“Dalla struttura musicale del Blues, che appartiene alla cultura della città di Chicago, abbiamo ripreso il concetto di tension and release, compressione e sospensione spaziale. E grazie alla ragguardevole altezza di un soffitto di ben 3,60 metri, abbiamo immaginato uno schema narrativo che orchestra episodi di respiro e temperature differenti, privilegiando l'input degli assi visivi e del dialogo ininterrotto con la città”, raccontano Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, alle spalle un importante percorso di formazione con Renzo Piano e Massimiliano Fuksas, e una cifra linguistica che mixa le loro differenti origini – occidente e oriente – con proporzioni sapientemente misurate e tocchi di poetica manualità artigianale.
La zona d'ingresso rende subito percepibili le due geografie ambientali che animano questo interno, contrapposte rispetto al blocco centrale dell'edificio che racchiude ascensori, impianti e servizi sullo sfondo di un perimetro vetrato continuo: da un lato la reception e dall’altro la playroom.
La reception introduce le funzioni più corali sviluppate lungo il fronte sud: la sala riunioni, il winter garden, i percorsi espositivi e la zona ristorante, mentre il retro orientato a nord costituisce il fondale della playroom, degli uffici privati e di altre aree comuni.