney.

Persone, colori, sfumature oggetti e dettagli animano gli spazi non ancora costruiti regalando reale tattilità e autenticità. Osservando il video che annuncia il vincitore del concorso del Powerhouse Museum, sempre a Sydney, è curioso vedere quanti disegni a mano sono stati utilizzati per sviluppare l’idea vittoriosa.

I marchi dell’arredo e il disegno a mano

Viaggiando da un emisfero all’altro, anche l’Italia rende omaggio ai tratti disegnati a mano. Piccoli, semplici gesti.

Linee, riferimenti visivi a materiali, colori e finiture, collage, parole accennate che traducono le idee e trasferiscono il messaggio del progetto. Accanto all’architettura anche il mondo dell’interior si anima grazie al disegnato a mano. Durante la London Design Week, Lema ha invitato l’artista-illustratrice Hatty Pedder a ritrarre dal vivo arredi, persone e showroom.

Creando, grazie al suo stile stravagante e surreale, una Lema collection di piccole opere d’arte.

Curioso il fatto che Poltrona Frau abbia deciso di utilizzare un disegno originale anni Ottanta firmato dallo Studio Baroni per celebrare i 40 anni e il rilancio di Ouverture, il divano all’avanguardia di Pierluigi Cerri.

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L’architettura come un palcoscenico su cui costruire storie

L'architettura è come un palcoscenico e fornisce il paesaggio per le storie che accadono su di esso o in esso” - racconta Josephin Ritschel.

Storyteller tedesca che lavora con vari studi di progettazione, tra cui Neometro, regalando il suo intimo e personale modo di interpretare il progetto tecnico. Disegni capaci di affascinare e fare immergere il visitatore nello spazio, grazie alla reale tattilità e autenticità degli schizzi.

“Trovo che il disegno sia il miglior modo di vedere” – spiega Antonia Pesenti di studio Fable – “ti rallenta e ti costringe a guardare e capire. Uso gli schizzi in tanti modi diversi: per riflettere, per testare, per dare un senso alle idee”. Antonia, che è stata recentemente incaricata dall’Art Gallery di Sydney di documentare la realizzazione della nuova ala, ha utilizzato i suoi disegni per dare vita a This Place.

Un libro di disegni-schizzi-collage-fotografie ipnotico. “Uno schizzo è molto più potente di una fotografia” – continua – “È la registrazione di un tempo trascorso. I miei disegni, infatti, non si creano in un istante come una un’immagine fotografica, i miei disegni contengono il mio pensiero, il mio ascolto e il mio sguardo. Gli schizzi sono una registrazione di come ci si sente a trovarsi in uno spazio”.

Quindi oltre all’idea e alla tecnicità, le emozioni diventano elemento integrante per il successo di un progetto. E il disegno ne è complice attivo. Perché disegnare aiuta a pensare. Disegnare crea libertà. Disegnare è un atto semplice, quasi primitivo, di presentare il progetto. Disegnare connette le persone e risveglia le emozioni. Bentornato drawing power.