Perché un progetto internazionale, a supporto delle Lighting Designer donne, aiuta anche la diffusione di una cultura della luce al di là degli stereotipi di genere

Nel 2019 Sono diventata ambasciatrice italiana Women in Lighting (Wil), progetto internazionale nato con l’intento di celebrare e valorizzare le donne che lavano nel campo dell’illuminazione, di mettere in luce i loro risultati, successi, accrescerne l’autorevolezza e fornire dei role model così da incoraggiare, sostenere e ispirare le future generazioni a lavorare in questo settore.

Cos’è Women in Lighting?

Quello che fa Women in Lighting è quello che fortunatamente sta avvenendo oggi in tutti i settori: la ricerca di un equilibrio tra i generi disinnescando i meccanismi di discriminazione attiva nei confronti delle donne e non solo.

È Il famoso #Balanceforbetter. Citando Marialuisa Palumbo - direttrice scientifica presso Inarch Istituto Nazionale di Architettura, sono “pratiche di riequilibrio per accelerare il tempo di trasformazione, e aiutare tutte le bambine e le donne (non solo le più fortunate per l’educazione, gli aiuti che hanno ricevuto ed il carattere forte che in qualche modo si sono formate) a trovarsi in una condizione di parità di opportunità, a partire dalla quale si possa tornare a parlare di merito.”

La creazione di un enorme database digitale che raccoglie testimonianze e video interviste di moltissime Lighting Designer professioniste è stata la prima azioni efficace portata avanti dagli ideatori del progetto, lo studio londinese Light Collective, supportato dall’azienda formalighting e dalla Lighting Designer Katia Kolovea di Archifos.

Grazie a una forte presenza sui social media che ha creato un ampio seguito del progetto, oggi questo database continua ad arricchirsi anche grazie alle attività portate avanti da ben 77 ambasciatrici in oltre 50 paesi in tutto il mondo.

A cosa serve un database di Lighting Designer donne?

Fornire uno strumento consultabile da tutti, profilando le progettiste e fornendo ai giornalisti che cercano nuovi progetti e nomi da pubblicare informazioni con cui lavorare. Sembra, infatti, che trovare progettiste donne da pubblicare sia un’ardua impresa.

Qui ce ne sono moltissime!

Inoltre questo database fornisce una lista di possibili relatrici per convegni, giurie di concorsi, assicurando sempre anche un giusto ricambio di speakers evitando i 'manel' («all male panel»).

Sono d’accordo con Michela Murgia quando dice: “il prestigio si forma stratificato, mettendo insieme la tua autorevolezza, le cose che hai studiato, quelle che sai fare e le opportunità che ti vengono offerte di condividere questa autorevolezza”.

Non nego infatti che se nella mia crescita professionale oltre ad aver visto donne pestarsi le scarpe le une con le altre seguendo una narrazione che le vede costantemente in sfida (per ricoprire tra l’altro ruoli mai apicali), ne avessi viste molte di più sopra a quei palchi, dentro a quelle giurie, sarebbe stato più facile immedesimarsi e immaginarmi là sopra, forse, un giorno.

Il valore di una collaborazione internazionale

Women in Lighting è un progetto internazionale che funziona grazie alla presenza di ambasciatrici nazionali che portano avanti iniziative diverse, dettate dalle profonde differenze culturali locali.

All’interno del progetto, qui in Italia, da designer donna con un’attività in proprio, mamma e ambasciatrice, agisco da facilitatrice su due fronti.

Women in Lighting in Italia

Il primo parte dal dato di fatto che la maggior parte delle Lighting Designer italiane sono libere professioniste indipendenti: è quindi stato indispensabile proporre e promuovere la buona pratica della formazione per lo sviluppo del proprio business.

Imparare a prendersi del tempo per progettare un business plan e una strategia di crescita, definire le priorità, allenarsi nel public speaking e imparare a gestire il tempo tra famiglia e lavoro mettendo i giusti confini.

Infatti a oggi a molte vengono affidate, quasi in toto, anche tutte le mansioni di cura familiari.

Fare questo percorso insieme, imparare come creare alleanze solide, scoprire le modalità corrette per supportarci anche in contesti prettamente maschili oltre a liberare un po’ dal senso di inadeguatezza che molte di noi sentono quotidianamente, aiuta in modo concreto: ci fa rilassare e abbassare le difese e finalmente si riconquista una sensazione di appagamento misto a divertimento che forse lungo la strada si era perso.

L’altro fronte è quello di sensibilizzare il più possibile al tema della buona illuminazione facendo comprendere, attraverso una corretta e continua divulgazione, l’importanza e specificità del nostro lavoro.

Infatti in Italia se si parla di Lighting Design raramente si viene compresi.

Esistono i master in Lighting Design in Italia come al Politecnico a Milano e alla Sapienza a Roma e nel mondo e quindi è una specializzazione. Ma questo sembra non saperlo nessuno.

Se poi si decide di tradurlo e si dice Progettista illuminotecnic* l’immaginazione subisce un arresto e tutto viene erroneamente ridimensionato.

Il nostro è un lavoro che unisce sapere tecnico e sensibilità estetica e infatti sono spesso designer ed architetti che si specializzano.

Ma ho sentito architetti e curatori di importanti eventi del mondo del design definire 'accadimenti luminosi' riferendosi a qualcosa che è stato progettato e calibrato, quindi capiamo che il problema è ostico.

La nostra professione (che tanto è cambiata in questi anni per le innovazioni tecnologiche che hanno coinvolto l'industria dell’illuminazione) è insomma più riconosciuta all’estero dove spesso è obbligatorio che ci sia un Lighting Designer nel team di progetto, sia esso su scala urbana o su interventi architettonici.

E questo malgrado illustri esempi storici come Castiglioni e Magistretti disegnavano forme con l’intento plasmare ed indirizzare questo straordinario elemento di progetto che è la luce.

Promuovere le Lighting Designer è quindi una sfida duplice che, al di là del genere, può anche aiutare ad affermare la professionalità di chi plasma quell’elemento impalpabile ma fondamentale che è la luce.

Penso che innescando questi processi sarà più facile nel tempo costruire ambienti di lavoro più aperti, in grado di superare gli stereotipi di genere e gettare le basi per sperimentare nuove modalità di collaborazione, di leadership e di mentoring a beneficio di tutti.