La casa iperminimalista e zen progettata da Geert Koster sulle colline piacentine della Val Tidone indica un nuovo modo di abitare la campagna, come esperienza sensoriale totalizzante e green

Nella sua forma archetipa e atemporale - quella di una stecca bassa e lunga, chiusa da un tetto a spiovente e adagiata su un prato con una prospettiva infinita sui campi coltivati delle colline piacentine della Val Tidone - questa casa, progettata e costruita dall’architetto olandese Geert Koster (di base a Milano dal 1985), accoglie istanze molto contemporanee di sostenibilità. Le cerca con una scelta di materiali e di soluzioni tecnologiche che hanno significati, non solo estetici, importanti, per ottenere il miglior benessere termico e il massimo risparmio energetico in tutte le stagioni.

L’edificio, che si sviluppa su un solo piano per 280 metri quadrati, presenta infatti una doppia muratura in laterizio forato con coibentazione interna. Si estende per circa 30 metri longitudinalmente nell’orientamento a sud, ottimizzando l’esposizione ai raggi solari e alla penetrazione della luce negli spazi interni, ed è rivestito uniformemente all’esterno in larice naturale termo essiccato. Le elevate proprietà di isolamento di questo materiale sono valorizzate dall’incontro con i serramenti in lamellare di abete verniciato, resi complanari per creare un effetto a scomparsa quando vengono chiusi, mentre una pelle di innovativi pannelli Ondapress fatti con materiali a base naturale copre la struttura lignea del tetto a doppia falda.

Gli arredi e gli oggetti selezionati con cura dalla padrona di casa, collezionista d’arte e globetrotter, le luci di design e i mobili di sapore nordico in legno di matrice brutalista imprimono a questo involucro neutro e dilatato un’atmosfera calda e rilassata."

È un’architettura atipica rispetto a quella delle tradizionali case coloniche di matrice rurale della zona, realizzate con le pietre tolte ai campi durante l’aratura o i laterizi a vista. Come lo è il suo giardino, affidato ai sapienti allestimenti arboreo-floreali, solo apparentemente spontanei e selvaggi, curati dall’architetto paesaggista Antonio Perazzi. “In effetti, come le piante, invecchiando e adattandosi all’imprinting delle stagioni, la forma vernacolare dell’architettura, che rispecchia un’interpretazione contemporanea del fienile tipico del paesaggio agricolo, assumerà un colore grigio argento, mimetizzandosi con il verde oliva minerale dell’intorno e con le tonalità del tappeto di ghiaia punteggiato da fazzoletti di cemento che perimetrano i camminamenti fino al terrazzo-belvedere, concepito come un box window open air per il relax immerso nella natura”, riflette Geert Koster.

La ricerca di questa simbiosi tra natura e costruito era già nel mandato del progetto. Dopo aver individuato un terreno in una posizione ideale, per realizzare una casa ex novo, la proprietaria del buen retiro, una imprenditrice di base a Milano, ha comunicato precisamente a Koster i suoi desiderata: tutto avrebbe dovuto indurre alla calma e attenuare lo stress urbano, una slow dimension anche solo nel tempo del weekend, che restituisse la possibilità di abitare la campagna come esperienza sensoriale totalizzante, reale e autentica, ma senza accenti rustici. “In questo senso un’altra idea interessante è stata quella di un pavimento uniforme in cemento colorato in massa e superficialmente lucidato al quarzo, che crea una sensazione molto piacevole a piedi nudi”, prosegue Koster.

È un’architettura atipica rispetto a quella delle tradizionali case coloniche di matrice rurale della zona, realizzate con le pietre tolte ai campi durante l’aratura o i laterizi a vista. Come lo è il suo giardino, affidato ai sapienti allestimenti arboreo-floreali, solo apparentemente spontanei e selvaggi."

Una scelta potenziata da quella del riscaldamento/raffrescamento geotermico a pannelli radianti sempre sul piano orizzontale e dalla sequenza in verticale delle grandi porte-finestre che incorniciano le viste del paesaggio come un quadro, incamerando la luce proveniente da sud. I tagli delle pareti esaltano l’effetto di una fluidità ininterrotta anche negli spazi interni, tutti interconnessi in senso longitudinale da un asse centrale di attraversamento che riconfigura e ricuce in modo dinamico il layout: da una parte, a sud, la grande zona unitaria giorno-pranzo-cucina aperta alle relazioni con il terrazzo-belvedere rialzato e con la scala che scende verso la cantina wine-cellar; dall’altra, esposta a occidente, la zona notte, articolata in quattro stanze da letto con bagni dedicati, che condivide con la prima l’eco dei riflessi luminosi introiettati in profondità talvolta anche mediante ponderate porzioni vetrate di tamponamento superiore delle pareti interne rigorosamente bianche su intonaco a calce.

Ci pensano poi gli arredi e gli oggetti selezionati con cura dalla padrona di casa, collezionista d’arte e globetrotter, le luci di design e i mobili di sapore nordico in legno di matrice brutalista a imprimere a questo involucro neutro e dilatato un’atmosfera calda e rilassata. Percepibile soprattutto intorno al grande tavolo da officina con le sue sedie dalla spalliera alta, il cuore conviviale dell’ambiente che gravita intorno al camino, da condividere con tanti amici e ospiti.

Progetto di Geert Koster/Studio Koster - Milano - Foto di Andrea Martiradonna