Un percorso di 10 installazioni artistiche permanenti su sentieri di montagna e in borghi caratteristici alla riscoperta della storia della pietra camuna: per appassionati del turismo slow

Il turismo slow è quello che crea una connessione sincera con la natura e il territorio: proposte multidisciplinari e itinerari immersivi che soddisfano perché in una sola volta pervadono di cultura, esperienze e vissuto. Da esperire con leggerezza (siamo pur sempre in vacanza) ma senza superficialità.

Un bell’esempio in questo senso ci arriva dalla Val Camonica con il progetto La memoria delle pietre: un percorso a tappe di 10 installazioni sonore site-specific e permanenti pensate per riscoprire la storia delle pietre della Val Camonica e delle oltre 200 cave dove un tempo esse venivano raccolte, accantonate negli anni ’70 a favore di un import estero più conveniente.

Alessandro Pedretti e Milena Berta, musicista lui e scultrice lei, ne sono gli ideatori, curatori e realizzatori insieme al Distretto Culturale di Valle Camonica.

Cos’è la Memoria delle Pietre e cosa dà al viandante?

Si tratta di un percorso multi disciplinare e multi dimensionale, un’esperienza immersiva a 360° nata da una ricerca geologica, storica e antropologica sul territorio che ha mappato la dislocazione delle antiche cave camune.

Le installazioni consistono in una scultura, collocata nel luogo dove sorgeva una cava o in antichi borghi e realizzata con una pietra autoctona, e una musica progettata ad hoc, fruibile con un QR Code.

L’interazione con le opere genera l’attivazione di tutti i sensi - tattile, sonoro, visivo - ma anche un approfondimento riflessivo che ha inizio con il titolo dell’opera e prosegue con una poetica di accompagnamento.

Questo, insieme alla parte musicale, genera un mix di emozioni e sensazioni che smuovono anche il più digiuno alla materia di base. Le gestualità quotidiane cui siamo abituati possono diventare musica senza che ce ne accorgiamo.

Cos'è una scultura sonora?

Per scultura sonora intendiamo l’interazione tra la materia, la sua dimensione tattile e visiva, e la musicalità che nasce dalla sua lavorazione.

Tutte le sonorità proposte raccontano le sculture a cui sono associate: mentre Milena scolpisce la materia, io (Alessandro) registro i suoni sia in cava che in laboratorio a cui poi accosto una rielaborazione musicale ottenuta attraverso una specifica ricerca, solitamente legata al luogo in cui l’opera verrà installata (che è anche quello da cui proviene la pietra).

Quindi ogni traccia racconta la pietra e anche la storia del territorio in cui si trova?

Esatto. Per esempio quella situata a Isola, frazione di Cevo, ha per protagonista il suono della lavorazione della pietra locale Diorite, accostata a una melodia che ho prodotto a partire dalla tipicità del paese, famoso per i suoi fisarmonicisti.

In questo caso la musica è stata realizzata registrando i suoni nella bottega di Mattia Ducoli, giovanissimo restauratore di fisarmoniche.

Abbiamo cercato di intrecciare le sonorità ritmiche e granulari della pietra con questo tipo di musica e siamo arrivati a un prodotto finito quasi mistico.

Quale tipo di esperienza offre l’interazione con una delle installazioni?

Fermarsi a riflettere di fronte a un’installazione permette di godere del territorio in modo diverso. Quella di Vezza d’Oglio, per esempio, l’unica scomposta delle dieci, è situata a 1600 mt di altitudine nei dintorni di una cava abbandonata.

Si sviluppa in 4 sotto-tappe che raccontano il mutamento del suono e della forma: di stazione in stazione, Vorrei essere una fluida sostanza che muta le rocce in fiori si avvicina sempre più a una parvenza floreale, di pari passo con la musica. A guidare la traccia è la voce dell’ultimo scalpellino in vita a Vezza d’Oglio (purtroppo recentemente mancato).

Rimasto afono, racconta con un suono sottile la sua vita: il lavoro nei giorni di neve, la scultura delle pietre con la tecnica dell’esplosione. Si percepisce la fatica, l’impegno, il valore delle amicizie e dei legami.

È una conoscenza passionale, intima del territorio. Non convenzionale, di quelle che lasciano un segno. Alla fine del brano, quasi paradossalmente, si colgono i suoni e le presenze della natura circostante secondo una modalità nuova, come dopo un risveglio.

