A Design Miami, Utopia è un’invasione di forme organiche, morbide e colorate per ritrovare la sincronia fra città e natura durante la fiera di design più posh del mondo

Dal 5 all’11 dicembre prossimi seguiremo Design Miami da questa parte del pianeta con occhi curiosi e, forse, un po’ scettici visti i tempi grigi.

Eppure anche Miami quest’anno riflette sulla relazione fra uomo e natura e sceglie la macro installazione Utopia di Lara Bohinc per animare gli spazi urbani del Design District.

Abbiamo chiesto alla designer londinese di spiegarci il suo primo progetto pubblico, selezionato dalla commissione del nono Design District Award per animare il quartiere (e la fiera) più posh del mondo.

Cosa vedranno i visitatori durante Design Miami?

Lara Bohinc: “Utopia è un progetto composto da quattro installazioni di sedute e oggetti luminosi nel Miami Design District, più un intervento davanti all’entrata della mostra Design Miami.

L'installazione comprende anche 900 casette per gli uccelli che saranno sparse nel Design District. Sono pezzi dall'aspetto organico, ispirati all'idea di una cellula o di un uovo come inizio della vita.

I colori sono stati ispirati dall’architettura art deco di Miami, quindi ho utilizzato i toni gelato del lilla, azzurro cielo, verde pistacchio e rosa”.

Qual è il tema di Utopia?

Lara Bohinc: “Utopia esplora l’idea di come potrebbero apparire le città se vivessimo in sincronia con la natura. L’installazione stessa è stata ispirata dalla cupola Fly Eye di Buckminster Fuller, un’architettura iconica del Miami Design District che sembra un gigantesco organismo multicellulare. Da qui l’idea delle cellule che crescono, si gonfiano e prendono il controllo del distretto, oltre a vivere in armonia con gli edifici, gli alberi e gli uccelli circostanti”.

Lara Bohinc ha lavorato molto per Cartier e della sua esperienza conserva un certo gusto per le forme classiche delle avanguardie del Novecento. Corrette da una sensibilità ironica, che esagera le geometrie e le proporzioni.

Con Utopia affronta un tema difficile e inflazionato come la crisi ambientale, senza cedere agli umori grigi di una comprensibile austerity. Anzi. Ha inscenato un inno alla morbidezza delle curve avvolgenti con un lavoro su un archetipo naturale, femminile, abbondante e generativo.

La sostenibilità è un tema ricorrente nei suoi progetti?

Lara Bohinc: “Il rapporto con la natura è sicuramente un tema che torna costantemente nel mio lavoro. Utilizzo solo materiali naturali come pietra, legno, metallo, ceramica e vetro.

Non uso la plastica e cerco di evitare i materiali artificiali, quando possibile, perché penso che non siano né buoni per le persone né per l'ambiente.

Utopia è un’installazione è temporanea e durerà un anno, quindi aveva senso lavorare solo con un materiale naturale, sostenibile e riciclabile”.

Concretamente, quali sono le scelte sostenibili di Utopia?

Tutti gli oggetti sono realizzati in sughero, uno dei materiali più ecologici del pianeta. Gli alberi da sughero non hanno mai bisogno di essere abbattuti, la corteccia viene semplicemente raccolta e poi compressa in blocchi. Ogni albero può idealmente continuare a fornire sughero per anni e anni.

Le sedute, la scultura e i rifugi per gli uccelli sono stati lavorati da fresatrici robotizzate 5D, per poi essere rifinite e dipinte a mano. Le parti luminose dell’installazione sono alimentate da cellule fotovoltaiche e non è necessaria elettricità per farle funzionare.

Il sughero è un materiale naturalmente impermeabile, perfetto per questa installazione outdoor”.

Designer o artista: ha ancora senso questa distinzione?

Lara Bohinc: “Penso che un designer sia un artista che fa arte funzionale. Mi vedo come un mix di entrambi. Non mi descriverei mai solo come artista poiché sono orgogliosa di essere un designer. In un certo senso sento che un progettista dà di più: un'opera d'arte che puoi davvero utilizzare nella vita di tutti i giorni.

Si potrebbe anche dire che un artista fa domande e il designer risponde, ma penso anche che sia possibile che il design riesca ad assolvere entrambi i compiti in modo autonomo.

Utopia pone la domanda "Come sarebbero le città se vivessimo in sincronia con la natura?". La risposta è un’installazione con un background artistico che allo stesso tempo risponde anche al brief "fornire posti a sedere per i visitatori della zona".

In un certo senso penso che queste definizioni non siano più importanti. Ciò che conta è se il lavoro comunica con gli esseri umani oppure no, e se è godibile, se dà felicità”.