Da sempre sono sinonimo di prosperità e ricchezza. Ogni città in possesso di un porto, che fosse marittimo o fluviale, ha avuto modo di svilupparsi su larga scala grazie ai commerci e alle influenze provenienti da ogni luogo del globo

Nel Nord Europa questo fattore vincente è ancora ampiamente sfruttato grazie alle opere di riqualificazione che hanno visto architetti e designer cimentarsi nella progettazione di nuovi waterfront e spazi comunitari nelle aree portuali.

Seppur sia cambiata la destinazione d’uso principale dei porti, passando da un’attività commerciale e legata alla pesca a una prettamente connessa al turismo, il loro ruolo all’interno della società continua a rivestire una posizione di pregio.

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Ci si sta allontanando dal concetto di nonluogo che spesso ha caratterizzato i porti nel corso della storia. Una definizione che circoscriveva situazioni in cui gli elementi storici erano confinati a una vetrina delle curiosità e dove nella stessa area si trovavano accozzaglie di più culture senza una reale identità.

Oggi l’identità portuale esiste e si afferma sempre di più grazie all’architettura, sviando così dalla formazione dei nonluoghi operando sul fronte opposto, dando vita a veri e propri centri di aggregazione e cultura.

Perché l’esempio è il Nord Europa

I Paesi del Nord Europa si distinguono per il loro senso estetico e questo è ormai appurato. Edifici dalle linee eleganti, spazi studiati per essere a misura d’uomo e tutto pensato per ridare la giusta importanza a luoghi che hanno subito lunghi periodi di abbandono.

Spesso lontani dai centri storici delle città, i porti sono stati dismessi sino al ritorno come poli commerciali e di approdo turistico. Le città nordeuropee sono state le prime a intraprendere una politica di riqualificazione di queste aree anche per la vicinanza ai centri cittadini.

La compattezza urbanistica ha facilitato l’inglobamento dei porti nel tessuto urbano.

Un altro fattore che ha reso possibile questo restyling è stato la versatilità degli edifici portuali, adattabili a complessi residenziali, hotel e uffici. Quello che nasce è un nuovo quartiere che ben si ingloba con il tessuto esistente, conferendo un tocco di modernità ripristinando il legame tra cultura locale e acqua.

Si parla così non solo di punto di attracco per navi turistiche, ma di fulcro della città della nuova era.

Il mar Baltico e i porti sul mare

Pensando ai porti del Nord Europa viene subito in mente la riqualificazione che sta interessando la città di Tallinn. La capitale estone ha affidato il Masterplan del 2030 allo studio Zaha Hadid Architect nel 2016 e nel corso di questi anni ha iniziato a prendere forma l’idea di far proseguire il centro storico medievale della città in modo uniforme, senza stacchi netti, ma mantenendo le linee guida esistenti.

L’area portuale si caratterizzerà di spazi destinati alla cultura ed è previsto un efficiente sistema di trasporto pubblico in grado di sostenere il crescente numero di crocieristi e turisti che qui giungono via mare. La passeggiata è il fulcro del progetto e stanno iniziando a sorgere i primi locali e poli museali che compongono il grande puzzle di sviluppo logistico e immobiliare della zona.

Altro porto esemplificativo di questa rivoluzione nordeuropea è quello di Copenaghen. Nordhavn, la vecchia area portuale, è ormai parte integrante della capitale danese, nonché uno dei suoi principali centri residenziali. Il focus del progetto è stato quello di non intaccare l’originalità della zona, ma di riqualificarla mantenendone l’identità natia.

Oggi questo distretto è conosciuto come la città ideale sull’acqua dove regna la sostenibilità di pari passo con il lusso. L’innovazione sta anche nelle clausole che prevedono il pagamento di una tassa speciale per 60 anni da parte di coloro che abiteranno nei pressi nella nuova linea della metropolitana in progetto, una valorizzazione che passa dal riconoscimento dello sviluppo.

A completare l’esperienza ci pensa il Waterfront Cultural Centre di Kengo Kuma riconvertendo l’area dismessa del vecchio porto cittadino e ponendo l’elemento acqua al centro dell’architettura.

Amburgo, Rotterdam e Oslo: differenze dolci e salate dell'architettura portuale del Nord Europa

L’urbanistica di una città portuale passa, per forza di cosa, anche attraverso la conformazione geografica del territorio. Un porto fluviale avrà caratteristiche differenti da uno marittimo.

La Porta del Mondo, come viene chiamato il porto di Amburgo è situato sul fiume Elba ed è uno dei primi porti commerciali al mondo. HafenCity è il progetto che rivoluziona questa zona della Germania ampliando del 40% gli spazi abitativi e creando migliaia di nuovi posti di lavoro. In un’ottica di riciclo, riuso e sostenibilità è stato reimpiegato anche il padiglione statunitense presente all’Expo di Milano, dando vita a un’area coworking. Oggi questa città anseatica è una delle capitali architettoniche europee e non ha nulla da invidiare ai più grandi porti marittimi.

Avendo citato le differenze di scala fra fiume e mare, è doveroso citare il porto di Rotterdam, il più grande in Europa. Collegato al Mare del Nord da un canale di 18 km, il suo skyline è conosciuto in tutto il mondo. La rinascita di questo porto iniziò negli anni Ottanta, quando divenne il parco giochi preferito dalle archistar internazionali.

Fra i simboli di questa città si annoverano le iconiche case cubiche di Piet Blom e il Markthal, il mercato coperto in acciaio e vetro che racchiude una città nella città con i suoi 228 appartamenti, 8 ristoranti e 1200 posti auto.

Spostandosi nella penisola scandinava un posto nell’olimpo delle migliori città portuali del Nord Europa se lo aggiudica Oslo con il suo Aker Brygge.

Un precursore delle attuali opere di riqualificazione urbanistica portuale che ha capito prima degli altri quanto importante fosse includere questa porzione nel tessuto urbano. Pedonalizzazione, inserimento di foreste urbane, realizzazione di gallerie sottomarine da adibire a parcheggio sono solo alcune delle operazioni messe in atto per riprogettare questi spazi.

C’è anche un po’ d’Italia in questo porto nordico con il museo Astrup Fearnley di arte moderna e contemporanea di Renzo Piano. Il Nord Europa sa come riprogettare spazi e dare nuova vita a zone d’ombra, è sicuramente un modello a cui ispirarsi per una rimodulazione urbanistica futuristica e pragmatica.