Salendo i gradini di questo nuovo spazio pubblico urbano viene alla mente un che di medievale. Pur rimanendo aperto - il contorno e la città sono percepibili continuamente - suscita un senso di smarrimento, una perdita costante della direzione, in un percorso in cui Heatherwick riprende dichiaratamente l’intricata rete di scale degli stepwell (pozzi a gradini) tradizionali indiani, ma che trova analogie anche nelle prospettive impossibili dei dipinti di Escher o nell’allegoria del labirinto: Dedalo, ma anche quello filosofico della biblioteca de Il Nome della Rosa.
Restiamo però nel reame dell'effimero, con il progetto generale Hudson Yards che ha attirato le critiche architettoniche della stampa ma, segno dei tempi, ha anche spopolato su Instagram. Un intervento discusso, da valutare in un'ottica di dinamiche americane o, se non altro, strettamente newyorkesi. Abbiamo sentito il progettista britannico per alcune considerazioni dopo la frenesia dei giorni dell'apertura.
Hudson Yards è stato accolto in maniera controversa da parte della stampa. Il suo Vessel è innovativo sotto diversi punti di vista mentre il progetto generale rimane piuttosto convenzionale, all'interno di un’ottica molto commerciale. Che opinione ha a riguardo?
Abbiamo avuto l'occasione di lavorare insieme a dei property developer con enorme esperienza, che ci hanno commissionato qualcosa di non convenzionale, libero, che ha rotto gli schemi tradizionali di un landscape o di un parco. Non posso esprimermi per il resto dell’intervento, ma siamo stati impressionati dalla decisione sull'approccio pionieristico nel concepire lo spazio pubblico. Differente, come lo sarà il Pier 55 (altro progetto firmato Heatherwick Studio per una piattaforma-parco sull’Hudson. Lo studio inglese sta lavorando anche al 515 West 18th Street, un complesso residenziale a Chelsea con più di 200 appartamenti su due torri poste ai lati della High Line, n.d.r.).