Come si racconta la memoria?
Marco Sammicheli: “Abbiamo con la tradizione un rapporto che oscilla fra protezione e distruzione; è un fardello e un grande amore.
La memoria si racconta nel momento in cui riesci a riconoscere che un ricordo personale è patrimonio collettivo. L’intuizione del passaggio dal personale all’universale.
Ciò che è esposto nel museo è nato in uno studio di design in cui qualcuno si è chiesto: come assecondo quel comportamento?
Quindi l’esperienza del singolo diventa l'esperienza di tutti. Eppure il moderno, la meraviglia del cambiamento è la normalità di Milano, un fiume carsico che ha inciso la sua cultura profondamente”.
Qual è il suo il suo obiettivo concreto come art director del Museo del Design della Triennale?
Marco Sammicheli: “Trasferire conoscenza e rinunciare a qualcosa per sintetizzare un messaggio che il pubblico possa comprendere.
Per quel che mi riguarda si tratta di capire che ciò che esiste nelle pagine di un libro non può nella sua integrità esistere in un museo. Lo schizzo, lo stampo, il prototipo, l'oggetto finito, il packaging: questa catena del valore a mio avviso crea un grande ingombro cognitivo a un pubblico che non ha tutti gli strumenti.
Io rinuncio a alcune di queste tappe e gli dico: porta con te alcuni paragrafi di questa storia. Voglio garantire al visitatore un'educazione alla qualità ergonomica, estetica, culturale. Una qualità che si riverbera in tutta una serie di dettagli che si possono imparare a riconoscere visitando il Museo”.