Nella percezione più diffusa, il metaverso è un teatro virtuale, lo spazio immersivo per mettere in scena le nostre vite in una dimensione aumentata, annullando le distanze e moltiplicando le opportunità d’incontro del mondo fisico.
Meno noto è che il metaverso è (già) un luogo di progettazione e di fabbricazione, la nuova piazza del made in Italy in cui tutta la filiera - dal designer all’ufficio tecnico, passando per gli addetti alla prototipazione - è proiettata in una dimensione nuova, sfidante.
Lo spiega Gianmarco Biagi, ceo di Vection Technologies, società multinazionale in forte crescita, con base in Australia e l’anima in Italia, che aiuta le imprese a trasformare i processi produttivi sfruttando i dati 3D attraverso potenti interfacce di extended reality.
Dalla riduzione del cosiddetto time-to-market (il tempo dall’ideazione di un prodotto alla sua commercializzazione effettiva) fino alla distribuzione, passando per una prototipazione che riduce il margine d’errore e lo spreco senza rinunciare alla qualità, l’intera catena del valore di un’azienda può essere ripensata con le tecnologie immersive, come stanno già sperimentando Boeing, Volkswagen e Toyota.
Dallo scorso autunno, Vection Technologies è partner di Tricolore Design Hub, lo spazio a Milano nato dall’expertise di Ghenos Communication, l’agenzia di Gabriella Del Signore che, con la multinazionale, mette in scena le possibilità di una tecnologia che rappresenta uno snodo strategico, l’esempio ideale di un fenomeno che non molto tempo fa avremmo definito disruptive.
“Stiamo vivendo un passaggio epocale” spiegano Biagi e Del Signore, “equiparabile all’arrivo del web alla fine del secolo scorso, ma con un potenziale d’impiego nel mondo della manifattura assolutamente rivoluzionario.
Tricolore Design Hub è il luogo dove scoprire che cosa sta già accadendo e quale futuro prossimo attende il design”.
Biagi è un imprenditore e manager visionario dal background consolidato nel mondo industriale e dell’arredo, che unisce alle competenze tecnologiche il punto di vista di una filiera dove il fattore umano è centrale.
La lunga esperienza in Fendi Casa lo ha portato a maturare quelle conoscenze che, adesso, con l’innesto delle tecnologie immersive, rappresentano la visione portata in dote alla filiera del Made in Italy, dove realtà virtuale, aumentata e mista fissano un nuovo standard del processo produttivo.
Ma che cosa succede, in pratica, nella nuova filiera immersiva che continuiamo a chiamare metaverso?
“Il punto di partenza” spiega Biagi “è la piazza virtuale generata da una semplice videocall come già se ne fanno a migliaia. Finora, però, abbiamo usato queste opportunità soprattutto per annullare le distanze fisiche, la scommessa è farne un driver dell’impresa”.
Come?
“Con la nostra app 3DFrame integrata nella piattaforma Webex by Cisco, per esempio, tutta la filiera diventa digitale: dal designer al capo dell’ufficio tecnico, chiunque può portare nella fabbrica virtuale il proprio avatar per disegnare o costruire in tempo reale, lavorando con colleghi connessi da ogni parte del mondo.
Non è semplicemente un risparmio di tempo, ma anche di costi, perché un prototipo realizzato in questo modo, un gemello digitale, costa infinitamente meno e riduce il margine di errore.
In una piattaforma immersiva possiamo tagliare e ritagliare un modello in presa diretta, cambiare in corsa materiale e finitura, esattamente come se ciascuno fosse riunito con tutto il team in ufficio o in fabbrica, ma senza sprecare un grammo di stoffa.
Tutto questo non è il futuro, è già il presente: nella celebre curva di Gartner, che definisce il ciclo di vita di una particolare tecnologia, questa speciale innovazione è già nella sua fase matura, utilizzata”.
Adesso possiamo dirlo: il 'Metaverso del design' è molto più del phygital, la dimensione mista fisico-digitale che in piena pandemia ha nutrito le ipotesi di vie d’uscita dai vari lockdown.
“Il phygital era la soluzione immediata delle aziende per uscire dall’impasse e inventare una modalità di approccio con il pubblico in remoto, che fosse un po’ inedita ma suonasse anche rassicurante.
Il Metaverso Professionale è dedicato a tutta la catena del valore dove comunicazione e marketing sono soltanto l’ultima fase: è la stessa costruzione del prodotto, e ancora prima la fase di ricerca e sviluppo che il digitale aiuta a implementare con un modello nuovo e totalmente scalabile per il mondo del design”.
La grande paura è che questa rivoluzione possa ridurre il peso del fattore umano: “Non sostituiamo l’uomo con il software” rassicura Biagi, “continueremo ad avere le fabbriche, le fiere, gli show room e i negozi come li conosciamo, ma saranno spazi per esperienze più mirate e progettate meglio, più rilevanti.
Le fabbriche produrranno meno scarti e i clienti potranno visitare direttamente gli stabilimenti, i manager faranno training con tutti i responsabili di filiale allo stesso tempo.
La verifica del processo di produzione sarà costante.
Non sono soltanto io a dirlo: lo attestano i report di PWC e JPMorgan che prevedono investimenti in questo settore in Europa per miliardi di euro nei prossimi anni. Il futuro del Metaverso Professionale è già presente, e va cavalcato”.