A Singapore, il Jewel Changi Airport, l’hub di transito, sosta e collegamento tra i terminal dell’aeroscalo, immerso in un parco tropicale con una spettacolare cascata, dimostra che un futuro green è già possibile

“L’architettura costruisce il nostro ambiente di vita e dovrebbe ricondursi sempre a un unicum rispetto al sito e ai fruitori, restituendo qualcosa di utile alla comunità”, ha dichiarato Moshe Safdie, il celebre architetto israelo-canadese che sta davvero cambiando lo skyline di Singapore in chiave green, e molto instagrammabile; dopo aver immaginato nella metropoli del Sudest asiatico il rivoluzionario hotel di Marina Bay Sands (tre torri di 55 piani sovrastate da una ‘zattera’ lunga 200 metri, con una piscina panoramica apparentemente sospesa nel vuoto).


Moshe Safdie
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Safdie Architects è uno studio di architettura e design urbano che lavora all'insegna di idealismo e innovazione. Lo studio è orientato alla ricerca e al progetto a lungo termine, attingendo a una profonda esperienza per risolvere le sfide dell'architettura contemporanea in modi fantasiosi e inaspettati. Con un profondo coinvolgimento personale di Moshe Safdie e dei suoi più stretti collaboratori, lo studio lavora, con le risorse del design e l'intelligenza di un'organizzazione agile, per realizzare alcune delle opere più grandi e complesse del mondo.

Sarà che la città del leone (come recita Singapore in sanscrito) si presta da molti punti di vista (anche climatici) a incarnare la metafora della dinamicità e del rinnovamento contemporanei, fatto sta che, dallo scorso aprile, il ‘suo’ Jewel al Changi Airport, il nuovo hub di collegamento fra tre dei quattro terminal dell’aeroporto urbano, è un’opera di land art e tecnologia che non passa certo inosservata. E che parla italiano (Mapei) nei materiali adottati per la posa di pavimenti e rivestimenti.

Costruita sull’ex parcheggio del Terminal 1, l’infrastruttura del Jewel è stata concepita da Safdie come un meraviglioso ecosistema verde, nel quale il paesaggio disegna e connette in modo fluido e vitale lo spazio, regalando ai visitatori un’esperienza che rende davvero omaggio all’immagine della Garden City. Niente di austero e impersonale, insomma, nessun copione già scritto, come indicano i numeri del progetto: 3000 alberi e 60.000 medi e piccoli arbusti, su una superficie di circa 22.000 metri quadrati, definiscono l’anima di un edificio toroidale di 135.700 metri quadrati, sviluppato su dieci livelli (cinque dei quali seminterrati, adibiti a parcheggi).

La composizione si declina in tre grandiosi episodi correlati tra loro, dalle altezze vertiginose. Innanzitutto un giardino terrazzato di cinque piani (battezzato Shiseido Forest Valley), popolato da oltre 200 specie di piante selezionate provenienti da Brasile, Australia, Thailandia e Stati Uniti, che fioriscono e crescono a una temperatura controllata di 23 gradi, sotto la cupola formata da oltre 9.000 pannelli di vetro imbrigliati con 18.000 travi di acciaio dentro un complesso reticolo strutturale.

Il Jewel non è soltanto una riserva paradisiaca di giardini lussureggianti. Pensato come un’agorà greca, destina una parte della sua superficie a un attrattivo ‘mercato’ articolato in 280 punti vendita al dettaglio e ristoranti, un cinema multisala e uno Yotelair (hotel di lusso aeroportuale) da 130 cabine."

Poi il nucleo di questa mega installazione architettonica che stimola i sensi, il cuore e la mente: la spettacolare Rain Vortex, una cascata indoor alta 40 metri d’acqua in caduta libera dall’oculo centrale della cupola vetrata che, durante le ore serali, amplifica le sue suggestioni con giochi di luce e proiezioni cromatiche, visibili dai percorsi pedonali perimetrali e dai ponti di collegamento interno (uno anche su rotaie). Il top floor, il quinto, accoglie infine un parco, denominato Canopy Park, che integra, su 14mila metri quadrati, un ponte vetrato sospeso a 23 metri dal suolo, giardini di ninfee e di cactus, labirinti di siepi e di arte topiaria, oltre a uno scivolo gigante, reti elastiche e altre attrezzature per i giochi dei piccoli.

Ma il Jewel non è soltanto una riserva paradisiaca di giardini lussureggianti. Pensato come un’agorà greca, destina una parte della sua superficie a un attrattivo ‘mercato’ articolato in 280 punti vendita al dettaglio e ristoranti, un cinema multisala e uno Yotelair (hotel di lusso aeroportuale) da 130 cabine.

Nell’essenza, questo snodo di transito mixed use, accessibile anche ai non viaggiatori (cioè a chi non è provvisto di una carta d’imbarco immediata), configura un microcosmo che pone al centro l’uomo del nuovo secolo, il suo benessere, comfort e qualità della vita, imprescindibili dal dialogo e dall’interazione con la natura. Per focalizzare questa nuova visione rinascimentale, Safdie ha riunito una cordata di ingegneri, architetti del paesaggio, interior designer e artisti, ragionando in chiave biotecnologica.

L’architettura costruisce il nostro ambiente di vita e dovrebbe ricondursi sempre a un unicum rispetto al sito e ai fruitori, restituendo qualcosa di utile alla comunità."

Senza dimenticare che la vita nasce in ogni luogo e tempo da una goccia d’acqua, anche quando diventa un epico vortice di pioggia alto 40 metri, ha poi commentato: “L’acqua dei vigorosi e frequenti temporali di Singapore, raccolta e rimessa in circolo, attraverso degli ugelli laterali, in un percorso che va dall’alto verso il basso, contribuisce a rinfrescare tutto l’ambiente interno e a irrigare le piante, mentre la copertura vetrata nella sua forma distesa modula in senso dinamico l’incidenza della luce naturale e le zone d’ombra, garantendo un efficace sistema di ventilazione”. Come dire, questo lavoro ‘disegna’ una inattesa iperbole tra antichissime tradizioni costruttive nel recupero dell’oro blu e un’inedita espressione architettonica contemporanea.

Progetto di Safdie Architects - executive architect & structural engineer RSP Architects Planners & Engineers - interior designer Benoy - landscape architect Peter Walker and Partners - foto courtesy of Mapei