All'interno della campagna No fakes - Natural Stone is Better di Pietra Naturale Autentica, le testimonianze di architetti di rilievo internazionale: Stefano Boeri, Marco Piva, Setsu Ito

La riflessione di Stefano Boeri sulla pietra naturale parte da una presenza iconica della sua città: il Duomo di Milano. L’architetto e urbanista ripercorre la lunghissima storia della sua costruzione, parlando della scelta, quasi obbligata per un’architettura così importante e simbolica, del marmo di Candoglio. Il bianco cangiante del Duomo, che modula le proprie sfumature a seconda della luce, è la particolarità del marmo proveniente dalla Val d’Ossola, che per secoli è stato portato fino a Milano lungo il Ticino e poi attraverso i Navigli fino alla Darsena. Un viaggio che parla innegabilmente dell’importanza del materiale, un elemento fondante dell’architettura del Duomo. Da qui il pensiero di Boeri si amplia, riflette sull’utilizzo della pietra in tutta l’architettura italiana, e sulle numerose varietà di materie prime autentiche: dal marmo botticino a quello di Carrara, dalle pietre calcaree pugliesi al basalto sardo, fino al granito.

Quella di Stefano Boeri è solo una delle voci di architetti e designer che si sono aggiunte negli ultimi mesi alla campagna a supporto degli obiettivi di PNA (Pietra Naturale Autentica). La rete aggrega le aziende che scavano e lavorano le pietre naturali e ha come unico obiettivo la diffusione di informazioni sulle qualità e le reali potenzialità delle pietre autentiche. Lo slogan di PNA è No Fakes, Natural Stone Is Better. Un invito ad approfondire la cultura dei materiali, a scoprire la loro importanza in un approccio etico e sostenibile al progetto contemporaneo e i suoi temi emergenti. In questo contesto, Stefano Boeri ricorda il lavoro per la Casa del mare all’isola della Maddalena in Sardegna e per la stazione ferroviaria di Matera. Per la Casa del mare prevale l’accostamento di diverse pietre naturali, locali e non, lavorate in lastre sottili per permettere di semplificare le operazioni di manutenzione. Ma il risultato è sorprendente anche dal punto di vista estetico per la varietà di texture e di cromie delle superfici. Ancora più affascinante la stazione di Matera, un progetto in cui la pietra calcarea, integrata all’acciaio, ha reso possibile la realizzazione di una costruzione ipogea che cita le architetture primitive locali.

Alla voce di Boeri si affianca quella di Setsu Ito, che qualche anno fa ha realizzato un’installazione intitolata Foresta di pietra per Marmomac. Il suo legame con i materiali naturali è fortemente influenzato dalle radici giapponesi. Ito parla di pietra come veicolo di vita, una presenza forte e espressiva capace di dialogare con tutti gli altri elementi e di rilanciare non solo l’aspetto estetico ma anche quello simbolico del progetto. Costruire con materie vive dà un significato diverso al concetto dell’abitare. E conoscere le qualità di questi materiali, anche grazie alla collaborazione con chi li scava e li lavora, significa saper dominare con competenza ogni parte del progetto.

Le parole di Marco Piva sottolineano invece l’unicità di ogni lastra e di ogni blocco di pietra. Le venature, le sfumature sono sempre diverse. Chi conosce bene le cave e il mestiere di scavo riesce a guidare il taglio e a ottenere il massimo dell’espressione estetica da ogni pietra. E lavora accanto all’architetto e al designer per trovare le pietre che meglio rispondono all’idea del progettista. La presenza umana è tipica dei lavori manuali che ruotano intorno all’estrazione e accompagna la costruzione di edifici o di oggetti in ogni parte del processo, dalla concezione al progetto finito. Alla competenza professionale dell’architetto si aggiunge il valore della relazione, del confronto con gli esperti della pietra. Una relazione che rende il progetto più vivo e capace di comunicare qualità universali e riconoscibili nel tempo.