Come si resiste alle conseguenze meteorologiche dei cambiamento climatico? Dall’Olanda all’Australia, ecco come architetti, ingegneri e designer stanno riprogettando città e paesaggi

Ormai è chiaro: per sopravvivere al cambiamento climatico bisogna ripensare le nostre città e anche i paesaggi imitando la natura. Ecco come architetti, ingegneri e designer l’hanno fatto in paesi dove si queste cose si discute già da molto tempo.

Le Sponge Cities In Olanda

Su come intervenire per rendere più efficiente il suolo un’interessante proposta viene dallo studio De Urbanisten, creatori dello Sponge Garden di Rotterdam. Questo giardino sperimenta soluzioni per raccogliere, trattenere e restituire l'acqua piovana all'ambiente naturale a partire dal ridurre lo spazio pavimentato verso la creazione di un luogo ad alto tasso di biodiversità, fino alla creazione di canalizzazioni.

Mentre è in corso anche una sperimentazione per trasformare spazi pubblici in luoghi di raccolta d’acqua in caso di forti piogge e in parchi e impianti sportivi nelle stagioni meno piovose.

Ma in Olanda, anche grazie a una tradizione millenaria di studio dei rapporti tra l’abitare urbano e l’acqua, in 10 anni di azioni nei Paesi Bassi, l’iniziativa Room for the River ha allargato le sponde dei fiumi, eliminando argini e strutture in cemento e trasformando le aree intorno in parchi godibili nei periodi di siccità e in luoghi di drenaggio durante piene o bombe d’acqua.

Le Sponge Cities in Australia

A Melbourne, nei giardini di Edimburgo, la società GHD ha progettato un sistema di raccolta sotterranea che, recuperando e filtrando l’acqua piovana, fornisce il 60% del fabbisogno idrico annuo. Il tutto con la realizzazione di canaline che donano un'estetica riconoscibile al giardino.

Le Sponge Cities in Cina

In Cina, il paesaggista Yu Kongjian con il suo studio Turenscape crea spazi in perfetta sinergia tra natura, ingegneria e design. La sua visione è quella di guarire l'idrologia naturale che abbiamo interrotto limitando strettamente i fiumi con argini, mettendo edifici o parcheggi dove l'acqua vuole indugiare o erigendo dighe che hanno, a vari livelli, prosciugato 333 fiumi nell'area dello Yangtze.

"Quelle infrastrutture grigie sono in realtà assassini del sistema naturale, da cui dobbiamo dipendere per il nostro futuro sostenibile", si legge dal sito dello studio Turenscape "La gestione dell’acqua degli ultimi secoli è stato minato da un approccio che non riesce a guardare all’insieme dell’ambiente. Il drenaggio è separato dall'approvvigionamento idrico; il controllo delle inondazioni è separato dalla resistenza alla siccità."

Ed è da qui che occorre ripartire, dal chiedere all’acqua e alla natura cosa avrebbe fatto se non avessimo costruito. È in quella risposta che sta il disegno della città abitabile e sostenibile del futuro.