Progetto Álvaro Siza
Foto Nelson Garrido
Testo Matteo Vercelloni

Nel 1958 il venticinquenne Álvaro Siza, che ancora lavora in questo periodo presso lo studio di Fernando Távora – maestro della ‘terza via’ dell’architettura moderna portoghese in cui l’attenzione per la tradizione vernacolare si traduce in una proficua ricerca di un linguaggio contemporaneo fatto di attenzioni per la storia – si cimenta in un concorso per una Casa del Tè in riva al mare, bandito dal suo paese natale, il Comune di Matosinhos.

Lungo la strada litoranea di Leça da Palmeira, dove un muro di sostegno cingeva la spiaggia e la scogliera, fronteggiando l’Oceano Atlantico, e dove la natura appariva quasi intatta grazie ad un decreto di salvaguardia ambientale che impediva ogni costruzione, l’Amministrazione individua un promontorio di rocce vulcaniche legato alla memoria locale (in quanto parte della vita del poeta Antonio Nobre), quale zona d’intervento.

Qui la natura scende nel mare unendo ai prati dell’interno la spiaggia poco distante e la frastagliata geometria rocciosa, creando un luogo particolarmente suggestivo che al giovane Siza incute un certo timore. Come lui stesso afferma: “il progetto fu il risultato dell’attenzione prestata all’equilibrio naturale dell’area, che si estende tra una chiesetta e un faro più lontano. Il ristorante pertanto non è alto, sia per la natura dell’edificio, sia per non risultare in contrasto con le dimensioni della chiesa. L’obiettivo del progetto era di non competere con questa presenza, evitando al contempo che la costruzione risultasse priva di carattere, conciliando l’autonomia del nuovo edificio con le preesistenze”.

Tuttavia il senso del luogo, il suo ascolto e la sua assimilazione, già in questo progetto giovanile non significa per Siza mimetismo o soluzioni di facile ambientalismo; piuttosto il rapporto con il paesaggio è utilizzato da lui per esplicitare i ‘conflitti’ che il fare architettonico produce oggettivamente nell’azione di sovrapporre all’orografia e alle forme naturali del sito il rigore della geometria che sta alla base di ogni architettura. “Non sono per la soggezione al contesto, l’idea stessa mi fa orrore” affermerà qualche tempo dopo; dalle rocce di Leça da Palmeira, come da ogni luogo in cui si troverà ad operare, Siza coglie le opportunità, le possibilità celate, l’opera del tempo, che diventano temi del progetto.

Così anche per il Ristorante-Casa del tè a Boa Nova, coglie il senso del profilo roccioso, rettificandolo verso il mare con una linea precisa, quella del colmo del tetto ad un’unica falda in tegole rosse alla romana caratterizzato alle estremità dai gocciolatoi sporgenti di rame. La copertura, in aggetto rispetto al filo di facciata sottostante, sottolineata dal forte spessore ligneo della fascia di coronamento, protegge la sinfonia di aperture continue, affiancate e di diversa dimensione, che dalle sale interne incorniciano, come in una pellicola cinematografica, l’orizzonte marino. Il muro di cemento faccia a vista funge qui da zoccolo di sostegno trasformandosi poi nel più movimentato fronte verso strada in una successione di volumi bianchi di sapore mediterraneo uniti e scanditi dagli alti camini coronati in cotto.

Nell’interno il legno assume una funzione connettiva con alcuni elementi di facciata come gli infissi e il rivestimento della copertura in tavole di Afzelia rossa (essenza africana) che riveste l’intero soffitto inclinato, proseguendo in esterno, e segna con un gioco di merlature spioventi i pozzi di luce catturati dai lucernari.

Lo stesso materiale, in un elaborato gioco di incastri e connessioni, è impiegato per i pavimenti, la scala e le boiserie a mezza altezza, che nel loro confronto, insieme agli arredi su disegno sempre di legno con porzioni imbottite rivestite di pelle nera, riprodotti secondo gli originali dell’epoca, creano un carattere di elaborata intimità e di eloquente accoglienza. Con questo progetto Siza sottolinea la strada indicata da Távora nell’unire all’attenzione verso figure e materiali propri e reinterpretati dell’architettura tradizionale portoghese, la necessità di essere contemporanei, nel tempo.

 

Matteo Vercelloni

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next » Il magistrale rapporto con le rocce vulcaniche dell’architettura costruita si risolve in un rapporto di geometrico e armonico contrappunto che nulla concede a soluzioni mimetiche o di facile ambientalismo. Il magistrale rapporto con le rocce vulcaniche dell’architettura costruita si risolve in un rapporto di geometrico e armonico contrappunto che nulla concede a soluzioni mimetiche o di facile ambientalismo.
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next » Vista del fronte laterale vetrato dell’edificio fortemente radicato al sito e allo stesso tempo distaccato per chiarezza di soluzioni volumetriche complessive. Vista del fronte laterale vetrato dell’edificio fortemente radicato al sito e allo stesso tempo distaccato per chiarezza di soluzioni volumetriche complessive.
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Vista del fronte laterale vetrato dell’edificio fortemente radicato al sito e allo stesso tempo distaccato per chiarezza di soluzioni volumetriche complessive.
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Un dettaglio dell’incastro dell’infisso ligneo nell’angolo del muro di cemento faccia a vista verso la terrazza rivolta a mare.
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Un’immagine della sequenza delle aperture continue che dall’interno incorniciano il mare.
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Vista della sala principale rivolta verso la terrazza esterna. Il legno riveste soffitto e pavimenti; la luce zenitale catturata dai lucernari sul tetto è sottolineata da una serie di merlature spioventi.
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Dettaglio della scala e della luce catturata dal taglio in copertura ottenuto dall’incontro tra due falde del tetto poste a diversa altezza.
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L’arrivo della scala al livello superiore del ristorante. L’arredamento è stato riprodotto secondo i disegni originali dell’epoca.