foto e testo di sergio pirrone
“Non penso sia giusto che un singolo edificio sia il simbolo di un’intera città, sebbene in tutti i nostri progetti cerchiamo sin dal principio di creare un simbolo.
Il Pierresvives è fortemente apprezzato perché è un edificio pubblico dalle belle forme. Intendo l’architettura come un’alleanza intima tra forma e funzione, e la seconda non deve essere mai sacrificata alla prima”. Montpellier non sta cercando simboli ma punti di riferimento per la sua primavera culturale. Zaha Hadid ne è convinta e, nonostante la decade trascorsa dall’inizio del concorso architettonico, oggi celebra una nuova icona metropolitana. L’ottava città francese per dimensioni sta cavalcando l’onda di un grande sviluppo economico e culturale. Con la vicina Marsiglia come capitale culturale europea del prossimo anno, Montpellier punta su architettura e arte per vincere la sua partita economica. Il Pierresvives è il cuore di un investimento urbano sostenibile localizzato su un lotto di 10 ettari, nel nord-ovest cittadino, all’intersezione dei distretti di La Paillade, Alco e Malbosc. “Oggi, in questo secolo digitale, la vita delle persone è diventata flessibile e globalizzata, e dobbiamo avere a che fare con realtà sociali molto più complesse di ciò che accadeva nel secolo scorso industriale. Questo richiede un nuovo modo di fare urbanismo, che sovrapponga molteplici strati e che sia poroso. Penso che la fluidità e le trasparenze del Pierresvives rispecchino la complessità del nostro secolo”. Zaha Hadid sintetizza l’ambiziosa visione contemporanea della Regione di Hérault, committente di un complesso formato da 900 appartamenti, negozi, uffici, due piazze, 4 ettari di parchi e aree sportive, e tante altre infrastrutture poggiate su una piattaforma sostenibile. Integrazione, bio-diversità, efficienza energetica, sono le basi di un complesso programma urbano su cui poggiano i quattro pilastri del progetto architettonico dell’icona anglo-irachena. “Condivisione della conoscenza”, “scambio dei ricordi”, “unione tra sport e benessere” e “l’uomo pensante all’interno dell’architettura” trovano i rispettivi domini nella Libreria Multimediale, negli Archivi Pubblici, nel Dipartimento dello Sport di Hérault, e nei ciclici workshop, conferenze e mostre, dedicati alla comprensione dell’architettura e del suo ruolo nella società. “Non siamo interessati solo alla forma dell’architettura, ma concepire suoi nuovi utilizzi. Nel caso del Pierresvives volevamo che questo grande complesso fosse chiaramente ed efficientemente organizzato. L’idea originaria è stata L’albero della Conoscenza. Abbiamo lavorato su questo concetto cercando simmetrie tra i contenuti ideologici formali e quelli di programma; insieme a concetti di ramificazione e aggregazione”. Zaha Hadid ammette che la maggiore difficoltà di un progetto passato per tante fasi e così complicata gestazione è stata unificare tre importanti istituzioni pubbliche all’interno di un unico contenitore, riuscendo a separare ciascuno dei tre programmi. Il risultato è un impressionante tronco d’albero lungo 195 metri ed esteso su una superficie netta di 26.000 mq, per 5 livelli. Dall’accesso stradale di Rue Marius Petipa, ci si chiede quanti ruscelli d’acqua verde abbiano potuto fendere la corteccia dura con bordi tanto arrotondati. La densità di estrusioni e vuoti varia lungo le quattro facciate del Pierresvives, secondo logiche funzionali e soluzioni ergonomiche, modulazioni luminose e sinergie tra i principali spazi interni e i flussi dei percorsi connettivi. “La creazione architettonica richiede sempre il superamento di limiti convenzionali, e penso che il Pierresvives ne sia un ottimo esempio. La sua concezione è un’affermazione ambiziosa e completa della nostra volontà di creare spazi fluidi e dinamici. Unisce complessità geometrica formale a una struttura audace e a un uso innovativo dei materiali”. L’approccio futuristico di Zaha Hadid si arrampica sui layer sovrapposti dei lastroni di cemento precompresso e la chicane di vetro verde in facciata, che annuncia gli spazi interni tripartiti e organizzati orizzontalmente da una struttura mista racchiusa da 1.000 elementi in cemento prefabbricato e 5.000 mq di pannelli vetrati. Il piano terra accoglie i visitatori dal suo versante occidentale, mentre quello orientale, verso il parcheggio, è perforato da diverse entrate di servizio. Illuminata dalla luce del mattino, la sala espositiva è quasi speculare al grande foyer principale, un polmone di pubblica aggregazione che filtra i flussi verso le tre funzioni principali dell’architettura. La prima si sviluppa all’interno dello zoccolo duro e spesso del Pierresvives, gli Archivi Pubblici, “la base solida del tronco”. Con lo sguardo verso un cielo di onde bianche, la lunga scala mobile si arrampica sul secondo livello quasi a toccare le curve di livello di un imponente controsoffitto, oltre l’enorme volume aggettante che contiene l’auditorio nero con 201 posti a sedere. L’approdo è l’ennesimo foyer a sezione ondulata a doppia altezza, vetrato su entrambi i lati che porta alla “più porosa” Libreria Multimediale da 1.000 mq, e ai tanti spazi destinati a mostre, alla lettura, a gallerie e alla “stanza del giovane cittadino”. Le trame s’infittiscono di percorsi, ma si alleggeriscono nei volumi. La sezione superiore dell’edificio tradisce una personalità razionale con le griglie ortogonali dei tanti uffici del Dipartimento dello Sport di Hérault, l’infinito numero di stanze per archivio e infine, all’ultimo livello, il cortile rettangolare aperto. Dopo tanto girovagare, tra labirinti artificiali e allunghi in resine acriliche, la luce bianca e fredda dei neon lascia il posto ai colori del blu. L’ascensione verticale potrebbe avere un ruolo importante nella comprensione dell’ideologia pierresviviana. Ritorna L’Albero della Conoscenza e l’analogia del tronco che controlla la complessità nel suo midollo, oltre il durame e il libro, bucando la sua corteccia. I rami fuoriescono e accedono alle varie istituzioni, diventano sottili e leggeri, quando vicini al cielo e all’ignoto.