Dove sono distribuite le 10 tappe?

Sono 10 i comuni coinvolti, distribuiti su tutta la Val Camonica lungo un percorso indicato da apposite mappe. Noi consigliamo di dividere la visita in tre giornate, ipotizzando uno spostamento ibrido che unisce la passeggiata a piedi al transito in auto (per le più distanti).

Si può percorrere tutto anche in passeggiata o in bicicletta, ma è un’opzione che suggeriamo solo ai più esperti.

I vostri consigli per un week end in Valcamonica a scoprire la Memoria delle Pietre?

Idealmente si può dedicare una prima giornata montagnina all’Alta Valle, organizzando due passeggiate: si parte da Vezza d’Oglio e si cammina nel bosco fino alla cava del Borom, dove s’incontra la prima installazione scomposta in 4 tappe; si passa poi a Vione con Neve di primavera, posizionata nel borgo di Canè. Da qui si può arrivare a Cortebona, nella val Canè, da cui si raggiunge la cava di marmo bianco.

La seconda giornata si può invece dedicare alla media Valle con Isola di Cevo, frazione abbandonata che consigliamo di raggiungere in auto tramite una comoda strada, per poi passare a Pescarzo di Capo di ponte, paesino di circa 300 abitanti, e proseguire con Ono San Pietro in cui si può incontrare l’installazione posizionata in una vecchia calchera sulla via Valeriana (uno dei cammini Valcamonica ri-mappati negli ultimi anni). Questa si può raggiungere  con una breve camminata dopo aver lasciato l’auto in paese.

Poi Cerveno: qui l’installazione è situata proprio nel borgo, dove la musica risuona grazie al grande impianto attivabile per mezzo di un semplice pulsante. L’effetto è magico. Si può poi chiudere con Braone, raggiungibile con mezz’ora di camminata dal centro del paese: nella località di Negola troverete un monolite di tonalite e proseguendo in direzione Piazze  la cava di granito.

Per la terza e ultima giornata si può invece partire da Darfo Boario Terme, con l’installazione La pietra che suda posizionata sulla ciclabile o facilmente raggiungibile in macchina; poi si può passare ad Angolo Terme, nella frazione di Mazzunno dove l’installazione è posizionata in un belvedere che porta verso la vecchia cava e poi Lozio con la frazione Sommaprada ben raggiungibile in bicicletta; la vecchia cava di Occhiadino è molto suggestiva, teatro, nel 2019, del primo concerto della rassegna S/TONES.

Da dove si trae una così forte volontà di rendere omaggio al territorio?

La Memoria delle Pietre è un progetto d’origine romantica: abitiamo in Valcamonica (dove Milena è nata) ci siamo conosciuti nel 2017, avevamo entrambi all’attivo lavori con gallerie e musei come il GAMeC di Bergamo e abbiamo deciso di unire le nostre professioni in un percorso unico.

Abbiamo ideato La Memoria delle Pietre e il nostro lavoro sinergico tra pietra e suono ha riscontrato un grande interesse sia da parte dei comuni che poi abbiamo coinvolto nel progetto che della Comunità Montana, che ci ha supportato e aiutato operativamente moltissimo.

Insieme al direttore del distretto culturale Sergio Cotti Piccinelli abbiamo dedicato un anno a costruire il progetto di rete con un’importante fetta di risorse dedicata alla ricerca geologica e storica da cui siamo partiti.

Il grande valore di questo progetto, infatti, è anche la solida base scientifica da cui parte. Ci teniamo a specificare che non è stato utilizzato nulla di nuovo, ma abbiamo sempre lavorato su pietre abbandonate il secolo scorso.

Qualche consiglio per vivere la Val Camonica de La memoria delle pietre

Per vivere appieno il territorio e i suoi più autentici tratti distintivi, ecco qualche suggerimento dove alloggiare o pasteggiare.

Dove dormire:

  • Vione: Il Cavallino
  • Lozio: B&B alla Fontana
  • Cevo: Camping Pian della Regina

Dove mangiare:

  • Vione: Il cavallino (fraz. Canè)
  • Vezza d'Oglio: Trattoria Cavallino (fraz. Tu)
  • Cane: Trattoria Turnachè
  • Cerveno: Osteria Concarena
  • Angolo Terme: Duse
  • Lozio: Al Resù