Per vincere la sfida del turismo nell’era della pandemia non bisogna negarla ma progettare la convivenza con essa in sicurezza. Mettendo davanti a tutto il tema della sostenibilità

*Barbara Marcotulli, service designer

È successo a Barcellona ma anche in Germania e in Olanda (dove li hanno chiamati Back to Live festivals): esperimenti per capire i rischi reali di trasmissione del Covid-19 negli assembramenti. La conditio sine qua non per una ripartenza degna di questo nome.

In entrambi i casi, si aggregano in un concerto gruppi di persone, tutte con test negativo, e poi si contano i contagiati. I risultati? Ottimi, visto che è risultata positiva solo una manciata di persone, una percentuale inferiore a quella di altre situazioni decisamente più frequenti e meno vietate.

Cos’hanno in comune questi test? Una visione che scende a patti con l’esistente per progettare il come” ripartire e smettere di porsi la domanda se sia il caso di farlo. A guidare questi esperimenti c’è un approccio progettuale centrato sull’utente, partecipato, iterativo, olistico, che crea, prototipa e testa, e ricomincia daccapo ogni volta che è necessario. Un processo di design.

È quello che tutti dovremmo seguire. Se escludiamo, infatti, la possibilità di chiudere per sempre, una scelta di questo tipo è sicuramente vincente: non porterà sempre necessariamente a risultati positivi, ma sicuramente sposta lo sguardo in avanti e setta il mood collettivo verso l’idea di ripartenza.

Una progettualità forte di questo tipo è necessaria anche per parlare di “riprogettazione in chiave sostenibile”.

La sostenibilità che ci serve, infatti, si nutre di ibridazione. Le esperienze di innovazione che funzionano sono accomunate dalla capacità di affrontare problemi complessi osservandoli da altri punti di vista, attivando reti collaborative, lasciando il posto a una creatività che mette laccento sulla capacità di interconnessione: come è accaduto negli esperimenti di cui parlavamo all’inizio.

Un’innovazione sostenibile non riguarda infatti solo le imprese e il loro rapporto con il mercato, ma è il risultato di un cambiamento nel modo di “progettare” lo sviluppo, in cui lattore politico, il “regolatore”, ha un ruolo strategico (gli esperimenti olandesi, spagnoli, tedeschi sono stati supportati dai governi locali).

È questa volontà di ibridazione l’ingrediente chiave per far ripartire il turismo, centrare obiettivi che non mirino semplicemente a una riorganizzazione “spaziale” dei flussi. Lo scopo deve essere la costruzione di spazi urbani di qualità, cioè incentrati sull’inclusione, sul senso di appartenenza, sul ridimensionamento della marginalità. Su una sostenibilità vera, insomma.

La velocità di adattamento, la preparazione e l’implementazione di strategie che considerino pragmaticamente la nuova realtà determineranno la competitività delle destinazioni e la loro capacità di sopravvivere e di ridefinirsi.

Abbiamo creduto che la soluzione potesse arrivare da leader carismatici e provvedimenti politici. Ma abbiamo predetto il futuro guardandoci allo specchio. A più di un anno dall’inizio della pandemia è invece chiaro il bisogno di una leadership che sappia identificare il cambiamento necessario, sia un grado di creare una visione per guidarlo e portarlo a terra insieme a tutte le parti interessate (e di farlo davvero: glassare certi processi definendoli ‘partecipati’ senza conoscerne il significato pieno è un trucco che non funziona più).

È il momento di riaccendere, rimettere a fuoco, riprogettare e reingegnerizzare la nostra industria turistica.

Ci serve un progetto, e capire cosa significhi davvero questa parola.

 

 

Nelle foto, The CityRadio, un progetto dal design vintage ma dall'anima tecnologica ideato da studio Pizzolorusso per Palomar, che permette di ascoltare in diretta la musica e le trasmissioni radio delle stazioni di 18 città del mondo. Il dispositivo portatile, dotato di app dedicata, regala un viaggio’ sonoro nel mondo attraverso le frequenze internazionali selezionate tramite i tasti magnetici che riportano i nomi delle località internazionali.